Brexit: gli inglesi ci lasciano.

Ho avuto la fortuna ed il privilegio di vivere a lungo a Londra, per i miei studi ed il mio lavoro.

Devo moltissimo a quella città, al suo popolo, alla sua civiltà e ai suoi insegnamenti. Nel corso degli anni ho capito che il livello culturale di un essere umano non dipende solo dagli studi che ha fatto, ma soprattutto dalle differenze con le quali si è misurato.

 

E Londra e il Regno Unito sono forse il luogo ideale della sintesi di questo pensiero.

Chiunque abbia avuto l’opportunità di spendere del tempo in quella città e in quel paese ha senz’altro subìto la benefica contaminazione dalla più antica democrazia sulla Terra e da tutti gli immensi valori che essa contiene, un patrimonio dell’umanità.

Ma adesso qualcosa sembra essere cambiato.

Quelli che fino a ieri erano uno dei migliori esempi d’ integrazione tra i popoli, ora hanno detto basta, ce ne andiamo, vogliamo stare di nuovo da soli, ci avete stancato e deluso.

Già, gli inglesi, isolani e poco portati a fraternizzare, un po’ snob, eppure con un profondo rispetto per la differenza, nell’accezione positiva del termine e che tanti anni fa votarono compatti per far parte dell’Europa.

Nel mio paese, come purtroppo spesso accade, ho assistito a delle dichiarazioni a dir poco inquietanti sul tema della Brexit:

Il popolo non può votare su temi così importanti, la democrazia per queste cose deve essere solo rappresentativa,

è l’ignoranza che ha causato questa uscita degli inglesi dall’Europa.

Parole gravissime, dette e scritte da politici, giornalisti, uomini di “ cultura”, e questo ci fa ancora una volta capire non soltanto come la nostra Italietta sia mal governata ed amministrata, ma soprattutto come l’italico pensiero, almeno di quelli chiamati ad esprimerlo pubblicamente sugli organi di informazione, sia così lontano dal paradiso del vivere civile.

Una banda di penne vendute, di politici corrotti e di amministratori falliti che dà lezioni di democrazia a chi l’ha inventata.

Ed anche questo mi fa pensare. Si perché quasi tutti in questo paese sono a parlar male di quello che è successo il 23 giugno in Gran Bretagna, ad esprimere giudizi sulla moralità e sul valore etico di quel voto.

Noi che sinceramente di moralità e valori etici siamo tra gli ultimi e non soltanto in Europa, noi che passiamo da un padrone all’altro della nostra politica, noi che votiamo una faccia simpatica e divertente piuttosto che un programma , noi che abbiamo il più alto numero di femminicidi, l’unico paese al mondo ad avere tre organizzazioni criminali (le più forti sulla faccia della Terra) che vivono da più di cento anni colluse con lo Stato, noi che consideriamo l’educazione e l’impegno civile come un fastidio, beh, dunque noi diamo lezioni di civiltà…

Ci sarebbe da ridere, ma purtroppo non è che sia poi così divertente.

Allora mi viene da pensare, ma cos’è che li ha spinti fin là?

Prima di tutto è già incredibile che per loro sia stato possibile decidere su questo argomento, cosa costituzionalmente a noi NEGATA.

Poi ho cominciato a chiedere ai diretti interessati le ragioni di quella scelta, ed alla fine è venuto fuori che tutti questi anni di Europa, anche se hanno portato inizialmente un parziale benessere economico, alla fine si sono dimostrati un problema più che una soluzione e peggio ancora una riduzione sulla possibilità di fare scelte sulla loro politica interna e riducendone quindi la libertà.

Parole forti, quasi sconcertanti, anche se non da tutti condivise (in realtà soltanto il 52% contro il 48% ha votato l’uscita) dette da chi la libertà la considera come una persona di famiglia.

Ma, se andiamo a vedere, una realtà molto vicina alla nostra.

Con una piccola ricerca ho analizzato le statistiche del welfare inglese elargito in questi decenni anche a molti cittadini europei, come da trattato.

Una in particolare mi ha fatto sorridere amaramente, una tra le tante che metto in evidenza perché ci riguarda.

A metà degli anni ’90 (e poi anche successivamente) il comune di Londra ha sospeso gli “income supports” (una sorta di reddito sociale) ai cittadini italiani, spesso studenti o supposti tali.

