Una ballata del mare salato: come nasce una leggenda
Una ballata del mare salato, è la prima avventura (170 pagine) in cui appare il personaggio di Corto Maltese, creato dal celebre disegnatore Hugo Pratt (Rimini 1927-Svizzera 1995).
Venne pubblicata nel mensile italiano “ Sergente Kirk” dal ’67 al ’69. La sua traduzione in francese fu pubblicata da Casterman nel 1975, seguita da numerose riedizioni.
Hugo Pratt ne ha fatto una leggenda, riuscendo a riprodurre l’immagine ideale della vita di un avventuriero che non aveva niente a che fare con la dura realtà.
Cercare di ripercorre le varie tappe di questa creazione in quest’articolo, sarebbe fuori luogo.
Mi limiterò a raccontare, pertanto, solo alcuni momenti salienti.
Traduzione di Emanuela Ciocchetti dell'articolo La technique narrative de La Ballade de la mer salée d’Hugo Pratt di Jacques Tcharny pubblicato su Wukali su CaffèBook ( caffebook .it) |
Pratt ebbe la fortuna di trascorrere l’infanzia a Venezia, in un ambiente cosmopolita, prima di partire con i genitori per l’Africa (suo padre era un militare in servizio durante la colonizzazione italiana dell’Abissinia, l’attuale Etiopia).
Tornato in Italia nel 1943, dopo due anni iniziò la carriera di disegnatore.
In seguito, su richiesta di un editore, partì per l’Argentina.
Dopo vari spostamenti, farà ritorno in Italia sono nel ‘62.
Nel giugno del ’67, Florenzo Vivaldi iniziò a pubblicare una nuova rivista “Sergente Kirk”, su cui sarà pubblicata una storia destinata a rivoluzionare il mondo del fumetto: “Una ballata del mare salato”…. Nel 1976, Pratt divenne membro della loggia massonica “Ermete Trismegisto”, a Venezia.
All’inizio, Corto Maltese era solo un personaggio secondario.
In seguito, questo personaggio dominerà tutte le opere del disegnatore che fece del marinaio maltese una vera e propria personificazione di se stesso, o meglio, di quello che avrebbe voluto essere.
Gli conferì il suo sguardo sulle persone che lo circondavano, uno sguardo non sempre tenero ma ogni volta obiettivo e lucido, come pure il suo giudizio su coloro che incrociavano il cammino di questo giovane di bell'aspetto e con il piercing all'orecchio.
Fiction e mito hanno superato lo stesso creatore.
L’evoluzione di Corto, un comune e volgare incrocio di pirata, privo di levatura sociale ma di gran cuore, è strabiliante: diventerà l’immagine della perfezione umana e un posato filosofo…
Chi non avrebbe sognato di esserne il creatore?
Ma torniamo a “Una ballata del male salato” e al 1967.
Fino ad allora, il fumetto era considerato come passatempo per bambinoni e perenni adolescenti, al massimo tollerato dagli adulti, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Tintin.
Leggere fumetti a 19 anni, significava essere considerati degli sciocchi, oggetto di biasimo e incapaci di passare all'età adulta; la psicanalisi freudiana aveva ancora il suo peso…
Ai giorni nostri è difficile da concepire, ma quest’affermazione non è affatto esagerata.
“ E poi venne Pratt... ” scrisse un celebre autore, nel ‘73, sul quotidiano France-Soir.
Fu una rivelazione: lo stile di narrazione di Pratt era sconosciuto, l’uso di sfumature bianche e nere inedito, l’introduzione del sogno ad occhi aperti una novità.
Onestamente, penso che ci fosse qualcosa nell'aria in quel periodo: una certa insoddisfazione del lettore medio, condivisa anche da quello più colto, che richiedeva una nuova ricerca di stile da parte dei disegnatori, una nuova tecnica d’impaginazione e nuovi sfondi storici.
Il genio di Pratt catalizzò il tutto e il risultato fu “Una ballata del mare salato”.
L’unico cambiamento paragonabile si verificò nel cinema con il film “Un uomo, una donna” del 1966 di Claude Lellouche.
Da allora, le tecniche di ripresa cinematografiche non furono mai più le stesse.
Similmente, anche il fumetto non fu mai più raccontato e disegnato come prima.
Ogni lettore se ne rese conto e ne prese coscienza inaspettatamente:
i fan si riunirono e crearono, senza nemmeno rendersene conto, piccoli gruppi di pressione che finirono per influenzare gli editori e farsi rispettare come “adulti”… Tra i genitori si verificò un’inversione di tendenza e si misero a leggere Pratt: il clamore, le discussioni, gli schiamazzi generati intorno all’albo a fumetti erano stati tali che vollero saperne di più.
Fu la prima volta che il fumetto ottenne visibilità presso il grande pubblico e, sebbene ancora in gestazione, sarà elevato al rango di nona arte.
Possiamo immaginare quanto l’autore ne fosse orgoglioso.
Per prima cosa gli editori capirono che, d’ora in poi, potevano pubblicare album che superavano le cinquanta pagine. Ma qual è il valore intrinseco di quest’opera, di questo “ romanzo a fumetti”?
Come per altri disegnatori, l’influenza letteraria di Stevenson è evidente, (L’isola del tesoro), e anche quella di Joseph Conrad (Lord Jim).
