Parole, e non solo, tra i petali di un fiore. E se non fosse un linguaggio segreto?
Immaginate un mondo senza fiori, senza alberi o prati. Non sarebbe come vivere un’esistenza in bianco e in nero? Non solo, sarebbe perfino muta. Sì, muta.
I fiori parlano, hanno questo dono, per noi.
Affondano le loro radici in una tradizione antichissima che risale all’antico Egitto e si estende nel medioevo, arrivando fino ai giorni nostri. Ci accompagnano nella vita, si sostituiscono alle nostre chiacchiere.
Pensiamo solo a quante esperienze si sono susseguite nel cammino della nostra esistenza che rimandano a un fiore: le nascite, una profusione di orchidee… Le dichiarazioni d’amore, esplosioni di rose rosse… Le cerimonie nuziali, un boom di colori e assortimenti vari… I lutti, un corollario di crisantemi e garofani… Compleanni… E la festa della donna, viva la mimosa… E la festa della mamma, azalee, margherite, girasoli… Il Natale, come sarebbe senza il rosso rubino della sua Stella…
Ogni istante della nostra vita è caratterizzato da un messaggio che non ci accorgiamo di esprimere se non attraverso il simbolico riferimento a un fiore.
Si tratta di un linguaggio accurato e molto preciso, raffinato e intrinseco di valori.
Sono molti i libri in cui si cerca di raccogliere e catalogare il significato dei fiori ma, a parer mio, impossibile. Ogni popolo porta con sé un bagaglio di tradizioni e di cultura differente dagli altri.
Ciò che ha un determinato significato in Italia, in Giappone ne avrà un altro e così in Svezia o in qualsiasi altra parte del mondo (a parte rare eccezioni come l’universale significato della rosa rossa). Una buona guida è Il grande libro del linguaggio dei fiori – di Sheila Pickles.
Importante è anche il contesto: nel teatro, per esempio, l’attore che tiene tra le labbra un fiore bianco si avvarrà della collaborazione del dio del silenzio. Gli antichi romani utilizzavano il biancospino per scacciare il malocchio e la sfortuna e lo utilizzavano per adornare le culle dei neonati.
In occidente il crisantemo è associato alla perdita di una persona cara e accompagna i funerali, in oriente, invece, rappresenta la pace, la gioia, la vitalità ed è spesso utilizzato nei matrimoni.
In Inghilterra, luogo in cui il linguaggio dei fiori assunse molta importanza (sugli scrittoi delle signore dell’alta società era facile trovare un libriccino contenente il significato di ciascuna specie), la calla divenne il simbolo dell’epoca Liberty conosciuta anche come Stile Floreale.
Con il boom dell’industrializzazione si sentì necessario apportare quegli abbellimenti che avrebbero conferito più smalto ai prodotti rendendoli così meno banali, incoraggiando le persone all’acquisto. Si crea dunque un vero linguaggio estetico, ispirato all’eleganza dei fiori, alla loro sensualità in un ambiente del tutto nuovo ma mai così versatile.
Le prospettive di lavorazione cambiano radicalmente: lavorare il ferro diventa un’arte così come ci insegna l’elegante ingresso alla metropolitana di Parigi dell’architetto Hector Guimard, mentre il semplice vetro diventa la tavolozza di un artista su cui liberare la fantasia, dove intrecci floreali si sposano con bellissimi e coloratissimi uccelli del paradiso e corpi di donna provenienti dallo stile preraffaellita.
Si pensi solo al successo delle lampade Tiffany, tuttora in voga e ricercatissime. Così come l’architettura: Milano, la mia città, è piena di palazzi Liberty, come casa Galimberti in Porta Venezia o l’acquario civico.
Parlo perciò di una completa sostituzione non solo della parola ma anche del modo in cui vogliamo vedere le cose che ci circondano.
Siamo dunque tutti certi che i fiori rendono la vita più bella, conferiscono all’ambiente in cui viviamo un tocco di eleganza e allegria che oggi, assolutamente, non guasta. Siamo altresì consapevoli del bello che ci abbraccia e che si tramanda, pur trasformandosi, fin dagli albori.
Non è quindi azzardato affermare che quello che sembrava essere un linguaggio esclusivo, forse, alla fine non è così segreto.
(foto da wikimedia.org Iperico fiore e pixabay.com/static photo smile)