Restare in silenzio, testo e traduzione della poesia di Pablo Neruda
Restare in silenzio, poesia di Pablo Neruda
Dalla musica, il concetto di silenzio può essere inteso come assenza di suono?
Nel caso di poesie è, in un'analogia per la loro qualità sonora, l’assenza dalla parola?
Tale assenza non significa mancanza di possibilità di comunicazione, perché il silenzio è parte responsabile per la comunicazione, è una voce differente, oltre riguarda l’inesistente o ciò che non merita di essere espresso.
In questo senso si può annunciare che il silenzio è l'apertura di ogni poema?
È appropriato che una delle più grandi poesie sul silenzio sia una chiamata al silenzio.
La poesia nasce dal silenzio nello stesso modo in cui la musica è lo spazio tra le note, secondo Debussy.
E se il silenzio di Jorge Luis Borges è Non dire nulla, non chiedere nulla. /Quando vuoi parlare, resta muto / Lascia che un silenzio infinito sia il tuo scudo / E allo stesso tempo la tua spada perfetta.
E se è un silenzio che duele… quello dell’indifferenza, quello della noia, quello dell’ignoranza.
Si può essere anche doloroso, per chi resta in silenzio, per chi aspetta.
Il silenzio altrove, fra altri poeti, è potenzialità, è la fonte inesauribile della parola creativa, è l’attimo che si fa luce sopra l'abisso per sempre.
Restare in silenzio
Però Pablo Neruda, nella sua poesia, chiede silenzio e apprendimento dalla terra, che nel silenzio alla morte dimostra che la vita è più forte.
Quindi aspettiamo, contiamo fino a dodici, fermi, senza muovere nulla, sospesi. Forse si fermeranno le guerre, forse le persone smetteranno di soffrire per le loro ferite, forse chi uccideva cambierà pelle.
Un solo attimo silenzioso può cambiare tanto le persone?
Potrebbe il cacciatore di balene, per una volta aver pietà della sua preda?
Forse l’unica cosa è provarci, trattenere l’istante e vedere cosa può fare il silenzio
Ora, senza ulteriori indugi di parole, che macchierebbero il silenzio, potremmo… A callarse (Restare in silenzio, Pablo Neruda).
Restare in silenzio, testo della poesia di Pablo Neruda
