Mortebianca: Lo studioso di medicina che fa filosofia su youtube

Con questo articolo intendo proseguire le mie ricerche sulla diffusione della filosofia nel web.

Nelle puntate precedenti avevo parlato dei siti web di filosofia come La filosofia e i suoi eroi di Diego Fusaro o i blog dei realisti speculativi, di youtuber come Riccardo dal Ferro e di social network come Academia.edu. Con questi testi vorrei approfondire il tema della diffusione della filosofia soprattutto su Youtube, introducendo diversi altri autori che hanno trattato la filosofia o altri argomenti, ma da un punto di vista filosofico.

L’idea è di incominciare con lo youtuber Mortebianca.

Ho conosciuto questo youtuber per via di un suo famoso video sull'animeDeath Note”. Quando ho visto quel video mi sono reso conto che era talmente ricco di contenuti e di informazioni, un’analisi così ben fatta che, sebbene io avessi scritto un articolo su Death note e volessi migliorarlo, avrei fatto prima a linkare direttamente il suo video e dire che non esisteva di meglio sull'argomento.

Video di Mortebianca sull'anime “Death Note”

Death Note del resto è un manga, divenuto poi anime, che è pienissimo di spunti filosofici. Ero particolarmente colpito dalla profondità dei suoi discorsi e dall'accuratezza di quello che diceva in tutti quei video sugli anime o le serie, che ero rimasto particolarmente folgorato e quindi ho deciso di seguirlo.

Per capire chi è Mortebianca bisogna prima di tutto vedere ed analizzare tre dei suoi video:

perché ho scelto medicina; perché non mostro il volto; speciale 2500 iscritti.

Partiamo pure da questo ultimo video, che è il video in cui spiega come mai ha scelto il nome “Mortebianca”. Nel video parla identificandosi con la figura di V per vendetta per spiegare le origini del suo canale. Per quanto riguarda il nome afferma di essersi ispirato ad Assasins Creed il videogioco.

Egli sceglie il nome della morte e il bianco viene dal colore dei membri della setta degli assassini, quelli che uccidono chi porta il dolore nel mondo. Inoltre ci fa notare che il nome non ha alcun articolo determinativo e che è un tutto unico, nella misura in cui è “Mortebianca”.

A questo punto ci dice che il suo canale è diviso in rubriche:

le creepypasta, ossia le storie dal carattere scientifico e fantascientifico che devono condurre a riflessioni filosofiche, storie dell’orrore che partono da materiale su internet, si collegano tra di loro, come una unica trama, fatta di serie;

le recensioni di film; la rubrica sugli anime e i manga;

una rubrica di videogiochi;

una rubrica di vlog;

una rubrica sulla fantascienza;

un’ultima rubrica sulla filosofia.

Il canale si preannuncia qualcosa di abbastanza imponente e al momento ha raggiunto i 100.000 iscritti.

Lo stile di Mortebianca è lo stesso:

non mostra mai il volto, si vedono delle immagini di sfondo che scorrono nei video e lui parla molto velocemente, usando una tecnica che deve avere studiato per creare coinvolgimento e una particolare sensazione in quelli che lo ascoltano.

Questo suo parlare veloce è stato più volte criticato, ma è evidente che fa parte di una strategia, una strategia che, se se ne coglie il senso, la si può facilmente apprezzare.

Sul tema del volto che non viene mai mostrato Mortebianca ha fatto un video di spiegazione.

In questo video Mortebianca ci dice che quel che conta per lui sono le idee, che vuole trasmettere delle idee e che il volto è solo una distrazione. In particolare la faccia e la percezione visiva sono all'origine della maggior parte dei pregiudizi sugli altri, visto che questi si basano spesso sull'aspetto.

Per finire Mortebianca ammette la sua ispirazione proprio alla figura di V per vendetta.

Veniamo ora al video di spiegazione sul perché studia medicina. Molti se lo chiedono perché lo vedono spesso trattare temi filosofici, dunque credono che studi filosofia, invece studia medicina.

