Il caffè, tutte le leggende

Nella storia del caffè accanto ai fatti realmente accaduti si sono intrecciate leggende e aneddoti particolari che hanno dato a questa bevanda anche il fascino del mistero.

La Coffea arabica è la specie più apprezzata nella realizzazione delle miscele di caffè nel mondo e, a dispetto del nome, viene dall’Etiopia.

É nella regione di Kaffa che la più nota delle leggende fa risalire la scoperta, ma non lasciatevi ingannare dal nome, non è per questo che chiamiamo la bevanda caffè.

L'etimologia della parola caffè con cui la conosciamo, con piccole trasformazioni, in tutto il mondo deriva dall’arabo qahwah o qahwa poi trasformata dai turchi, inventori delle prime caffetterie, in “quahvè”.

Le leggende del caffè

La leggenda sul capraio etiope di nome Kaldi è notissima fra gli amanti del caffè.

 

racconta che la scoperta delle proprietà dei frutti fu fatta proprio da un capraio etiope, chiamato Kaldi.

Questi con un po’ di tempo a disposizione e un buon spirito di osservazione notò le vivaci reazioni delle sue capre quando ne mangiavano le bacche.

La leggenda di Kaldi prosegue dicendo che assaggiandole ne fu così entusiasmato da trarne l’ispirazione per scrivere delle poesie.

Un diversa versione ne dà invece il merito a dei monaci, che le apprezzarono perché aumentava la loro capacità nel protrarre le loro preghiere durante la notte.

La leggenda del caffè e dell’Arcangelo Gabriele

Restando in ambito mistico un’altra leggenda coinvolge un santo sufi yemenita il quale ricevette dall’Arcangelo Gabriele il dono della conoscenza delle prodigiose proprietà del caffè.

Alcuni autori hanno cercato nella preistoria le informazioni che riguardassero il consumo di caffè, ma l’assenza di strumenti che ne lasciassero ipotizzare l’uso o di dipinti e scritti specifici portarono le indagini a supposizioni per lo meno azzardate.

Si proposero possibili riferimenti nella Grecia classica e nella Bibbia.

Nel 1700, Georg Pascius o Pasch (1661-1707), lo volle scoprire nel primo libro di Samuele, Capitolo XVII, versetto 23, quando Abigail offre a David:

"duecento, pani, due pelli di vino, cinque montoni, cinque misure... chicchi tostati” forse il teologo tedesco collegò con eccessiva sicurezza il fatto che il caffè fosse tostato…

Pietro della Valle (1586-1652), autore romano nel suo libro dal titolo Viaggio in Turchia, la Persia e l'India, tenta di dimostrare che la bevanda chiamata da Omero nell'Odissea nepenthes e versata da Helena a Telemaco fosse caffè.

Evidentemente per lo scrittore il caffè fra i molti pregi aveva, come quella bevanda mitica, la capacità di far passare la tristezza.

Alle leggende con l’approssimarsi ai nostri tempi si sostituiscono aneddoti su fatti un po’ curiosi e non del tutto certi.

L’aumento del consumo di caffè agli inizi del 1600 ne fece nascere una molto interessante.

Sul caffè esisteva il monopolio yemenita che ne impediva la possibilità di coltivare altrove questa pianta. Il controllo era applicato con molta attenzione così sorsero storie incredibili sul come la pianta fosse alla fine stata coltivata anche altrove.

Una celebre leggenda racconta che Baba Budan, viaggiatore mussulmano, avesse sottratto quattordici semi per cominciare la sua piantagione sulla costa di Malabar in India.

Le leggende del caffè e il mondo delle favole arabe

Ci sono poi leggende che tradiscono una certa influenza del libro “Le mille e una notte” o forse una più moderna legata al web e alle sue “storie fai da te”.

Vale comunque raccontarla perché la storia, poco originale, è interessante e comunque la dice lunga sul come il caffè sia entrato nell’immaginario collettivo.

Questa leggenda sul caffè ha un’atmosfera araba.

Come dicevamo, e racconta di un giovane e bel guaritore di nome Ali, che lavorava nel vivace mercato di Gondar, in una regione dell'Africa orientale.

La vita del giovane procedeva tranquilla fino a quando un giorno vide la principessa Jasmine, la bellissima figlia del terribile Negus Neguesti, re dei re.

La giovane attraversava il mercato proprio dove il giovane guaritore lavorava.

Gli occhi di Ali e Jasmine si trovarono in un intenso scambio di sguardi, e immediatamente nacque un tenero sentimento d'amore.

Il romanticismo durò solo fino il re, non molto apprezzato per le sue doti umane, apprese che il buon Ali, magro, sgraziato e senza un soldo, era il pretendente che interessava alla figlia.

Il negus ordinò la cattura dello sfrontato e lo fece condurre nella foresta più lontana dove sarebbe stato abbandonato in un ambiente decisamente ostile.

Ali, abbattuto, capì che solo portando un regalo diverso e magnifico al Negus Neguesti (titolo che avevano gli imperatori d’Etiopia) avrebbe avuto qualche possibilità di stare con la sua amata Jasmine.

La leggenda del caffè: il dono

La leggenda vuole che abbia lavorato giorno e notte per tre anni, senza riposo, alla ricerca dell'aspirata offerta.

Per non addormentarsi, iniziò a prendere un infuso che aveva scoperto
casualmente quando alcune bacche da un cespuglio vicino caddero nell'acqua in cui stava bollendo il suo cibo.

Ormai stanco al punto che stava per svenire, senza aver trovato alcun talismano o oggetto di valore prendendo l'ultimo bicchiere del suo caffè amaro, improvvisamente si rese conto della situazione.

Per molti mesi aveva avuto davanti ai suoi occhi il dono che stava cercando:

gli aveva permesso di leggere, lavorare più a lungo lo aveva fatto, aveva goduto di quell’infusione nera e profumata che lo aveva anche confortato con il suo calore e sapore...

ovviamente quello di cui stiamo parlando non era altro che del caffè.

Ali, portò il suo dono al sultano che ne riamse così soddisfatto da concedergli la mano di Jasmine.

Il caffè è entrato nelle tradizioni di molti popoli come nella storia globale così che adesso il racconto non è più nelle leggende tramandate oralmente, ma è nei libri e persino nei film; che questo lo abbia reso più credibile o più fantasioso… è tutto da vedere.

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