21 febbraio L’ultimo giorno di Carnevale

Carnevale è una delle feste più allegre e colorate, e non ha perso col passare del tempo il suo fascino.

Maschere variopinte, costumi innovativi, stoffe iridescenti, damine, corsari e cow-boys, devono oggi contendersi il podio con i mostri di Halloween, i vampiri, le streghe e gli zombies che riempiono le vetrine dei negozi a fine ottobre; ma in fondo l’importante è divertirsi.

Anche ai tempi di Edmondo De Amicis il divertimento era la parola chiave del periodo carnevalesco, e allora l’America era ancora lontana, e così i suoi miti.

L’usanza di allestire carri a tema, carichi di persone allegre e festaiole era in voga anche allora, come possiamo leggere nelle pagine del libro “Cuore”, in particolare nel capitolo del ventuno febbraio, dedicato all’ultimo giorno di Carnevale.

In piazza San Carlo, tutta decorata di festoni gialli, rossi e bianchi, s’accalcava una grande moltitudine; giravan maschere d’ogni colore; passavano carri dorati e imbandierati, della forma di padiglioni, di teatrini e di barche, pieni d’arlecchini e di guerrieri, di cuochi, di marinai e di pastorelle; era una confusione da non saper dove guardare (…)

Certo Arlecchino e Pulcinella, Tarzan e Colombina sono ormai gli avi delle maschere odierne, quasi sconosciute ai più giovani, ma il piacere di agghindarsi e trasformarsi è rimasto. Viva l’esigenza di “trasgredire”, di celarsi, di mostrarsi; moltissimi i travestimenti, dai più raffinati, come i ricami e i broccati delle maschere veneziane, ai più divertenti, come alcuni improbabili supereroi, tra cui spesso si scorgono pingui Batman e scarsocriniti Superman.

Meno piacevole è sicuramente l’episodio raccontato da De Amicis, che dipinge tra la folla festante, l’angoscia e il terrore di una madre che ha perduto la propria figlioletta.

In quel mentre, come ci fu detto poi, all’estremità opposta della piazza, una povera donna mezzo impazzita rompeva la calca a gomitate e a spintoni, urlando: - Maria! Maria! Maria! Ho perduto la mia figliuola! Me l’hanno rubata! Mi hanno soffocato la mia bambina! –

Carnevale maschere
Carnevale maschere

Perdere di vista il proprio figlio, non sapere che fine abbia fatto, è certamente uno dei timori più grandi di ogni genitore. Il libro “Cuore”, pur dipingendo la realtà, è tuttavia scritto con uno stile pacato, proprio dell’artista, quindi questa vicenda ha una felice conclusione, e la piccola, issata su un carro proprio per darle visibilità affinché i genitori possano notarla, viene ricongiunta alla madre addirittura con un dono, un anello con un diamante datole dall’uomo che l’aveva tratta in salvo.

“- Prendi, - le disse, - sarà la tua dote di sposa. – La madre restò lì, come incantata, la folla proruppe in applausi, il signore si rimise la maschera (…)”

Indossare una maschera non è fatto desueto, né circoscritto al Carnevale o ad Halloween. Tutti noi facciamo uso quotidianamente di uno o più travestimenti, e forse quelli indossati durante le feste sono i più sinceri, e mostrano il nostro vero volto.

Bisogna sempre fare attenzione, perché i mostri spesso sembrano degli angeli, ma per fortuna dietro un pirata, spesso può nascondersi un principe.

(foto da angolo della memoria)