L’esploratore celeste che cambiò la visione dell’universo

È ovvio che la scienza attuale supera per conoscenza la scienza e la tecnica del passato.

Tuttavia la differenza non è soltanto quantitativa ma soprattutto qualitativa. La scienza moderna si serve di un metodo innovativo per approdare alla conoscenza. Prendiamo in considerazione la fisica. Come funzionava la fisica nel medioevo?

Era legata alla cosmologia, cioè alla visione dell’universo:

al centro è posta la Terra (immobile e fissa) e attorno ad essa ruotano i pianeti e le stelle. Ogni spiegazione trovava il suo fondamento non in leggi di ordine fisico - scientifico ma nell’ordine voluto e determinato da un essere supremo e spirituale.

Anche gli uomini antichi si ponevano domande come ce le poniamo noi, ma rispondevano in modo approssimativo e diverso. Per esempio: perché il fuoco sale verso l’alto?

La scienza moderna spiega che durante la combustione si liberano gas (come l’idrogeno) più leggeri dell’aria.

La scienza dell’antichità invece, dichiarava che il fuoco aspira a ricongiungersi con l’elemento di cui è formato, cioè con la sfera del fuoco situata al di fuori della sfera terrestre.

 

Galileo Galilei e il canocchiale

Articolo L’esploratore celeste che cambiò la visione dell’universo di Sara Maria Rosaria Acireale (su caffebook .it)

 

Con Leonardo si affermò il concetto che scienza e tecnica sono strettamente collegate. Da questo momento in poi si incominciò a parlare di scienza in senso nuovo e moderno. All’accettazione passiva dei principi teorici si sostituì un atteggiamento di verifica e controllo sperimentale. In questa ottica si inserì la figura di Galileo Galilei.

La grande avventura di Galileo (genio dell’astronomia, della fisica e della meccanica) cominciò a Pisa dove vide la luce il 15 febbraio 1564.

All’età di 25 anni era già professore universitario, aveva inventato la bilancia idrostatica e scoperto l’isocronia del pendolo.

A 28 anni fu chiamato a Padova come docente di matematica.

L'universo di allora era ancora quello di Aristotele e di Tolomeo che vede la terra al centro del mondo e attorno ad essa si muovono il Sole, la Luna, i pianeti e tutti gli altri corpi celesti. Galilei nutriva dei dubbi ma non aveva ancora prove concrete.

Le prove le ebbe alzando gli occhi al cielo.

Rivolse il suo cannocchiale al cielo di Padova e questo gesto costituì… l’inizio di un nuovo modo di pensare, di una vera e propria “rivoluzione”.

 

Galileo Galilei una nuova visione dell'universo

Galileo Galilei ebbe una nuova visione dell'universo

Vide che la Via Lattea (cantata dai poeti) è composta di agglomerati di piccolissime stelle. Puntò il cannocchiale sulla Luna e gli si rivelò un mondo simile al nostro con monti, vallate e pianure. Notò delle aree oscure e pensò che forse erano mari o oceani. Già prima di lui, Copernico aveva dubitato del dogma di Tolomeo e di Aristotele. Il suo nuovo mondo metteva il Sole al centro delle rivoluzioni di tutti i pianeti. Anche della Terra.

Con trepidazione, l’esploratore del cielo poté concludere che Copernico aveva ragione e la Terra non era l’unico centro di tutti i moti celesti.

Agli inizi del 1610 la scoperta era fantastica: ci sono 4 satelliti che si muovono attorno a Giove, come la Luna si muove attorno alla Terra.

Contrariamente alla teoria di Aristotele e di Tolomeo, esiste un altro centro di moto e cioè Giove. Nello stesso anno scoprì le fasi di Venere. Finalmente Galileo poteva dimostrare al mondo che la teoria copernicana era valida, essendo fornito di prove.

Vide anche la stella di Saturno. Mancava ancora la scoperta delle fasi di Venere, che Galileo farà alla fine del 1610.

Se osserviamo il cielo in una bella giornata di sole si ha l’impressione che esso sia un’enorme cupola celeste che sovrasta la terra ma è una pura illusione. La Terra, infatti, è soltanto un minuscolo corpo sferico circondato di aria (atmosfera) che diffondendo le radiazioni solari appare di colore azzurro. Gli astronomi chiamano sfera celeste questa sfera immaginaria. La Terra compie la sua rotazione intorno ad una retta immaginaria che viene chiamata “asse terrestre"

Il nostro esploratore celeste segnò l’inizio di un nuovo metodo (chiamato sperimentale)
il cui perno principale è rappresentato dall’uso della matematica.

Non c’è verità naturale che non passi attraverso le matematiche dimostrazioni". Questa era la sua massima.

Per Galileo fu il trionfo, ma anche l'inizio della sua rovina. Cominciarono le polemiche, le accuse e le invidie. Gli avversari si moltiplicarono, diventarono più numerosi delle stelle che il grande astronomo scoprì col suo cannocchiale. Lo trascinarono nelle interpretazioni delle Sacre Scritture, venne coinvolto in due dolorosi processi perché si era permesso di sconvolgere il mondo dei corpi celesti immutabili e immacolati.

Il 12 aprile del 1633 il tribunale dell’Inquisizione incominciò il processo per eresia contro Galileo Galilei colpevole di sostenere la teoria eliocentrica di Copernico.

Lo costrinsero ad abiurare e a quel momento, prima di uscire dal tribunale, gli fu attribuita la famosa frase: “Eppur si muove” che avrebbe pronunciato riferendosi al nostro pianeta e forse anche a una visione dell'universo che era comunque cambiata.

Furono molte le resistenze dell’epoca e ciò è comprensibile perché questa teoria rivoluzionaria distruggeva certezze secolari, metteva in discussione tutte le teorie dell’epoca.

Avvenne allora ciò che avverrebbe ai nostri giorni se si acquisisse la certezza che altri esseri abitano il sistema solare.

Articolo L’esploratore celeste che cambiò la visione dell’universo di Sara Maria Rosaria Acireale (su caffebook .it)