Quella del cinema poi salta subito all’occhio: Pratt fu particolarmente ricettivo verso “Gli ammutinati del Bounty” di Frank Lloyd, con Clark Gable, del 1935, la “La strega rossa” di Ludwig, con John Wayne, del 1948, da cui trae l’immagine di un uomo legato a braccia aperte su una zattera alla deriva, proprio come il nostro marinaio maltese nel romanzo, e “Lord Jim” di Richard Brooks, con Peter O’Toole, del 1965.
Traduzione di Emanuela Ciocchetti dell'articolo La technique narrative de La Ballade de la mer salée d’Hugo Pratt di Jacques Tcharny pubblicato su Wukali su CaffèBook ( caffebook .it) |
La storia si svolge nel Pacifico, in Melanesia, dal novembre 1913 al gennaio 1915.
Nel periodo in cui imperversava la pirateria, all’inizio della Prima Guerra mondiale, sullo sfondo di incontri incredibili con gli autoctoni, personaggi dal temperamento opposto si affrontano durante una deriva che li porterà da un’isola all’altra…fino a quella in cui vive il Monaco, capo incontrastato di tutti i pirati: Escondida, un posto dimenticato da Dio.
La lunga serie di personaggi comprende Rasputine, l’assassino russo pazzoide, Corto Maltese, il marinaio che scopre la potere del suo destino, Pandora e Cain Groovesnore, figli di miliardari intelligenti e snob, che si apriranno poco a poco al mondo reale, Christian Slütter, tenente di vascello tedesco che, avvilito, si sporca di una pirateria immonda fino a provare disgusto per se stesso, Tarao e Cranio, due indigeni che si riveleranno di una perspicacia e intelligenza temibili…
Fatalità? Necessità? No, chiaramente pura volontà dell’autore.
Pratt gioca con i suoi personaggi come se fossero marionette, alternando duro e semplice realismo, umorismo sarcastico, esacerbazione dei personaggi, piroette disegnate e linguistiche, su uno sfondo decisamente romanzesco, temperato dall’atmosfera dei mari del sud, ricco di espressioni utilizzate nel senso in cui intendevano Joseph Conrad, e altri scrittori del suo genere, negli anni tra il 1880 e il 1930.
Ad ogni modo, la straordinarietà dell’artista rimane nella sua tecnica narrativa, frutto di un’invenzione collaterale all’espansione di massa del fumetto.
Pratt spinge al parossismo la sua capacità di utilizzare la concordanza tra bianco e nero.
Basta guardare le pagine 27, 31,32,33 ( versione dell'autore, in altre da pag 43) all’inizio della storia per rendersene conto. L’incredibile "maelstrom" ( la lunga onda nel fumetto, disegnata con un vortice) dell’ultima vignetta di pagina 31 ne è una perentoria dimostrazione.
Una sorta di soffio infernale spazza via gli elementi in cui gli esseri umani, come minuscoli fuscelli di paglia gettati ai quattro venti, sono le vittime espiatorie, quanto necessarie, del buon svolgimento della trama, il cui scenario risulta sapientemente padroneggiato dall'autore.
La pagina appare decisamente delirante: non si riesce più a capire se lo sfondo sia bianco con sfumature nere, allo scopo di creare il disegno, o sia il contrario! All'occhio umano occorre un lasso di tempo per integrare tutto ciò che vede, poiché un minimo sviluppo del nero dà nuova forza al fumetto, grazie alla sua efficacia descrittiva.
Un osservatore imparziale ne è sopraffatto e strabiliato: non ha mai visto niente di simile.
Diviene uno spettatore e si lascia incantare, trascinato dalla poetica dell’autore e dalla sua ricerca di efficacia narrativa.
Pratt raffina i suoi disegni, conferendo al minimo dettaglio una verità intrinseca e potente fino ad allora sconosciuta nel mondo del fumetto.
Le peripezie si succedono, intervallate da brevi attimi di calma e serenità in cui il lettore, sbalordito, diventa testimone di questo delirio di immagini, una più convincente dell’altra.
Con “Una ballata sul mare salato”, Pratt inventa il romanzo a fumetti (o romanzo a immagini) e il fumetto per adulti, o almeno quello che intendiamo come tale.
La storia non manca d’umorismo: la pagina 77, dove vediamo Corto precipitarsi nella capanna di Rasputine e distruggere tutto, ne è “un’immagine vibrante”.
Ovviamente il mio obiettivo non è riassumere le 170 pagine del romanzo a fumetti, ma incoraggiare il lettore a leggere quest’opera e ammirarla nella sua impareggiabilità, un’autentica aliena nel mondo dei fumetti.
Ultimo dettaglio, ma non per importanza: squali e gabbiani sono onnipresenti in questa storia. L’origine del fascino che i primi esercitano su Pratt è da ricercarsi nelle sue influenze cinematografiche; per i secondi, risiede nell’aver vissuto a Lido di Venezia.
Su un’estremità dell’isola, in fondo al minuscolo paese di Malamocco, se ricordo bene, troviamo un edificio moderno di cinque piani (l’ho visto con i miei occhi).
La costruzione è molto stretta, con un solo appartamento per piano, costruita sull’acqua, in mezzo allo stridio assordante di centinaia di gabbiani…
Non è facile immaginarsi il finale di quest’avventura, ma la presenza del marinaio maltese che, tra lo scherno generale, si pone in difesa di due adolescenti (Pandora e Cain Groovesnore) ci rassicura e svolge il filo di Arianna dello scenario proposto da Hugo Pratt, l’uomo che ha regalato il pedigree alla nona Arte…
Articolo di Jacques Tcharny
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