Ci sono un paio di cose che afferma in questo video che mi destano perplessità e ve le segnalerò una alla volta. All'inizio del video Mortebianca tratta dell’insolito legame da lui posto tra filosofia e medicina.

Su questo tema afferma due cose: che Che Guevara è un esempio di filosofo medico; che i primi filosofi erano gli antichi medici. Che Che Guevara sia un filosofo ho l’impressione che sia altamente discutibile, non un fatto così ovvio.

È vero che Che Guevara aveva una certa inclinazione per la parte più filosofica della teoria di Marx, quindi per i Manoscritti economico-filosofici.

Esiste un filosofo vivente, Michael Löwith, che sostiene lo statuto di filosofo di Che Guevara in opere come The marxism of Che Guevara. Tuttavia questo non è un fatto ovvio. Altrimenti perché scriverci un libro sopra per difendere una tesi simile?

Inoltre, quando sostiene che i primi filosofi erano dei medici, non ho idea a chi stia facendo riferimento.

Ippocrate non è un filosofo e i filosofi greci, al massimo potrebbero definirsi “medici dell’anima”, ma la medicina vera e propria dell’anima non si interessa affatto, ma solo del corpo.

Dopo questo inizio mortebianca parte con una battle royal tra tutte le discipline.

Tuttavia il risultato degli scontri sembra sempre lo stesso:

a me non interessa proprio quello… ma la filosofia che c’è dietro”.

Alla fine trovandosi a scegliere tra filosofia e medicina, punta sul tema del lavoro:

con una laurea in filosofia hai pochissimi sbocchi e magri stipendi;

con una laurea in medicina hai molte più possibilità e una carriera più rosea.

Ci sono però alcuni punti da osservare in tutto il suo discorso:

i filosofi e gli psicologi non studiano il cervello, solo il software della mente;

non serve la laurea in filosofia per essere un filosofo;

in filosofia non si fa scienza, non ci sono criteri oggettivi.

Mortebianca sostiene che la medicina è migliore per lo studio della psiche umana perché con medicina studi il cervello, mentre in filosofia e psicologia no.

E perché la neuropsicologia e la neurofilosofia cosa sono?

Vedremo meglio questo punto lungo il mio testo, ma la sensazione è che mortebianca non conosca assolutamente la filosofia contemporanea.

Molti dei filosofi di oggi studiano il cervello, anche a livello sperimentale, con tanto di PET e risonanza magnetica. Io stesso ho seguito un corso sul cervello e linguaggio con il professore Marconi, filosofo torinese, che ci spiegava i suoi esperimenti neuroscientifici fatti con la sua equipe di ricercatori in neurofilosofia, piuttosto che filosofia della mente.

Daniel Dennett
Daniel Dennett

Posso dedurre che mortebianca non conosce autori come i Curchland, Jerry Fodor, Daniel Dennett e molti altri che da parecchi anni in filosofia fanno neuroscienze.

Quando sostiene che non serve la laurea in filosofia per fare il filosofo, ha ragione.

Infatti molti filosofi non hanno la laurea in filosofia, per esempio Peirce era laureato in chimica, Nietzsche in filologia, ecc. Si potrebbe quasi dire che non ti serve la laurea in filosofia per fare persino il professore delle superiori, visto che molti di essi hanno lauree in storia (qui in Italia pensano che storia e filosofia siano la stessa cosa, secondo Mortebianca per colpa dell’hegeliano Gentile), lauree in psicologia o in semiotica.

Tuttavia viene da chiedersi se avere una laurea in filosofia non aggiunga assolutamente nulla alle proprie conoscenze filosofiche, dato che molti che non l’hanno fatta e vogliono trattare questo tema sanno poco della filosofia scientifica di oggi e hanno una conoscenza che spesso rimane al livello delle superiori.

