Difendiamo la Costituzione più bella del mondo

La Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale della Repubblica italiana, è stata approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il 27 dicembre seguente, pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 298 del 27 dicembre1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio del 1948.

 

Il primo gennaio del 2018 compirà 70 ma non li dimostra, conserva una straordinaria freschezza ed un’impressionante attualità e reclama soltanto di essere attuata nella sua pienezza piuttosto che la necessità di essere revisionata od ammodernata.

È costituita da 139 articoli suddivisi in quattro sezioni:

Principi fondamentali (articoli 1-12);

Parte prima “Diritti e doveri dei cittadini” (articoli 13-54);

Parte seconda: “Ordinamento della repubblica” (articoli 55-139);

Disposizioni transitorie e finali (disposizioni I-XVIII).

La Costituzione Italiana nata dalla Resistenza per consolidare e difendere la democrazia e la libertà appena conquistate nel tempo ha subito delle modifiche, ma per fortuna i principi fondamentali e la prima parte non sono stati messi mai in discussione.

E non poteva essere altrimenti perché i principi fondamentali che stanno alla base della nostra Carta Costituzionale sono tra i più avanzati del mondo ed anche pensare soltanto di poterli modificare sarebbe stato semplicemente blasfemo.

La stessa cosa penso possa dirsi della prima parte della Carta Costituzione dove sono previsti i diritti ed i doveri dei cittadini legati fra loro in un rapporto sinallagmatico così stretto ed indissolubile da rappresentare il nerbo della convivenza all’interno dello Stato Repubblicano.

Elenchiamo solo alcuni dei principi che trovano la loro solenne affermazione nel preambolo della Costituzione:

Il principio personalista, laicista, pluralista, lavorista, democratico, di uguaglianza, solidarista, di unità ed indivisibilità della repubblica, quello autonomista, internazionalista e per ultimo, ma non ultimo, quello pacifista.

Quanto ai diritti ed i doveri basti pensare ai diritti civili, ai diritti etico-sociali, ai diritti economici ed ai diritti politici.

Il solo elenco ci dice quanto e come la nostra Costituzione possa essere considerata all’avanguardia nel garantire i diritti degli Italiani e come abbiano fatto bene gli aspiranti nuovi padri costituenti a non prendere nemmeno in considerazione l’idea di potere modificare la sua prima parte.

La seconda parte, invece, è stata modificata in modo significativa nel 2001 ed altre volte è stata oggetto di tentativi di modifica che non sono stati portati a termine.

Basti ricordare la Bicamerale di D’Alema o la Commissione di Quagliariello che, però, non hanno avuto successo e non sono riuscite a fare approvare dalle due Camere alcuna proposta di modifica.

Diverso è stato il progetto di revisione portato avanti durante il governo Berlusconi nel 2005/2006 che approdò ad un testo approvato dal Parlamento ma che, poi, fu bocciato dagli italiani in occasione del referendum confermativo.

Quel progetto aveva qualche spunto positivo ma è stato percepito come la riforma della Devolution che rischiava di minare l’unità dello Stato e fu per questo che gli elettori giustamente lo bocciarono senza esitazione alcuna.

Dopo anni e tanti tentativi infruttuosi il Parlamento ha ora, durante il Governo Renzi, approvato una significativa riforma della Costituzione Italiana conosciuta sotto il nome di riforma Boschi dal nome del Ministro delle Riforme che ha profuso ogni sua energia affinché tale riforma venisse approvata.

Questa riforma ha preso spunto da esigenze e necessità largamente condivise:

eliminare il bicameralismo perfetto, dare maggiore stabilità al sistema politico italiano, ridurre il numero dei parlamentari ed altri, tanti altri ancora.

Nonostante ciò le forze politiche si sono divise e la riforma è stata approvata col solo voto favorevole del PD e dei suoi piccoli alleati provenienti, tra l’altro, in modo trasformistico da schieramenti opposti.

