Mary Hunt e la scoperta della penicillina

La storia della penicillina ha qualcosa di romanzesco e aiuta a illustrare il peso della sorte, della fortuna, del fato o del destino, come lo si vuole chiamare, nella carriera di ogni persona. (Alexander Fleming)

La scoperta della penicillina:

Alexander Fleming, scienziato
Alexander Fleming

Prima della scoperta degli antibiotici, nell’Europa d’inizio Novecento, regnavano incontrastate malattie batteriche che portavano sofferenza e morte fra il popolo e le classi agiate:

soprattutto tubercolosi, difterite, pertosse e tetano.

Lo pneumococco causava polmoniti assai pericolose; 

tifo e paratifo

provocavano gravi febbri intestinali; 

streptococchi e stafilococchi davano origine a infezioni acute a reni, vescica e intestino.

Il batterio Clostridium welchii poteva trasformare un semplice graffio in cancrena:

durante la Prima guerra mondiale migliaia di soldati perirono per semplici infezioni o subirono amputazioni.

Nel 1918 la Spagnola, un virus dell’influenza, condusse al decesso milioni di persone.

In questo scenario Almroth Wright, professore di patologia e batteriologia a Londra, decise d'intraprendere una battaglia contro i microbi valendosi dell’ausilio di Alexander Fleming per rintracciare sostanze capaci di neutralizzare le epidemie batteriche.

Alexander Fleming e Almroth Wright

Il padre di Fleming era un agricoltore che morì quando il figlio aveva solo sette anni:

per Alexander fu difficile proseguire gli studi e lavorò per pagarseli, fino a quando l’eredità di uno zio gli diede la possibilità di iscriversi all’Università.

Le sue enormi capacità gli fecero vincere svariati premi e, ancora studente, venne scelto come assistente personale da Wright, uno dei maggiori esperti di immunologia dell'epoca.

Nel 1922 Fleming aveva quarantuno anni quando, affetto da raffreddore, prese le proprie secrezioni nasali e le mise su una piastra per la coltura dei batteri.

Controllando lo sviluppo della colonia, una lacrima gli cadde sulla piastra, e, il giorno dopo, si accorse di un’area tondeggiante in cui i germi erano morti proprio dove la stilla si era appoggiata.

Scoprì che nella secrezione lacrimale esiste un enzima naturale, il lisozima, che distrugge alcuni tipi di microbi.

Presentò i risultati al mondo scientifico ma ottenne un’accoglienza glaciale, dovuta in parte a scetticismo e alla circostanza che il lisozima era efficace solo sui batteri innocui e non su quelli patogeni.

Penicillina: l'osservazione della muffa

Sei anni dopo Fleming stava studiando l’influenza:

al ritorno da una vacanza prese in mano delle colture di germi preparate prima del viaggio,

quando si accorse che una era contaminata da una muffa che aveva impedito loro di crescere.

Il medico ricordò l’episodio della lacrima e decise di effettuare ulteriori esperimenti:

individuò la muffa come appartenente al genere Penicillium e chiamò la sostanza isolata Penicillina [1].

Distruggeva gli streptococchi, gli stafilocchi, i bacilli di difterite e carbonchio ma non quelli del tifo.

Aveva però un difetto: era difficile da produrre e le quantità ricavate estremamente ridotte.

Howard Walter Florey, Penicillina
Howard Florey

La mancanza di chimici che collaborassero con lui gli impedì di estrarne il principio attivo.

Nel 1940 due ricercatori che lavoravano a Oxford, Howard Florey, patologo australiano, ed Ernst Boris Chain, biochimico tedesco, riuscirono a migliorare l’isolamento e la concentrazione del rimedio.

Purtroppo la penicillina generata era ancora poca e si era costretti a recuperarla dalle urine dei soggetti trattati nella sperimentazione, per poterla riutilizzare.

