Mohammad, gattaro di Aleppo, e l’incontro con Alessandra in ricordo del gatto Ernesto

Siria. Aleppo.

Distruzione. Rovine. Morte.

Sangue. Dolore. Sofferenza.

Paura. Angoscia.

Polvere. Fame. Sete.

Solitudine. Terrore.

Incredulità.

Sensazioni che attraversano e attanagliano l'animo di chi vive quotidianamente i bombardamenti nella città siriana.

Una bambina che ha perso i genitori deve abbandonare quella che era la sua casa e città per cercare una speranza altrove, presso altri parenti.

È costretta a lasciare il suo gatto. Non può portarlo con sé in un viaggio sconosciuto, in condizioni difficili, in luoghi ostili anche per gli umani.

Piange perché deve partire senza il suo piccolo amico, compagno di momenti felici, ed è disperata di doverlo lasciare in mezzo a una folle guerra per affrontare l'ignoto. Lei perlomeno avrà il sostegno dei familiari ma il suo gattino come farà da solo? Anche lui avrà fame, sete, paura e soffrirà il distacco dall'amica.

La bambina si reca a casa di Mohammad Alaa Aljaleel:

faceva l'elettricista prima che la guerra stravolgesse la sua vita e ora si ritrova a guidare autoambulanze per soccorrere le vittime di un'assurda violenza.

La bambina sa che lui ama i gatti e gli chiede di averne cura: le promette di farlo in attesa del suo ritorno, riuscendo così a mitigarne il dolore.
Mohammad avrebbe potuto rifugiarsi in Turchia con la famiglia ma ha deciso di rimanere per aiutare la popolazione e dare una speranza al suo paese.

La promessa alla ragazzina è stata mantenuta andando oltre perchè, da quel momento, ha iniziato a occuparsi dei felini randagi che incontrava ad Aleppo o che gli lasciava chi era costretto a fuggire, creando un rifugio per loro e procurandogli l'appellativo di "The cat man of Aleppo" che si può tradurre come il gattaro di Aleppo.

Le bombe colpiscono senza fare distinzioni, provocando morte e dolore.
Mohammad tutti i giorni rischia la vita per portare i feriti dai medici, estraendo dalle macerie bambini, adulti e anziani. Talvolta anche gli animali vengono tirati fuori dalle abitazioni crollate.
Che fare?

Aljaleel è musulmano ma per lui credere in Dio significa credere nella pace, nell'amore e nella misericordia, non cagionare male a nessuno e non fare alcuna differenza con chi professa altre religioni poichè le persone devono essere unite da valori universali quali l'umanità e la misericordia. Valori che, se universali, si applicano nei confronti di tutte le sofferenze.
"Chi nel proprio cuore ha pietà per gli esseri umani ha pietà per ogni essere vivente", sono le sue parole. Il dolore è uguale per tutti.

Il gattaro di Aleppo lavora per una onlus francese, Syria Charity, e la sua storia venne raccontata in un articolo su Facebook.

Una studentessa di origini libanesi dell'Università di Milano, Alessandra Abidin, aveva da poco perso il suo adorato gatto Ernesto e cercava un'occasione per ricordarne la memoria. Restò affascinata dal coraggio e dalle azioni di Mohammad e, conoscendo l'arabo, riuscì a mettersi in contatto con lui.

Si appoggiò alla onlus francese per inviare una donazione ma poi decise di creare un gruppo Facebook, "Il gattaro di Aleppo", che in pochi mesi raggiunge le 4.000 iscrizioni.

Le donazioni, il cui elenco è visibile e di cui sono pubblicati i bollettini a favore di Syria Charity per garantire trasparenza, permisero ad Aljaleel di aprire un rifugio intitolato al gatto Ernesto, a sfamare gli animali e a pagare degli aiutanti.

L'uomo cerca di coinvolgere i bambini facendosi aiutare nella gestione del gattile e dando una piccola somma a quelli che gli portano i gatti, scoprendo come queste azioni possano contribuire a regalare un po' di serenità a ragazzi che vivono giornate che non sono affatto normali.

Dedicandosi ai felini dimenticano per un attimo la follia in cui vivono, ricevendo affetto e calore e sentendosi protagonisti di azioni positive che apportano benessere reciproco.

Deve essere difficile credere all'esistenza dell'amore e della serenità ad Aleppo, sia per gli umani che per per gli animali.

Il gruppo Facebook informa i donatori dell'attività svolta e racconta le vicende dei piccoli ospiti del rifugio, che non sono solo felini.
Una delle storie più struggenti riguarda la gatta Monnalisa.

E' una micia a pelo lungo che di sicuro aveva una famiglia ma che è fuggita o perita: era in una zona disabitata, con una frattura alla zampa che è stata curata ed è guarita. Quella che non è guarita è invece la ferita interiore: il suo sguardo è rimasto triste come quando è stata trovata.

Rimane in disparte, non gioca mai, non corre come gli altri gatti.

Quel che ha vissuto ha creato un trauma che difficilmente sparirà, come la nostalgia della famiglia che ha perso, o il terrore e la morte che ha visto e incontrato in maniera difficilmente immaginabile per chi vive lontano da quell'inferno.

Con i soldi raccolti dal gruppo italiano di Facebook si è deciso di realizzare qualcosa anche per i bambini: un parco giochi protetto accanto al gattile, un pozzo per l'acqua e la distribuzione di latte nelle scuole che, per sicurezza, sono state trasferite negli scantinati.

Sono azioni con cui si cerca di aiutare i componenti più fragili della società, bambini e animali, per regalare un sorriso e un abbozzo di normalità.

In mezzo alla distruzione il rifugio di Mohammad spicca alla vista per la presenza di uno striscione in lingua italiana con il nome del gattile,

" Rifugio Ernesto – Il Gattaro d’Aleppo",

e di un parco giochi curato e funzionante al suo fianco .

La bambina che ha lasciato il gattino ad Aljaleel è in contatto con lui e può vedere le foto del felino.
Alessandra, che ha cercato di supportare Mohammad spinta dall'affetto per il proprio animale, coltiva il desiderio di poterlo conoscere di persona.

Molti l'hanno criticata per aver indirizzato la sua azione a favore degli animali e non delle persone, ma lei risponde che gli animali non hanno colpa per situazioni create dall'uomo e come l'uomo vanno aiutati.

Inoltre, il soccorso inviato ai gatti è arrivato anche alla popolazione grazie ai progetti riguardanti i bambini.

Alessandra non può andare in Siria per conoscere Mohammad e lui ha deciso di rimanere in quel paese per sostenere umani e animali.

Solo se l'infernale guerra creata dall'uomo avrà termine sarà possibile il loro incontro.
Alessandra ha dato origine a un gesto che ha creato una rete di solidarietà arrivando concretamente in Siria per migliorare qualcosa.

Mohammad agisce sul campo rischiando ogni giorno la vita per diffondere messaggi di speranza e amore.
Siamo in molti a volere che il loro incontro si realizzi al più presto.

Articolo Paola Iotti su CaffèBook Mohammad, gattaro di Aleppo, e l’incontro con Alessandra in ricordo del gatto Ernesto

(foto da theodyssey online)