Ich bin Jan

Dove sono finite le anime belle che difendono la libertà e la democrazia ad ogni piè sospinto? E le centinaia di migliaia di matite, alzate al grido di “Je suis Charlie” che fine hanno fatto? E la libertà di satira che tutti i radical chic della domenica difendevano?

 

 

Spariti, introvabili. Non se ne trova uno a pagarlo.

L’immagine della Cancelliera tedesca, che imbarazzata annunciava la sua decisione di far processare, in Germania, un comico di nemmeno eccelso valore, Jan Boehmermann per vilipendio a un capo di stato estero, è l’immagine dell’Europa che ha fatto del consiglio di Montanelli “turarsi il naso” e andare avanti, il proprio motto.

Un capo di stato da repubblica delle banane, un piccolo despota che esiste solo perché serve ai nostri interessi, si è preso il lusso di ordinare alla potente Cancelliera tedesca di processare un suo cittadino, un cittadino tedesco, perché si e sentito offeso dalla sua nemmeno tanto esilarante parodia.

E la potente Cancelliera tedesca ha obbedito. Quella stessa Cancelliera che ha battuto i pugni sul tavolo perché si affamasse la Grecia. Che ha ingaggiato, in nome degli interessi tedeschi, una lotta contro il capo della potente banca centrale europea.

Quella stessa Cancelliera, con il suo voto decisivo, ha chinato il capo e ha obbedito al piccolo tiranno perché, in questo momento, gli serve.

Qualcuno potrebbe pensare che è una mia fissazione, ma non è così. È grazie alle anime belle, a quelli che vivono di certezze e che al mattino si svegliano, desiderosi di sapere se l’ultimo guru ha lanciato l’ultimo hastag, che altrimenti non sanno su chi o su cosa dirigere il loro “impegno”, è grazie a loro se queste cose possono accadere e accadono.

Il Presidente della Repubblica Francese era crollato nel gradimento dei suoi concittadini, al livello più basso nella storia della repubblica francese.

E poi il colpo di fortuna: l’attentato del Charlie Hebdo. E subito il colpo di genio. In un sistema nel quale per organizzare un G7 o un G8, un G20 ci vogliono mesi, lui, in meno di quarantottore riesce a raccogliere un centinaio di Capi di Stato che marciano, insieme a lui, contro il terrorismo.

Un vero capolavoro politico. Di colpo, nemmeno una settimana dopo, il suo gradimento risale e oggi è uno Statista, mentre non più di un anno fa le sue foto su motorino e con il casco sottobraccio e le storie della sua tresca inondavano la stampa francese e non solo.

A quella grande manifestazione il Presidente degli Stati Uniti non partecipò. Perché gli americani hanno una lunga tradizione in fatto di pubblicità, la sanno usare, ne conoscono perfettamente i meccanismi e su quella hanno costruito molta parte della loro fortuna.

Quella pacchiana e ipocrita parata di Capi di Stato fu possibile perché, alle loro spalle, c’era la massa, la gente, il popolo con le sue matite alzate.

Mobilitato e galvanizzato da centinaia, migliaia di anime belle che protestavano, s’indignavano e sbandieravano il loro innato amore per la libertà di stampa, la libertà di satira, per la democrazia.

Il povero Jean è rimasto solo. Le matite di Charlie sono finite nella spazzatura.

E le anime belle hanno già manifestato per la libertà di satira:

            non si fanno repliche.

Sono in attesa del nuovo hastag. È assolutamente d’obbligo un commosso, doveroso pensiero alla memoria del giornalismo, della libertà di stampa e della libertà di satira.

Ja, ich bin Jean”.

 

 

(foto da Youtube, pixabay, pt.rfi.fr)