Mortebianca dice giustamente che non è bello insegnare una materia a persone che non sono minimamente interessate ad essa e molto spesso la odiano, sopratutto se il sistema ti tratta male e vieni pagato pochissimo, magari anche sotto la soglia della sopravvivenza.

Mortebianca fa anche notare che i programmi scolastici di filosofia non cambiano mai e che poi si è costretti a parlare sempre delle stesse cose.

Questo dipende dal fatto che, invece di insegnare filosofia, si insegna storia della filosofia.

A parere mio, farebbero meglio a insegnare la filosofia a temi, magari cambiandoli a seconda della scuola:

  • insegnare filosofia della scienza e materie affini nei licei scientifici,
  • filosofia dell’arte ed estetica nei licei artistici,
  • filosofia della letteratura nei licei classici, ecc.

Questo avrebbe il vantaggio che si tratta di argomenti che sono più affini e vicini alle altre materie che si insegnano in quei licei.

Inoltre questo permetterebbe di portare la filosofia anche negli istituti tecnici, magari insegnando filosofia dell’informatica nel tecnico-informatico, logica nel tecnico-elettronico, filosofia dell’economia a ragioneria.

Sul fatto che la filosofia non si basi su criteri oggettivi, ma solo su opinioni, bisogna precisare un paio di cose.

È vero che in filosofia esistono moltissime posizioni e ben poche chiarezze, piuttosto che evidenze.

Questo dipende da due cose:

  • che nella filosofia esiste molta più libertà di pensiero che nella scienza, è il metodo scientifico che è molto rigido, su questo leggetevi Contro il metodo di Paul K. Feyerabend;
  • in secondo luogo i temi che affronta la filosofia sono di una tale complessità che non si può pretendere di ottenere l’oggettività della matematica, sebbene spesso i filosofi usino strumenti matematici come la logica.

Slavoj Žižek, ad esempio, quando un fisico quantistico gli ha detto che in filosofia non si capisce nulla, che ci sono tante discussioni, ma poi non si viene a capo di nulla, lui gli ha risposto qualcosa come:

guardate a voi! Alla vostra fisica, prima di parlare degli altri! Voi non avete più chiarezza sull'origine dell’universo dei filosofi sui loro temi”.

In verità, ma di questo Mortebianca non ne parla affatto, la filosofia aspira oggi a diventare sempre più scientifica.

La filosofia analitica, soprattutto, nel 900’ ha introdotto un importante impianto matematico fatto di logica e teoria degli insiemi e successivamente ha incominciato ad interessarsi di ricerca sperimentale, soprattutto in ambito neuroscientifico.

Il problema di oggi sono soprattutto i filosofi continentali.

I continentali hanno incominciato da un po’ di tempo a fare uso della matematica in filosofia, sebbene questo non sia molto riconosciuto e non tutti siano ancora d’accordo con il suo utilizzo, ma la ricerca sperimentale bisogna ammettere che presso i continentali è del tutto assente.

Se la filosofia continentale non cambia rischia davvero di scomparire, sorpassata chiaramente dalla filosofia analitica, ma sinceramente vedo con speranza l’attuale movimento dei realisti speculativi, sperando che filosofi più scientifici come Manuel De Landa possano cambiare la storia dei continentali.

Per ultimo è molto interessante il fatto che Mortebianca affermi di voler fare filosofia e, ancora più interessante e lodevole, il fatto che sostenga che la filosofia abbia bisogno di gente che porti punti di vista diversi da ambienti esterni.

Sinceramente è da parecchio tempo che penso che filosofia abbia bisogno di gente con altre formazioni che si interessino di questa materia, soprattutto ingegneria, ma un medico potrebbe comunque tornare utile.

Mi chiedo dunque cosa abbia fatto in merito Mortebianca, quale sia il suo piano.

Una persona che cercasse un legame tra la filosofia e la medicina, ad esempio, dovrebbe occuparsi sicuramente di bioetica.

