Eve Curie: una famiglia col vizio del Nobel

Tutti conoscono Marie Curie, due volte premio Nobel:

vinse il primo in fisica nel 1903 assieme al marito Pierre e ad Henri Becquerel, il secondo da sola in chimica nel 1911.

Marie e Pierre ebbero due figlie, Irene ed Eve.

La maggiore conquisterà a sua volta il Nobel in chimica nel 1935 assieme al marito Frederic Joliot.

La minore non manifestò interesse per le materie scientifiche e si laureò in scienze e filosofia, dedicandosi allo studio del pianoforte in cui divenne piuttosto abile: nel 1925 tenne concerti a Parigi e in Belgio.

Dopo un anno l'attività di concertista viene però accantonata e frequenta i più famosi artisti di Parigi stringendo amicizia con la scrittrice Colette, il pianista Arthur Rubinstein e il drammaturgo Henri Bernstein.

Nel 1934 muore la madre e una casa editrice le chiede di scriverne la biografia che uscirà nel 1937 in trenta lingue, traendo grande notorietà e il premio “The American National Award for non fiction books”.

Nel 1939 tiene una serie di conferenze negli Stati Uniti sulla vita della genitrice che le porteranno ulteriore popolarità e la nascita di una solida amicizia con Eleanor Roosevelt che aveva conosciuto giovanissima in occasione di un viaggio con la celebre mamma.

 

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Eve Curie viene nominata direttore della divisione femminile del Commissariato delle informazioni dal ministro francese Giradoux. 

L'occupazione della Francia da parte di Hitler nel 1940 costringe però molti politici e intellettuali a lasciare la nazione.

Eve lo fa a giugno, a bordo di un cargo inglese, giungendo in Gran Bretagna assieme a milletrecento concittadini.

A Londra si unisce al Comitato di sostegno dell'organizzazione Francia Libera fondato dal generale De Gaulle.

Interviene a Radio Londra e svolge una tournée di propaganda in America per chiedere il sostegno della nazione alle democrazie europee contro la dittatura nazista.

Il governo francese reagisce revocandole la cittadinanza nel 1941 e trasformandola in un'apolide, una persona senza patria.

Eve Curie si trasferisce negli Stati Uniti dove si dedica al giornalismo:

non si limita a scrivere articoli denunciando le efferatezze naziste ma diviene corrispondente di guerra per l'Herald Tribune Syndicate.

Per cinque mesi viaggia in luoghi dove ci sono combattimenti: Libia, Russia, Cina, Birmania e India, dove conosce Gandhi e Nehru.

Pubblica il resoconto in un libro dal titolo “Journey among Warriors” che ottiene grande successo negli Stati Uniti e considerato da molti il miglior reportage di guerra fino a quel momento.

Siamo nel 1943 e i combattimenti in Europa stanno diventando sempre più drammatici.

La Curie rientra in Inghilterra e si iscrive al corpo volontari femminili che prestano servizio in Francia: da corrispondente che racconta la guerra si trova a parteciparvi in prima persona come autista di autoambulanze sul fronte italiano, ricevendo la Croce di Guerra.

Nel Eve Curie 1944 è caporedattore del quotidiano Paris-Press, di cui diviene direttrice fino al 1949.

Il cammino di Eve Curie non conosce respiro, toccando sempre nuovi territori.

  • Nel 1952 viene nominata consulente speciale del segretario generale della Nato in virtù dell'esperienza acquisita per il mondo.
  • Nel 1954 avviene una nuova svolta: a cinquant'anni la donna sposa Henry Richardson Labouisse, in precedenza ambasciatore statunitense in Francia e Grecia.
  • Per quattordici anni il consorte è presidente dell'UNICEF e Eve lo affianca, viaggiando con lui nei paesi in via di sviluppo portando avanti la causa dei bambini.

Nel 1965 il Premio Nobel per la Pace viene assegnato all'UNICEF consentendo a Eve di salire sul palco assieme al marito per ricevere il prestigioso riconoscimento.

 

Marie Curie

Dopo i genitori Pierre e Marie, la sorella Irene e il cognato Frederic, il matrimonio con Henry porta un Nobel anche a Eve.

Una famiglia davvero unica che ha sempre agito spronata dalla passione di capire, scoprire e sognare un pianeta migliore.

Una frase attribuita a Marie Curie recita:

«Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un mondo di fate».

Eve ha condotto con lo stesso spirito le battaglie per salvare la democrazia, condividendo col marito la missione dell’UNICEF per tentare di assicurare un futuro a tanti bambini che vivono in luoghi disagiati.

Forse con l'intenzione di permettere a quei bambini di diventare uomini e donne che guarderanno il mondo con la curiosità incantata di un grande scienziato.

Articolo Paola Iotti Eve Curie: una famiglia col vizio del Nobel