La critica principale che viene rivolta è che tale riforma, se approvata, in combinato disposto con la nuova legge elettorale (il c.d. italicum) comporterebbe il rischio di una svolta autoritaria ed il timore che possa instaurarsi una sorta di dittatura della maggioranza e dell’uomo “solo al comando” di tale maggioranza.

Ma non è soltanto questo ad allarmare quanti hanno a cuore le sorti della nostra democrazia.

La riforma del Senato, ad esempio, è, a dir poco, approssimativa e pasticciata.

Si è partiti dalla giusta, e largamente condivisa, esigenza di eliminare il Bicameralismo perfetto ma si è finito col partorire una soluzione che lascia molto perplessi tantissimi autorevoli costituzionalisti.

I Senatori non verranno eletti direttamente, avranno l’immunità parlamentare, non costeranno alle finanze statali, hanno la possibilità di intervenire nel processo di approvare le leggi rendendo confusa la divisione delle competenze tra la Camera ed il Senato e senza che ci sia la certezza che il processo di formazione delle leggi possa diventare più spedito ed efficace.

E’ opinione largamente diffusa che piuttosto che un Senato come quello previsto nella riforma Boschi sarebbe stata meglio l’abolizione pura e semplice del Senato.

Il Senato concepito dal neo riformatore costituzionale somiglia più ad un dopo lavoro ferroviario che ad una Camera del nostro Parlamento.


Se venisse approvata questa sciagurata riforma si verrebbe ad avere una Camera (quella dei deputati) di serie A ed un’altra (quella dei senatori) di serie B.


Il lavoro dei senatori, infatti, verrebbe svolto come secondo lavoro e senza avere diritto ad un’indennità.


Non bisogna dimenticare poi che il Senato non sarebbe eletto direttamente da parte dei cittadini. E questo sarebbe un grave vulnus per la democrazia, anzi per quel poco che resta della nostra democrazia!


Si aggiunga che i componenti del Senato, eletti in modo indiretto dai Consigli Regionali, saranno per una parte Sindaci (quasi sicuramente quelli delle più grandi città) e per altra, più numerosa parte, Consiglieri Regionali ed espleteranno il loro mandato nei ritagli di tempo.


Come faranno, ad esempio, i Sindaci di Roma, Milano, Torino o Napoli con tutti i problemi che hanno da risolvere nelle loro città metropolitane a trovare il tempo ed il modo di occuparsi efficacemente delle incombenze del Senato?


Basterebbe questo per poter dire che sarà un Organo poco credibile e che, come detto prima, sarebbe stata sicuramente preferibile la sua abolizione.

Si aggiunga che se la riforma costituzionale venisse approvata le Regioni ne uscirebbero fortemente indebolite e prive di qualsiasi autonomia, anche quelle di natura finanziaria e fiscale, e tutto il sistema delle autonomie in cui si articola l’assetto istituzionale della nostra Repubblica ne uscirebbe fortemente indebolito.

Dopo anni di accesa discussione sul federalismo si rischia di tornare, nel silenzio di tutti, ad un fortissimo centralismo statalista che cancellerebbe tanti anni di progresso sulla via del decentramento e dello sviluppo delle autonomie locali.


E questo rischia di peggiorare anche la qualità della vita dei cittadini, specialmente quella dei pazienti del Servizio Sanitario Nazionale.

Con il discutibile argomento di rendere omogenei i costi della sanità, c’è il fondato timore di avere una sanità livellata verso il basso, si corre seriamente il rischio che si perdano le eccellenze esistenti in alcune Regioni del Nord per avere un pessimo servizio sanitario ovunque, dalle Alpi a Capo Passero.

C’è un’altra ragione che consiglia di respingere nettamente il tentativo di modificare in modo così consistente la nostra bella Carta Costituzionale.