La bioetica è una disciplina recente che tratta di temi medici che coinvolgono problemi etici quali eutanasia, piuttosto che l’utero in affitto, ecc. L’idea sarebbe che, dopo aver fatto un master apposito, di mandare persone che conoscono la materia a lavorare negli ospedali come consulenti.

In ogni caso la biotetica potrebbe essere un punto di inizio, successivamente si potrebbe andare oltre.

La filosofia va proprio nella direzione della scienza, o almeno è un secolo che ci sta provando, ma qui in Italia non la considerano una scienza, ma una materia umanistica.

Per ultimissima cosa mi chiedo se Mortebianca abbia mai preso in considerazione la classica obbiezione dei filosofi a chi dice “vado a fare il medico perché salvo delle vite umane”.

Questa obbiezione la troviamo nel testo Dialettica dell’Illuminismo di Horkheimer e Adorno nel famoso dialogo tra due personaggi immaginari:

«Due giovani conversano fra loro:

A. Non vuoi diventare medico?

B. I medici hanno, per mestiere, molto da fare coi moribondi, e questo indurisce. Data l'istituzionalizzazione progredita, il medico rappresenta inoltre, di fronte al malato, l'organizzazione e la sua gerarchia. Spesso è tentato di figurare come il procuratore della morte. Diventa l'agente della grande impresa contro i consumatori. Finché si tratta di automobili, ciò non è poi cosi terribile, ma se il bene che si amministra è la vita e i consumatori i pazienti, è una situazione in cui non mi troverei volentieri. Il mestiere di medico di casa era forse più innocuo, ma è in decadenza.

A. Pensi dunque che non ci dovrebbero essere medici, o che dovrebbero tornare i vecchi ciarlatani?

B. Non ho detto questo. Rabbrividisco solo all'idea di diventare un medico io, specie un primario con potere di comando su un ospedale di massa. Ma con tutto ciò trovo naturalmente meglio che ci siano medici e ospedali che non che si lascino morire i malati. Cosi non vorrei essere un pubblico ministero, anche se l'impunità per i rapinatori e gli assassini mi parrebbe un male molto maggiore dell'esistenza della corporazione che li manda in galera. La giustizia è ragionevole. Io non sono contro la ragione: voglio solo riconoscere la forma che ha assunto.

A. Sei in contraddizione con te stesso. Tu stesso profitti continuamente dei vantaggi resi dai medici e dai giudici. Sei colpevole come loro, e solo non vuoi prenderti la responsabilità del lavoro che altri fanno per te. La tua stessa esistenza presuppone il principio a cui vorresti sottrarti.

B. Non lo nego, ma la contraddizione è necessaria. È la risposta alla contraddizione oggettiva della società. In una divisione del lavoro differenziata come quella di oggi, può mostrarsi in un punto anche l'orrore suscitato dalla colpa di tutti. Se questo orrore si diffonde, se diventa consapevole anche solo a una piccola parte dell'umanità, manicomi e istituti di pena potrebbero anche umanizzarsi e i tribunali, alla fine, diventare superflui. Ma non è questa la ragione per cui voglio diventare scrittore. Vorrei solo venire in chiaro con me stesso dello stato pauroso in cui tutto si trova.

A. Ma se tutti pensassero come te, e nessuno volesse sporcarsi le mani, non ci sarebbero dottori né giudici e il mondo sarebbe ancora più spaventoso.

B, Proprio questo mi pare discutibile, poiché, se tutti la pensassero come me, non diminuirebbero, spero, solo i rimedi contro il male, ma anche il male stesso. L'umanità ha ancora altre possibilità. Io non sono tutta l'umanità, e non posso, nei miei pensieri, sostituirmi senz'altro ad essa. Il precetto morale che ognuna delle mie azioni deve fungere da massima universale, è quanto mai problematico. Esso scavalca la storia. Perché la mia avversione a diventare medico dovrebbe equivalere all'opinione che non ci debbono essere medici?

