Libri e musica: un connubio magico.
Quanti autori di romanzi sono stati ispirati dalle note di una melodia o dalle parole poetiche di una canzone? Credo che sarebbe difficile contarli.
Però a volte la magia funziona anche al contrario, e un romanzo particolarmente coinvolgente, ricco di emozioni e, diciamolo, molto inquietante, può ispirare anche musicisti quotati. O forse non è successo.
Il mistero resta per “Pet Sematary”: horror sublime e spaventoso del maestro Stephen King, ma anche titolo di una canzone dei Ramones.
Il romanzo usciva nel 1983, mentre il testo musicale vedeva la luce nel 1989, scritto da Dee Dee Ramone e Daniel Rey.
E su queste date inizia il dibattito.
C’è chi dice che in origine questa canzone fosse stata scritta come colonna sonora del film appunto tratto dal romanzo di Stephen King, e c’è chi dice che il testo musicale esistesse già prima del romanzo e che King stesso, grande fan della band newyorchese, si fosse successivamente ispirato alle parole dei Ramones per la stesura del proprio romanzo.
Non sapremo mai come stiano veramente le cose, quel che è certo è che la canzone è stata inclusa nella soundtrack del film “Pet Sematary”, ma in seguito il bel testo ritmato e coinvolgente ha vissuto una propria storia parallela, tramutandosi in una delle maggiori hit del gruppo americano.
I Ramones non hanno mai prodotto hit radiofoniche che lasciassero il segno, ma questa canzone, forse per via del contenuto e della vicinanza al romanzo di King, ma anche per il video inquietante in cui la band suona (da viva) in un cimitero mentre nelle scene precedenti i musicisti appaiono sottoforma di fantasmi.
Forse nella canzone ci sono contenuti ironici, e allusioni al fatto che la band venisse data per spacciata visti i mutati interessi musicali di Dee Dee Ramone.
Resta il fatto che il gruppo non è morto, è anzi risorto dalle proprie ceneri (come i personaggi del Pet Sematary di King) e ha infilato il successo internazionale, eseguito dal vivo, in tutti i concerti che i Ramones hanno tenuto nel decennio degli anni novanta.
Tornando ora alla discussione su chi abbia la paternità indiscussa del testo, ci sono in effetti alcuni brani del pezzo che ricalcano fedelmente interi passaggi del libro. Questo per esempio: “Follow Victor to the sacred place, This ain't a dream, I can't escape”. Ma anche:
“I don't wanna be buried in a Pet Sematary, I don't want to live my life again”.
Gli anni d’uscita e le descrizioni così precise contenute nella canzone, direi quasi cinematografiche, ci portano a presumere che davvero il testo della canzone sia venuto dopo, a seguito della lettura del romanzo. Anzi c’è chi sostiene che nel romanzo ci sarebbe addirittura una base autobiografica (King ha vissuto nel Maine per un periodo, in una casa vicina a una strada molto trafficata. La strada aveva ucciso parecchi animali domestici, per questo i cittadini avevano creato un cimitero degli animali. Un gatto della figlia di King sarebbe stato investito e seppellito in questo cimitero. E addirittura il figlio di King avrebbe rischiato grosso).
Tuttavia non bisogna dimenticare che Stephen King è appassionato di musica rock, al punto da fondare, con altri autori e giornalisti, una band dall’ironico nome di Rock Bottom Remainders.
Come escludere quindi a priori la possibilità che la canzone evocativa e cupa dei Ramones possa aver ispirato uno degli horror più spaventosi di King, quello di cui l’autore stesso diceva che forse aveva esagerato?
Credo che ognuno di noi possa scegliere l’ipotesi che più gli aggrada. Quel che è certo è che le due opere sono strettamente legate e che le atmosfere si ripetono identiche nel romanzo come nella canzone. Quindi godiamocele entrambe appieno, ringraziando per questi due frammenti d’arte da inserire nel nostro personale mosaico.
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