Come nasce l'alfabeto.

“Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri”. (Cesare Pavese).

Tutti i popoli della terra hanno realizzato un proprio sistema di comunicazione verbale, una lingua propria.

Ogni lingua è, infatti, la forma concreta che il linguaggio verbale ha assunto in quel luogo e in quel tempo.

Ethnologue indica che nel 2013 sono presenti nel mondo circa 7105 lingue.

Le lingue più parlate sono: cinese mandarino, inglese, hindi/urdu, spagnolo, russo, arabo, bengali, portoghese, indonesiano e giapponese.

Che cos’è l’alfabeto.

Mentre nella forma orale le parole sono costituite da una sequenza di suoni cosiddetti segni fonici prodotti dall’apparato fonatorio, nella forma scritta le parole sono costituite da segni grafici ossia le lettere il cui insieme forma l’alfabeto.

L'alfabeto è un sistema di scrittura (così detto da alfa e beta, prime lettere dell’alfabeto greco) i cui segni grafici (i grafemi) rappresentano singolarmente i suoni delle lingue (foni e fonemi) frutto di una lunga evoluzione.

I pittogrammi.

Per far durare nel tempo il linguaggio orale  l’uomo iniziò a trasferire i segni-suoni in grafici. Fin dalla preistoria e nella storia antica, infatti, si trovano forme di comunicazione scritta basate su disegni di figure rassomiglianti a fumetti.

Tutte queste pitture rappresentavano oggetti reali ed erano i primi pittogrammi.  

Il pittogramma aveva due grossi limiti:

il primo era che imprimeva nella memoria del lettore la cosa vista e non quella udita,

il secondo non era in grado di comunicare sensazioni ed emozioni o concetti astratti.

I segni in seguito divennero più stilizzati e semplici.

Smisero di rappresentare l’oggetto reale bensì ne suggerivano il nome.

Nacquero così gli ideogrammi.

I nuovi disegni pian piano assunsero anche più significati, ad esempio la testa e il collo di un uomo con dei trattini sul viso che voleva dire bocca, poteva  esprimere anche l’idea parlare.

Gli ideogrammi avevano finalmente un suono e non rappresentavano più solo parole, dal disegno nasceva la scrittura.

Di tipo prevalentemente ideografico accompagnata da ideogrammi, era la scrittura geroglifica degli Egiziani. Questa si sviluppò all’incirca nel 3000 a.C. e si usò presso gli Egizi fino all’epoca romana.

Era una scrittura molto difficile, aveva più di 6900 caratteri e non trascriveva le vocali.

Inoltre come se non bastasse, le iscrizioni potevano avere andamento sia orizzontale sia verticale e si potevano leggere sia da destra sia da sinistra.

Per tutti questi motivi risultò una scrittura riservata ad un numero ristretto di esperti, gli scribi  i quali non avevano nessun interesse a semplificarla  in modo tale da  continuare a perpetuare il loro potere sulle classi umili.

Nasce invece in Mesopotamia terra dell’argilla intorno al 3300 a.C. la scrittura cuneiforme.

I Sumeri avevano la necessità di marcare bene i segni nell'argilla cruda, in modo che non si alterassero durante la cottura.

Questi usavano stili di canna a sezione triangolare allungata, a forma cioè di cuneo da qui il nome di scrittura cuneiforme.

Si trattava di documenti contabili, contratti di vendita, testi religiosi e di glorificazioni di re.

Anche questa scrittura si basava su moltissimi segni, era monosillabica e priva di vocali.

Furono i Fenici a limitare i segni che rappresentavano la lingua parlata. Spinti dalla necessità del commercio, cercarono un metodo di scrittura più facile, comprensibile e veloce. Le scritture prima menzionate, erano troppo difficili e complesse, comprensibili solo a pochi, l’artigiano, il mercante e il marinaio non erano in grado di capire, comprendere e usare tutti quei segni.

L’alfabeto fenicio intorno al 1100 a.C. contava di 22 segni.

Fu poi perfezionato dai Greci che vi aggiunsero anche i segni vocalici e diedero una forma precisa ad ogni lettera dando vita all’alfabeto che con poche varianti usiamo tutt’oggi.

“Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? Parlare con quelli che son nell'Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? E con qual facilità? Con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.” (Galileo Galilei).

Come nasce l'alfabeto articolo su CaffèBook (Caffebook .it)