In realtà ci sono tanti che potrebbero fare dei buoni medici e hanno molte possibilità di diventarlo. Se nei limiti che sono oggi segnati al loro mestiere, si comportano moralmente, hanno tutta la mia ammirazione. Forse contribuiscono perfino a diminuire il male che ti ho detto, o forse lo aggravano anch'essi nonostante ogni abilità professionale e probità personale. La mia vita, come tendo a raffigurarmela, il mio orrore e la mia volontà di conoscenza, mi sembrano altrettanto giustificati del mestiere stesso di medico, anche se, immediatamente, non posso aiutare nessuno.

A. Ma se sapessi che con lo studio della medicina potresti un giorno salvare la vita a una persona cara, che senza di te sarebbe destinata a perderla, non lo sceglieresti subito?

B. È probabile, ma vedi bene anche tu che col tuo gusto della coerenza logica spietata, devi ricorrere a un esempio assurdo, mentre io, con la mia scarsa praticità, la mia ostinazione e le mie contraddizioni, sono rimasto dalla parte del sano buon senso.»

(Horkeimer, Marx, Adorno, Theodor, Dialettica dell’Illuminismo, Einaudi, Torino, 1966, p.256-257).

Veniamo ora, invece, ai contenuti veri di questo canale.

Cominciamo con le creepypasta, che sono sicuramente una componente che ha reso noto il suo canale.

La creepypasta, come ho già detto, in Mortebianca è una storia horror che deve indurre a riflessioni filosofiche.

Per rendere horror la storia Mortebianca lavora sulle immagini, la musica di sottofondo, la storia e la voce.

L’atmosfera della storia creata è piuttosto interessante e coinvolgente. Le storie cercano sempre di avere una base scientifica, con un ossessivo tentativo di far quadrare tutto, mostrando che quello che si racconta non è impossibile, è qualcosa che potrebbe accadere, che potrebbe essere vero e questo le rende ancora più inquietanti.

Al centro della storia troviamo spesso temi legati all'informatica e sopratutto elementi che si basano su fatti inquietanti che hanno legami con cose realmente accadute.

Per esempio si parla del virus I love you, dell’inquietante This Man, dell’Area 51, dello Slender Man, ecc.

Queste storie sono davvero ben fatte e danno delle buone suggestioni, consiglio a chiunque ami davvero l’horror di guardarle.

Per quanto riguarda le riflessioni filosofiche credo che Mortebianca si riferisca a quellinsieme di teorie che lui stesso costruisce parlando dei fenomeni paranormali delle sue storie.

Per esempio quando sostiene che se il mondo è ciò che noi percepiamo e qualcuno può condizionare la nostra percezione con allucinazioni, allora qualcosa che prima non era entra a far parte del nostro mondo, dunque comincia a diventare reale.


Veniamo ora a tutti quei video che ha fatto Mortebianca sui film, gli anime o i videogiochi.

In molti di questi video tratta il tema cercando di cogliere gli aspetti filosofici dietro ad esso.

Questo tipo di attività, ossia parlare della filosofia di un film, di una serie o di un videogioco, si chiama oggi “popsofia”.

La popsofia è la filosofia dei prodotti della cultura pop.

La popsofia, tuttavia, non ha nulla a che vedere con la filosofia scientifica accademica ed è un modo di fare filosofia, non scientifico, che si esercita fuori dal mondo accademico.

Anche Riccardo dal Ferro, ad esempio, fa popsofia.

Tuttavia, molto spesso, i video di Mortebianca sono di gran lunga più accurati di quelli di Riccardo dal Ferro sui temi popsofici.

Lo si vede chiaramente dal video su Death Note.

Il video di Riccardo dal Ferro sostiene una tesi che, a parere mio, non centra nulla con l’anime: l’idea del vivi nascosto. Al contrario Mortebianca ha saputo spiegare l’anime come mai nessuno aveva fatto prima.

Non sarò d’accordo con tutto quello che afferma, ma sicuramente non posso negare la sua estrema accuratezza di analisi e completezza sull'argomento che devono essere l’esito di anni di studio sull'argomento.

