Se incontri il Buddha per la strada uccidilo.

Se incontri il Buddha per la strada uccidilo è il titolo del saggio di Sheldon B.Koop, pubblicato per la prima volta nel 1972, che sarà lo spunto per alcune riflessioni.

Il titolo è provocatorio, non si inneggia a nessun tipo di violenza in questo libro. Ma qualcosa effettivamente andrebbe eliminato secondo l’autore, e anche secondo me.

 

Ciò che va smantellato è la nostra idea che esista una guida, un guru, un maestro davvero più grande di noi e davvero depositario di conoscenze inaccessibili.

La tendenza a delegare all’esterno la responsabilità della conoscenza e la ricerca di una guida spirituale è da sempre presente nell’uomo.

Non sarebbero nati altrimenti i vari culti con i loro sacerdoti, non sarebbero stati scritti i libri considerati sacri perché portatori di una parola che in pochi possono cogliere e vivere in pieno. Da qui l’esigenza che qualcuno traduca per noi quel verbo e, in poche parole, ci guidi a una Verità superiore.

L’uomo moderno ha abbandonato quasi tutti i Credo degli antenati ma, senza rendersene conto, li ha sostituiti. Nuove credenze, nuove religioni con i loro funzionari si fanno avanti.

In questo senso, anche la psicoterapia con il suo sacerdote, lo psicoterapeuta, diventa una sorta di attività sacra in cui un discepolo tenta di imparare qualcosa dal maestro. Solo che, in questo caso, la perversione è ancora più subdola, perché la materia sulla quale il discepolo tenta di imparare è se stesso.

Sono assolutamente a favore della psicoterapia, ma non quando si pone come depositaria di verità sulla persona. Lo psicoterapeuta dovrebbe accompagnare il cliente e non farsi guida, dovrebbe essere un supporto verso la scoperta della potenzialità che si nascondono nella persona. Dovrebbe aiutarci a capire che non siamo malati e che, in definitiva, non abbiamo bisogno di lui.

Ma in fondo è questo il fine ultimo di ogni percorso. L’uomo tenta attraverso le religioni, la filosofia, la psicologia e la conoscenza di rispondere a domande sulla Vita che egli stesso ha posto, e che la Vita non pone.

Indaga le presunte leggi che muovono le nostre esistenze, giungendo talvolta a scoperte che gli danno l’illusione della Verità. Allora diverrà il maestro di qualcuno che vorrà apprenderle. Queste nuove leggi saranno prese come il punto di arrivo.

Si giungerà anche a lottare per loro, ad uccidere.

Fino a quando non si scoprirà che la Verità risiede anche da altre parti, ci sarà confusione e smarrimento. Ma niente paura, presto giungerà qualcuno che penserà di detenere quel sapere ultimo e tutti si accoderanno a lui, o a loro, per sapere.

Perché l’uomo confonde spesso il suo processo di apprendimento con la conoscenza stessa.

Cosa accadrebbe se ci rendessimo conto che non esiste una Verità ultima e che tutte le conoscenze di cui necessitiamo sono già in nostro possesso da sempre?

Cosa succederebbe se smettessimo di ricercare il significato di ogni singolo evento che ha incrociato la nostra esistenza?

Cosa accadrebbe se fossimo disposti ad ammettere che non esiste nessun maestro, nessun essere umano migliore o peggiore di noi, e che anche il più illuminato è soggetto a debolezze e a momenti di difficoltà?

Se fossimo davvero tutti pellegrini che possono semplicemente aiutarsi vicendevolmente?

Sono domande e provocazioni che pongo per prima a me stessa.

Uccidere il Buddha per la strada significa

eliminare l’idea che qualcuno all’infuori di noi sia depositario di qualcosa che non conosciamo, ma anche uccidere la certezza che quella che ci viene insegnata dal guru di turno sia la Verità sulla quale sedersi per sempre.

L’assunzione totale di responsabilità e l’arresto di ogni ricerca di significato ci pongono davanti a uno scenario di solitudine, e alla morte. E questo è ciò che temiamo di più, oltre ad essere la prospettiva che dovremmo accettare.

L’assunzione di responsabilità è l’elemento che manca di più all’uomo moderno che si vive come un eterno bambino desideroso di cure, coccole e gratificazioni.

Gli altri essere umani, anche i più sapienti, mai potranno sollevarci dalla solitudine che ci accompagna. Piuttosto, qualcosa di buono può venire da considerare i nostri simili come compagni di un breve tratto di viaggio, pellegrini come noi in questa terra.

Creature che possono camminare al nostro fianco, ma mai sostituirsi a noi.

Consiglio la lettura di questo saggio, di cui io ho dato solo un minimo assaggio, che rimane a distanza di tempo una riflessione valida sul non senso della Vita.

 

 

 

Sheldon B. Koop Se incontri il Buddha per la strada uccidilo

Casa Editrice Astrolabio.