Schopenhauer: il buon senso e gli animali.

Arthur Schopenhauer è un filosofo tedesco vissuto dal 1788 al 1860.

Lo si definisce pessimista e misantropo per la visione dell’uomo che presenta, per il fatto che manifestò profondo disagio nei confronti dei contatti umani e disinteresse per le vicende politiche del periodo. Sono famose alcune sue frasi piuttosto caustiche: “Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.”

 

Le lezioni da lui tenute all’università andavano deserte poiché gli studenti frequentavano quelle di Friedrich Hegel che godeva di maggior prestigio.

Quando vennero pubblicate, le sue opere non ebbero successo, suscitando interesse solo dopo una ventina d’anni, forse perché troppo innovative e anticonformiste.

Schopenhauer era una personalità poliedrica: studiò medicina, fisica, matematica, chimica, magnetismo, anatomia, fisiologia e altro.

La sua filosofia parte da Platone e Kant per arrivare a congiungersi con le dottrine orientali, in particolare i Veda e il Buddismo.

Come Kant sostiene che l’uomo conosca solo una “rappresentazione” del mondo; gli indiani parlano di “Maya” e illusione, riferendosi alla relatività delle visioni.

Schopenhauer aggiunge che l’uomo, oltre a essere ragione, è anche corpo, e proprio le esperienze dolorose del quotidiano lo portano a squarciare il velo delle illusioni scoprendo l’essenza delle cose, ossia la volontà.

Volontà che si traduce in desideri e impulsi istintivi, e quindi irrazionale.

I desideri però portano all’uomo continua insoddisfazione e da qui ha origine il pessimismo del filosofo sulla condizione umana, destinata alla sofferenza, e l’attenzione per il pensiero orientale che cerca di raggiungere la pace interiore sfuggendo aspettative e desideri.

Concetti elaborati nella principale opera intitolata “Il mondo come volontà e rappresentazione”.

Ci sono però altri aspetti del suo pensiero che meritano di essere considerati.

Il primo è l’appello al buon senso che si ritrova nella parabola dei porcospini: quando fa freddo questi animali si pungono con gli aculei se stanno troppo vicini e, al contrario, muoiono se troppo lontani.

Per sopravvivere è necessaria una vicinanza ragionevole ma non troppo stretta. Quel buon senso che manca spesso, allora come oggi, e che è all'origine di iniquità e disagi.

Analogamente ne “Il giudizio degli altri” Schopenhauer invita a ridurre la dipendenza dal giudizio altrui “a una misura ragionevolmente giustificabile” per evitare di vivere un’esistenza in affanno per la paura degli altri o, all’estremo, senza alcun freno inibitore.

Schopenhauer  Il secondo aspetto rilevante è l’atteggiamento nei confronti degli animali.

Il concetto di volontà irrazionale accomuna tutti gli esseri viventi, uomini, animali e piante, che venivano distinti per la presenza della ragione solo nel primo.

Schopenhauer era un acceso sostenitore dei diritti degli animali e un moderno oppositore alla vivisezione, affermando che le bestie fossero migliori degli uomini.

Celebre il suo aforisma: “La pietà per gli animali è talmente legata alla bontà del carattere che si può a colpo sicuro sostenere che un uomo crudele verso gli animali non può essere un uomo buono”.

Queste due caratteristiche ne fanno un pensatore straordinariamente attuale e nobile.

Il suo allontanamento dalla società, più che dipingerlo come scontroso e asociale, potrebbe raffigurarlo come un saggio illuminato che si estranea dai pregiudizi e dalle convenzioni per arginare i limiti della condizione umana nella ricerca di una serenità interiore: “Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé, senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di sé stessi”.

Articolo Paola Iotti Schopenhauer: il buon senso e gli animali.