Aforismi greci e italiani.

Quando parliamo degli aforismi greci ci vengono alla mente le frasi dei filosofi presocratici che destarono l’interesse degli antichi romani.

Frammenti nella loro lunghezza decisi più dalla storia che dalla consapevolezza degli autori la cui lettura si rivelava piacevole e illuminante.

 

Alcuni degli "esemplari" degli aforismi giunti a noi dagli antichi Greci possono essere i frammenti di Eraclito:

A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove.

L’uomo stupido ama stupirsi di ogni discorso.

Oppure questo di Anassimene:

Come la nostra anima, che è aria, ci tiene insieme e ci governa, così il soffio e l’aria abbracciano il cosmo intero.

Le espressioni contenute nei frammenti di filosofi greci potevano essere a volte criptiche, simili a quelle degli oracoli, e in altre subivano riletture postume, ma non perdevano mai la forte efficacia evocativa di concetti e filosofie.

I primi Aforismi italiani di Francesco Guicciardini e Giacomo Leopardi.

In Italia fra i primi ad usare consapevolmente questa forma espressiva furono il Guicciardini nei “Ricordi” e Giacomo Leopardi nei “Pensieri, sebbene questo libro fu pubblicato postumo.

Con i suoi “Ricordi politici e civiliFrancesco Guicciardini può essere considerato il fondatore del genere dell'aforisma morale e politico.

In “Ricordi” lo scrittore e storico fiorentino dichiara espressamente la concisione con cui vuole esprimersi.

Poco e buono dice il proverbio. È impossibile che chi dice o scrive molte cose non vi metta di molta borra; ma le poche possono essere tutte bene digeste e stringate

Guicciardini è noto soprattutto come storico per la suo opera “La Storia d'Italia”, ma nei “Ricordi” anticipa per tono e argomenti molti autori moderni di aforismi.

Aforismi tratti dai “Ricordi” Guicciardini:

Assai si vale chi ha buono giudicio di chi ha buono ingegno; molto piú che pel contrario.

Chi ha a comandare a altri non debbe avere troppa discrezione o rispetto nel comandare; non dico che debba essere sanza essa, ma la molta è nociva.

Molto maggiore piacere si truova nel tenersi le voglie non oneste che nel cavarsele, perché questo è breve, e del corpo; quello, raffreddo che sia un poco lo appetito, è durabile, e dell'animo e conscienzia.

Tutt’altro discorso e altra tipologia di problemi, anche filologici, comportano i “Pensieri di Giacomo Leopardi.

Il poeta compose questa scelta di aforismi, che apparvero postumi nel 1845, per esprimere in brevi frasi le sue convinzioni sull'uomo e sulla società.

Sono considerazioni e affermazioni filosofiche sulla natura umana nelle quali non manca, sebbene in prosa, la poetica dell’autore.

Ecco alcuni esempi di aforismi tratti da Pensieridi Giacomo Leopardi

Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina.

È curioso a vedere, che quasi tutti gli uomini che vagliono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore.

Un abito silenzioso nella conversazione, allora piace ed è lodato, quando si conosce che la persona che tace, ha quanto si richiede e ardimento e attitudine a parlare.

L'uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna. Se si conduce dirittamente, si può giudicare che la malvagità non gli è necessaria. Ho visto persone di costumi dolcissimi, innocentissimi, commettere azioni delle più atroci, per fuggire qualche danno grave non evitabile in altra guisa.

L’astuzia, la quale appartiene all'ingegno, è usata moltissime volte per supplire la scarsità di esso ingegno, e per vincere maggior copia del medesimo in altri.

Gli anni della fanciullezza sono, nella memoria di ciascheduno, quasi i tempi favolosi della sua vita; come, nella memoria delle nazioni, i tempi favolosi sono quelli della fanciullezza delle medesime.

Spesso gli aforismi tratti da Pensieridi Giacomo Leopardi mancavano della brevità moderna, non di efficacia e lucidità.

Confessando i propri mali, quantunque palesi, l'uomo nuoce molte volte ancora alla stima, e quindi all'affetto, che gli portano i suoi più cari: tanto è necessario che ognuno con braccio forte sostenga se medesimo, e che in qualunque stato, e a dispetto di qualunque infortunio, mostrando di sé una stima ferma e sicura, dia esempio di stimarlo agli altri, e quasi li costringa colla sua propria autorità. Perché se l’estimazione di un uomo non comincia da esso, difficilmente comincerà ella altronde: e se non ha saldissimo fondamento in lui, difficilmente starà in piedi. La società degli uomini è simile ai fluidi; ogni molecola dei quali , o globetto, premendo fortemente i vicini di sotto e di sopra e da tutti i lati, e per mezzo di quelli i lontani, ed essendo ripremuto nella stessa guisa, se in qualche posto il resistere e il risospingere diventa minore, non passa un attimo, che, concorrendo verso colà a furia tutta la mole del fluido, quel posto è occupato da globetti nuovi.

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Francesco Guicciardini (Firenze, 6 marzo 1483 – Arcetri, 22 maggio 1540)