Ma non si tratta solo di Death Note, molto interessanti e anche tanto approfonditi sono tutti i video che ha fatto su Naruto, ad esempio.

Per quanto riguarda i film ha fatto una playlist sui 100 film da vedere prima di morire.

Uno dei film più commentati e il primo che salta all'occhio è Matrix.

Quale film più filosofico di Matrix?

Il film affronta moltissime tematiche filosofiche:

  • se questo mondo sia effettivamente reale oppure no,
  • lo sfruttamento nel mondo lavorativo,
  • il senso di una esistenza apparentemente senza senso,
  • in cosa consiste veramente essere liberi,
  • il rapporto tra l’uomo e la macchina su diversi piani, ecc.

A Mortebianca non sembra sfuggire nulla:

citazioni bibliche, il vero significato dei nomi dei personaggi, riferimenti ai filosofi nel film, citazioni letterarie, rappresentazioni simboliche, ecc.

In particolare costruisce un’interpretazione del film proprio a partire dal libro che tiene in mano Neo nel primo film: Simulacra et Simulacron.

Questo, guarda caso, è proprio il titolo del libro del filosofo Baudrillard.

In questo testo l’autore sostiene che la simulazione ha finito per pretendere di essere la cosa vera e non essere più una simulazione, ossia noi ci troviamo in una iperrealtà.

Mortebianca ha recensito un sacco di altri film come “Ex machina”, il film sul robot capace di sentimenti, Inception, il film sui sogni o Figth Club.

Al termine di questi video invita gli utenti a dire la loro sui film ed è un peccato vedere pochi commenti veri di riflessione, la maggior parte sono commenti di apprezzamento.

Mortebianca parla anche di serie come Mr. Robot o la Casa di Carta, due serie di largo successo.

Tra serie e film si nota una costante: si tratta spesso di film anti-sistema, critici del sistema economico capitalista attuale e del mondo consumista, con un eroe al centro dalle idee anarchiche o comuniste a seconda dei casi.

Per quanto riguarda la riflessione filosofica in senso stretto, Mortebianca rintraccia il pensiero dei filosofi all'interno dei film o delle serie. Ad esempio vede le problematiche della camera cinese di Searle in Ex Machina, il superuomo di Nietzsche in Figth Club o un certo pensiero marxista in Mr Robot.

Tutti questi video di cui ho parlato fino ad ora suggeriscono riflessioni filosofiche o vanno a cercare elementi filosofici in un film, piuttosto che in una serie tv, ma non sono direttamente sulla filosofia, sebbene siano citati diversi filosofi classici.

Esistono, invece, delle lezioni sulla storia della filosofia fatte da lui.

Questo corso si avvicina sicuramente di più alla filosofia scientifica, ma rimane chiaramente al livello della storia di questa disciplina.

In questo contesto questa serie è di particolare interesse e dunque prenderò in considerazione un po’ tutti i video che ha fatto sulla storia della filosofia per farne un’analisi critica. I video al momento cominciano con i filosofi greci e arrivano fino a Marx.

Viene da chiedersi se questi video continueranno, se parlerà mai di Nietzsche, visto che è un filosofo che cita spesso. In particolare verrebbe da chiedersi se abbia intenzione, persino, di parlare della filosofia contemporanea, degli analitici e dei continentali. Se lo facesse davvero, il suo corso di storia della filosofia finirebbe per essere più completo persino dei corsi di filosofia delle scuole superiori.

Per la precisione la playlist dei video di filosofia contiene anche un video sulla natura dell’essere.

È come se, partendo da filosofi greci come Parmenide, verso la fine del ciclo avesse voluto tornare all'inizio. Questo video nel particolare può essere molto interessante perché fa un quadro di quelle che sono le maggiori posizioni nella filosofia e nella scienza sul tema dell’essere e dell’ontologia.