Ernst Boris Chain, penicillina
Ernst Boris Chain,

Fleming raggiunse gli scienziati per dare il suo contributo agli studi.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la necessità di curare i soldati al fronte spinse gli Stati Uniti a dare impulso alle ricerche:

a Peoria, nell’Illinois, vi era la sede del Laboratorio di Ricerche dell’Agricoltura, dove si tentava di far crescere le muffe produttrici di penicillina. 

Florey si recò lì e applicò i suggerimenti vincenti di Fleming sul riciclo dei resti della lavorazione dei cereali.

In tale contesto fa capolino la figura sconosciuta di una donna, Mary Hunt.

Il suo ruolo secondario ne fa apparire quasi irreale l’esistenza.

Mary Hunt immagine
Immagina che ricorda il lavoro di Mary Hunt

C’è chi racconta fosse una collaboratrice di Chain e Florey che avrebbe avuto il compito di trovare, tra le infinite varietà di muffe, quella più adatta a originare la penicillina, indagando per mercati e orti:

un giorno notò, su un melone acquistato al supermercato, una bella e dorata muffa che si rivelò ottimale.

Tra le sue mansioni vi sarebbe stata anche quella di recuperare dai secchi di urina l’antibiotico usato, vista l’enorme difficoltà a ottenerlo:

una persona che lavorava dietro le quinte sporcandosi le mani…

L’altra versione è che Mary Hunt fosse una casalinga di Peoria.

Il Dipartimento Americano di Ricerca aveva chiesto di far arrivare campioni di muffa per scovare la più idonea: lei avrebbe spedito quella rinvenuta, per caso, su un melone.

 

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Qualunque sia la verità, la muffa individuata venne chiamata Mary in suo onore:

aumentò di oltre dieci volte le capacità produttive e permise di lanciare, su larga scala, la produzione di penicillina.

Nel 1944 Fleming fu nominato Cavaliere e, nel 1945, ricevette il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina assieme a Chain e Florey.

Non brevettò la scoperta, da cui non ricavò alcun guadagno pecuniario.

In un discorso tenuto nel 1952 all’Università di Edimburgo, in cui fu rettore, Fleming, parlando in generale del successo ottenuto in campo scientifico, sottolineò come questo fosse spesso dovuto alla combinazione di preparazione, genialità e fortuna.

Era consapevole dell’importanza avuta dalla casualità nella sua scoperta, affermando con umiltà che la penicillina era stata creata dalla Natura e che lui l’avesse semplicemente “trovata”.

Nello stesso anno, Carl Gustav Jung pubblica:

La sincronicità come principio di nessi acausali” in cui sostiene l’esistenza di un’intelligenza creatrice che suggerisce, tramite messaggi casuali e da lui denominati “sincronici”, il percorso migliore in cui ogni individuo può concretizzare le personali potenzialità.

La coltura che, nel 1928, si contaminò e che sarebbe stata buttata da altri ricercatori, venne invece osservata con attenzione da Fleming che raccontò:

Ci sono migliaia di differenti muffe e ci sono migliaia di batteri differenti, e che la sorte abbia messo la muffa giusta nel posto giusto è stato come vincere alla Irish Sweep!

facendo riferimento a una famosa lotteria irlandese abbinata alle corse di cavalli.

Il caso o, per dirla come Jung, la sincronicità, è intervenuto nella genesi dell’evento: l’acutezza e la tenacia di Fleming hanno poi interpretato il fenomeno con tutte le conseguenze.

Mary Hunt, donna sconosciuta come tante a cui non era consentito un ruolo più centrale nella ricerca scientifica, collaborò affinché le conquiste del Premio Nobel inglese non andassero perdute, partecipando in maniera incisiva nel perfezionamento della scoperta, rendendola fruibile a tutti.

Un lavoro silenzioso e trasparente intessuto da una donna anonima, come infiniti altri nel corso dei secoli da appartenenti alla categoria femminile.

Articolo di Paola Iotti Mary Hunt e la scoperta della penicillina

(foto da herbarium.usu.edu, peoriahistoricalsociety.org)