La riforma è stata votata a strettissima maggioranza da un Parlamento gravemente delegittimato dopo che la Corte Costituzionale con la propria sentenza 1/2014 dichiarò l’incostituzionalità della legge elettorale (il c.d. porcellum) con la quale lo stesso Parlamento era stato eletto, anzi nominato.

Le ragioni che stanno alla base della necessità di un voto fortemente contrario non vengono meno per il fatto che la Riforma ha alcuni indubbi aspetti positivi (l’introduzione dei referendum propositivi, l’esame di costituzionalità preventivo delle leggi elettorali, la restrizione del potere del Governo di emanare decreti leggi).

Chi scrive, da sempre interessato alle sorti democratiche del proprio Paese, oggi è in un momento di sofferta riflessione su cosa sia meglio fare, contrastato tra la consapevolezza che una riforma sia necessaria ed il timore che, per i motivi espressi prima, non sia la migliore delle riforme possibili.

Nel mezzo di questa sofferta ed incerta riflessione mi è venuto in mente che nella scienza medica a tutela della salute si applica il principio di “precauzione”.

Se esiste anche soltanto un serio dubbio che la costruzione di un impianto, l’uso di un materiale o di una tecnologia possano mettere a rischio la salute dei cittadini la costruzione di quell’impianto non si autorizza, quei materiali e quella tecnologia non si usano.

Credo che la democrazia e la libertà rappresentino la salute dell’anima di un popolo e se esiste anche solo il ragionevole dubbio, ed a sentire tanti ed illustri costituzionalisti siamo già oltre il ragionevole dubbio, che la Riforma della Costituzione di conio renziano possa mettere a rischio la salute della nostra anima di cittadini liberi e democratici, questa riforma non deve essere approvata.

Che ci sia una diminuzione della rappresentanza democratica è confermato

dall’aumento delle firme necessarie per presentare le leggi di iniziativa popolare (passerebbe da 50.000 a 150.000),

dall’innalzamento (per abbassare il quorum) delle firme necessarie per chiedere il referendum (in questo caso passa da 500.000 a 800.000),

dall’abbassamento del numero dei voti necessari per eleggere il Presidente della Repubblica ( dopo il settimo scrutinio basterebbe la maggioranza semplice dei votanti e non quella di tutti i componenti del corpo elettorale).

Ci sia consentita infine una valutazione estetica sul testo della riforma.

Provate a leggere alcuni articoli, ad esempio l’art. 117, e vi accorgerete come sia scritto male, malissimo. Sembra uscito dalla penna di qualche avvocaticchio delle ormai abolite preture!


Uno dei vanti della nostra Costituzione era (e speriamo resti) la sua bellezza letteraria, non a caso

Qualcuno sostiene che approvare la c.d. Riforma Boschi equivale a sfigurare una bellissima donna buttandole dell’acido sul viso: facciamo in modo che una simile brutalità non accada!

Difendiamo la Costituzione che, come ha detto il grande Benigni, è la più bella del mondo ed aspettiamo tempi e legislatori migliori per fare le modifiche veramente necessarie alla sua seconda parte! 

Ed è per questo che io non l’approverò ed al referendum d’autunno voterò no senza esitazione alcuna!

 

 

Paese senz’anima

Che ti succede
Bel Paese antico?

Perché un tuo figlio
non è dell'altro amico?
Quale male oscuro
ti attanaglia?
Chi avvicina al fuoco
tanta paglia?
Corre il pensiero
ai valorosi padri,
ai grandi artisti,
ai poemi, ai quadri.
All'eroe dei due mondi,
a Cavour, a Mazzini,
al Sommo Poeta,
a Verdi, a Puccini.
Grande era Roma,
Bologna dotta,
povera Italia
come sei ridotta!
Non sei unito
Bel Paese antico
perciò un tuo figlio
non è dell'altro amico!
Da Capo Passero
al monte Cervino
è lungo, accidentato
il tuo cammino.
Sei senz'anima
e senza sentimento
e non te li può dare

il Parlamento!