Ci sono però delle cose da correggere:

  • l’ontologia, almeno per come viene concepita oggi, è in realtà la scienza dell’esistenza, non quella dell’essere, che è invece la metafisica;
  • la metafisica è chiamata così solamente perché “metafisica” era il nome che era stato al libro di Aristotele successivo a quello della fisica, non perché tratti di cose non materiali, infatti la metafisica tratta delle categorie come qualità, quantità e sostanza che sono comunque caratteristiche degli oggetti materiali;
  • non è vero che è Heidegger il padre dell’ontologia moderna ed attuale, il padre dell’ontologia che si fa oggi è Willard van Orman Quine, che ha scritto “On what there is?”, un testo in cui affronta il tema dell’esistenza, ossia di tutto ciò che esiste di ciò che c’è.

Detto ciò, le lezioni di Mortebianca sulla filosofia sono molto avvincenti, belle da seguire e ben studiate.

Noterete che la musica, le immagini sono tutte accordate con l’argomento trattato. Per esempio nelle lezioni sulla filosofia medioevale sentiamo un musica gotica.

Le immagini sono sempre inerenti, contenenti spesso degli aforismi che aggiungono contenuti al di là delle parole di Mortebianca stesso.

In generale si può dire che le sue lezioni attraggano molte persone per via dello stile, in particolare questa sua parlata veloce e con una certa intonazione che garantisce alle lezioni quello stile narrativo che è presente nelle sue creepypasta.

Questo però, in realtà, può costituire un problema: la filosofia non si spiega come una bella storia o una creepypasta, la filosofia è matematica, dunque là si insegna per calcoli e argomentazioni.

Bisogna ammettere che l’argomentazione non è affatto assente nelle lezioni di Mortebianca, sopratutto nei suoi argomenti portati contro le tesi di Odifreddi contro Parmenide.

Tuttavia, se provate a seguire prima una delle sue creepypasta e poi passate ad un video di filosofia, noterete che lo stile non cambia molto, ossia non si nota il salto completo dalla narrazione all'argomentazione.

Notate anche che l’argomentazione è proprio il contrario di questo suo stile veloce di parlare. Se qualcuno argomenta a quella velocità, non lo segue più nessuno.

Lo stesso Aristotele nell'Organon, nell'ultima parte sulla confutazioni sofistiche, sostiene che era una tecnica dei sofisti quella di argomentare velocemente, perché non permetteva all'interlocutore di seguire facilmente l’argomento.

Invece l’argomentazione ha la stessa temporalità del calcolo matematico e avviene per passaggi uno alla volta, dunque ha un procedimento molto più lento.

Le sue lezioni, però, hanno un elemento fantastico:

egli si preoccupa sempre di vedere se quello che hanno sostenuto determinati filosofi è ancora attuale.

Questo è un elemento molto interessante ed è quell'elemento che spiega come mai nel XXI secolo studiamo ancora Platone.

Noi studiamo ancora Platone perché Platone non è una lingua morta come il latino, le sue idee sono ancora discusse, hanno un grado di attualità e dunque Platone parla ancora al nostro presente.

Platone
Platone

Queste lezioni, dunque, simulano il vecchio corso di filosofia delle superiori, ma con delle aggiunte: il fatto che non salti sistematicamente la maggior parte dei filosofi minori, soprattutto medioevali, come invece si fa spesso nelle scuole; il suo continuo cercare le idee ancora attuali dei filosofi del passato.

Ma per vedere se davvero Mortebianca ha trasceso il sapere sulla filosofia delle superiori bisogna analizzare i seguenti elementi:

se la sua conoscenza non si basa solo su manuali, ma sulla lettura vera dei testi degli autori; se la sua conoscenza non si limita semplicemente a quella dei filosofi antichi, medioevali e moderni, ma comprendere anche i contemporanei;

se ha una conoscenza della filosofia scientifica attuale; se conosce i fondamenti matematici della filosofia: logica matematica, teoria degli insiemi, ecc.