La ragione di tale sospensione era dovuta al fatto che un gran numero di questi personaggi (circa mezzo milione) erano spesso figli di liberi professionisti benestanti che, spacciandosi per immigrati, si recavano in Inghilterra per imparare la lingua, usando il beneficio di corsi gratuiti, quasi sempre in estate, organizzati dal comune londinese, richiedendo poi, non contenti, anche i soldi per il soggiorno… insomma una vacanza studio a spese dello Stato inglese fatta dai figli di papà.

Un beneficio che quel comune prevedeva per i cittadini della comunità europea che avevano realmente bisogno di aiuto, senza fare discriminazioni.

Ci facciamo riconoscere d’ovunque, i furbetti del sussidio… in un paese dove chi lo prende se ne vergogna realmente! E’ ovvio che se ne siano accorti presto (lì fanno dei controlli accurati, a differenza nostra) ed hanno sospeso solo a noi italiani questo servizio per alcuni anni.

Gli inglesi non hanno mai creduto fino in fondo all’Europa, legati per così tanti anni al Commonwealth ed ai privilegi che ne portava, con una moneta forte, alla quale si sono guardati bene dal rinunciare.

Hanno sempre creduto fortemente in loro e nei loro principi, fedeli alle loro tradizioni ed alla Regina. Molto criticati da tutti in Europa, ma molto stimati, al punto che l’UK si può senza dubbio definire per civiltà il paese di riferimento nel nostro continente e non solo. Loro stessi si definiscono ingenui e sciocchi, ma ne vanno fieri e non è poi così difficile capirli.

Si, in questa Brexit ci sono molti punti oscuri:

la Scozia e l’Irlanda del Nord che vogliono la secessione e poi però chiedono di stare in Europa.

Come se Piemonte, Triveneto e Lombardia volessero staccarsi dall’Italia ma rimanere in Europa.

Forze politiche nuove guidate da idee non proprio originali ed innovative come quelle di Farage e di UKIP ( sigla dell’ United Kingdom Indipendence Party, acronimo semplificato di “ You Keep” tu conservi).

Sembra poi che una piccola parte di coloro che hanno votato l’uscita si sia ora pentita.

Ma non si torna indietro. La Camera dei Lord (il nostro Parlamento) potrebbe anche non riconoscere questa decisione popolare, ma nessuno dei politici che ne fanno parte si sognerebbe mai di andare contro tale responso.

A tal proposito mi viene in mente cosa avrebbe fatto in questo caso il Parlamento italiano...

Un bel po’ di caos, com’era inevitabile, ma anche una notevole dimostrazione di coraggio.

E’ ancora troppo presto per fare dei bilanci sull’esito di questa consultazione, ma, al di là di tutte le funeree previsioni, sembra che l’effetto devastante che si annunciava con la Brexit non sia poi ancora arrivato e non soltanto per loro. Anzi, le ultime notizie danno i mercati in rialzo e gli accomodamenti europei sembrano aver addirittura ridimensionato i livelli di forza all’interno della Comunità.

Pochi giorni fa la BCE ha deciso di appoggiare la regola che permette al nostro Stato di finanziare le banche bisognose di credito, ma sane nei bilanci, con 150Mld di Euro, andando per una volta (guarda un po’ proprio dopo l’uscita inglese) contro i diktat germanici ed alleggerendo non di poco la pressione sugli istituti, tra l’altro facendo un grosso favore anche alle banche tedesche tra le più sofferenti nel  continente.

Inoltre, a quanto sembra, da adesso in poi i vertici Europei ci vedranno meglio rappresentati e considerati. Insomma, almeno per il momento non è tutto così catastrofico come molti “ professori” e grandi esperti  della nostra misera politica ( tra l’altro spesso autori di sfaceli nel nostro Paese e che al tempo predicevano un benessere ed una ricchezza senza precedenti per il nostro popolo con l’entrata dell’Euro) ci avevano teorizzato, annunciando all’orizzonte terremoti irreversibili.

Ma vuoi vedere allora che, con questa Brexit,  gli inglesi così fessi forse ci hanno ancora insegnato qualcosa?

(foto da crusaderjournal.com,