Parliamo del primo punto: lo studio dei testi degli autori.

Ho notato che fa spesso riferimento ai manuali dell’Abbagnano e che le sue lezioni spesso, in contenuti, non vanno oltre quel che si trova nei classici manuali di filosofia.

Tuttavia è anche vero che cita opere di autori, per esempio si vede che ha letto il Simposio e la lezione su Hegel sembra proprio ben costruita, facendo riferimento esattamente all’Enciclopedia, che è il testo manualistico in cui Hegel intendeva riassumere tutta la sua filosofia.

Veniamo ora al secondo punto: i filosofi contemporanei.

In effetti Mortebianca cita diversi filosofi contemporanei (dal 900’ in poi): Russell, Wittgenstein, Popper, Bergson, Arendt, ecc. Mi chiedo se in questo corso parlerà anche di questi.

Una cosa da notare, purtroppo, è la pronuncia di questi nomi: non si dice Uittgenstein, si dice Vittgenstein (la W in tedesco è v); non si dice Giaspers, ma Iaspers (la J in tedesco è quasi come una i, come in Ja, ossia sì); non si dice Hasserl, ma Husserl (la u in tedesco è facile, è uguale all'italiano); non è Fregie, ma Freghe (la g in tedesco è dura), ecc. .

Conosco delle persone che sono state bocciate per aver pronunciato male un nome di un filosofo. Sul terzo punto, invece, devo spiegarmi un po’ meglio: oggi la filosofia vuole fare scienze sperimentali, in particolare neuroscienze, ma la cosa sembra vogliano estenderla ad altri ambiti come la fisica o la biologia.

Mortebianca di tutto questo non parla mai e spesso accusa la filosofia di avere abbandonato la scienza ed essersi data alla doxa, ossia l’opinione.

Mi chiedo se Mortebianca conosca filosofi come i Curchland, e se li conoscesse, che cosa ne direbbe? Potrebbe forse ancora dire che fanno doxa?

In generale Mortebianca lamenta di una filosofia poco scientifica e su certi autori non ha nemmeno torto.

Nelle sue lezioni vediamo un meticoloso riferimento al sapere scientifico, all'oggettività, esemplificata spesso dall'esempio dei vaccini che non causano l’autismo.

Davvero memorabile è la lezione su Galileo, quando discute del metodo scientifico. Non solo in quel video spiega magistralmente come funziona il metodo scientifico, ma dice una cosa in più: tutti quelli che credono che la filosofia è inutile e che la scienza possa farne a meno, in realtà si sbagliano, perché le scienze sono fondate sulla filosofia.

È la filosofia, in fondo, che ragiona sul conoscibile e il non conoscibile, sulla natura del vero e dell’oggettivo, su ciò che è definibile scientifico, sui metodi della scienza e sugli strumenti dell’uomo per conoscere.

Senza tutte queste cose le scienze non sarebbero affatto. Probabilmente mancherebbe persino una definizione di scienza, se non vi fosse qualcuno che riflette sulla natura della scienza.

Sul quarto punto ho notato che Mortebianca cita i logici ed è molto particolare la lezione che ha tenuto su Leibniz, dove ammette che la filosofia ha cercato questo fondamento matematico, che poi ha trovato in Frege.

Ma per capire quanta conoscenza reale ha Mortebianca della logica matematica, base della filosofia, bisognerebbe vederlo trattare di autori come Russell, Tarski o Kripke.

Queste, però, sono delle lezioni di storia della filosofia. Tuttavia Mortebianca afferma spesso di voler fare filosofia e non solo raccontare quella degli altri.

Egli sostiene di avere la volontà di produrre filosofia e ogni tanto sembra accennare ad un suo sistema filosofico. Non ho ancora visto dei video specifici su questo tema, non lo ha ancora fatto? Incomincerà mai un giorno a fare davvero filosofia?

Leggi anche: Java spiegato ai filosofi. Foto da Wikipedia.