La movimentazione delle masse: complessità o semplificazione?

Quello che andiamo fare oggi o, almeno, che si tenterà di fare, è porre in essere un viaggio tra le complessità del movimento delle masse e come, ad esso, il pensiero comune si pone e contrappone. Nessuno può ergersi a detentore dell’assoluta verità; men che meno chi scrive. Tuttavia abbiamo, nella correttezza intellettuale, il dovere di tentare di vedere. Vedere…

Qual è il mezzo che, oltre la semplificazione, ci permette di Vedere? Tentiamo con un esempio.

«Maria è una presuntuosa.» E’ vero; tutti la conosceranno come presuntuosa e tutti diranno; «Chi, quella presuntuosa?» ma Maria, non è solo presuntuosa. E’ anche una figlia assennata, tiene al proprio lavoro, è una brava mamma, ha tanti amici e via di seguito. Quindi, la persona di cui tutti parlano, non è semplicemente la presuntuosa; ma ha una complessità. Le cose, le persone e il pensiero e qualunque cosa ci circondi non sono mai “o” “o”; al contrario sono “e” “e”. La visione dell’insieme, quella cosmica.

Il sole è vita ma è anche morte e, in tutta probabilità, sarà colui il quale, dopo aver creato, determinerà la fine della nostra esistenza e di quella del proprio sistema.

In questo periodo, dopo il terremoto distruttivo che ha visto coinvolti i Comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, è stata riesacerbata la polemica circa l’immigrazione.

La fiera delle banalità a cui abbiamo assistito, soprattutto sui social e testate giornalistiche, si potrebbe riassumere nell’infinita serie di amenità simili a quelle degli anni ‘60/’70:

cacciate i profughi dagli hotel e metteteci i terremotati, via dall’Italia lo straniero, via dall’Italia gli italiani, i profughi hanno più diritto in quanto noi abbiamo portato la guerra, i profughi scappano loro malgrado mentre le case sono crollate perché la gente le ha volute così, gli extracomunitari non vogliono lavorare, , gli immigrati rubano il lavoro, sono tutti terroristi e sono tutti delinquenti, il mondo va male per colpa delle religioni (che chi scrive ritiene essere la più banale e insensata mai pronunciata nella storia del genere umano) e via di seguito.

I siciliani sono tutti mafiosi è una realtà provinciale e amena con la quale abbiamo dovuto confrontarci per tanto tempo; e forse, non ancora abbandonata quando, inevitabilmente, ci ricorda i mussulmani sono tutti terroristi.

Viviamo in una società che, costantemente, si confronta con il pensiero provinciale della cosa che inevitabilmente ne esclude un’altra. Facciamo un esempio;

non si devono aiutare gli animali perché ci sono i bambini che muoiono di fame. Bambini dei quali, dopotutto, nessuno si occupa mentre, in verità, la coscienza civile e sociale nei confronti della protezione animale è tutto tranne che adeguata.

I bambini continuano a morire di fame e gli animali continuano ad essere vittime di violenze e abbandono. Si perpetra l’infelice pensiero come se non fosse assolutamente possibile occuparsi di entrambi o come se non ci fossero sufficienti risorse, umane e materiali, per farlo.

Il continuo e persistente delirio della priorità che, tutto considerato, non consente di occuparsi di un granché.

Da sempre, grandi masse di uomini si sono movimentati attraverso i confini di continenti, culture, civiltà, imperi e nazioni. Noi europei siamo figli di due tra le più vaste masse di persone che nel lontano passato, tra l’8000 e il 1500 a.C. mossero verso il continente; i popoli preindoeuropei, prima, e indoeuropei dopo.

Siamo tutti figli di extracomunitari; lo erano i romani, gli illiri, i liguri, i celti i germani i vichinghi e via di seguito.

Roma, più di tutte, nei secoli vide una movimentazione infinita di masse. Lungo le strade di Roma mossero genti, culture e uomini, provenienti da ogni dove.

A quel tempo, il concetto di razza non esisteva e vedere persone dal colore di pelle diverso non faceva certo notizia. Nigro o niger, erroneamente interpretato in senso spregiativo, era l’appellativo che, solitamente non indicava il colore della pelle, ma la provenienza geografica; Niger, Africa. Purtroppo, come il termine razza, negro fu vittima della cieca semplificazione.

Oggi, rispetto al 100 d.C. quando Traiano affermò: «Posso condannare una persona perché ha infranto le leggi di Roma; ma non perché segue una filosofia di vita come quella cristiana» abbiamo accesso all’informazione più di quanto non si potesse all’epoca dei fatti.

Abbiamo la conoscenza in pugno. In un clic, facciamo quello che Traiano era costretto a fare in mesi e mesi di cammino; viaggiamo lungo l’intero pianeta seduti comodamente sul nostro divano preferito. Eppure, il pregiudizio e le amenità, stupirebbero persino Traiano se solo leggesse un qualunque post di un social.

Ma andiamo al dunque; le grandi masse movimentano e con esse le più grandi filosofie e le religioni.

E’ indubbio che esse siano utilizzate come veicolo; la storia lo insegna. Le ideologie tra le più deleterie, hanno utilizzato da sempre le masse, i pensieri filosofici più diffusi e le religioni proprio perché capaci di diffondere a macchia d’olio tra le spire di vaste etnie. Nello specifico, l’ideologia terroristica ha posto le basi su quella che è la riscrittura e la reinterpretazione del Corano originale.

In buona sostanza, ciò che ascoltate, nella maggior parte dei casi, non è parola di Maometto bensì della riscrittura del 700 d.C. e di ideologhi che, nel giro di un ventennio, hanno fatto fare al mondo arabo un salto all’indietro di cinquecento anni.

Il “mondo” arabo, (quando chi scrive, pone mondo tra virgolette per via di assoluto rifiuto dell’aberrante concetto di mondo soprattutto quando parliamo di cultura piuttosto che il femminile o mondo gay e via di seguito) è il primo agnello sacrificale della suddetta ideologia estremista e radicale.

La prima vittima.

Vero è che non tutti i mussulmani sono terroristi ma è anche vero che tutti i terroristi sono aderenti al radicalismo islamico.

E’ vero che coloro i quali arrivano con i barconi della morte fuggono da zone di guerra o di repressione; ma è vero anche che, unitariamente ai disperati, arrivano coloro i quali sono costretti a fuggire per via dei problemi con la giustizia o coloro i quali partono per la missione di “guerra contro l’occidente”. Non è vero che non abbiano voglia di lavorare.

Se ne conoscono un’infinità e lavorano tutti; uomini e donne. Tuttavia, che le comunità tendano a chiudersi a riccio e rifiutare l’integrazione a tutti gli effetti, è molto diffusa. Molto diffusa; ma non sempre è così. Esempio eclatante sono comunità sparse nel nostro Paese che sono perfettamente integrate con la cultura occidentale nonostante aderiscano saldamente alle proprie radici.

Gli occidentali sono tutti razzisti? No, non lo sono tutti ma ce ne sono. E i mussulmani? Sì, non tutti, ovviamente, ma ce ne sono. Il razzismo e l’intolleranza e insofferenza nei confronti del diverso è diffusa in tutte le culture e sotto qualunque aspetto; colore della pelle, cultura, religione filosofia di vita e via di seguito. Non dobbiamo pensare che solo le persone di colore siano vittime di razzismo, perché lo sono anche i bianchi, i rossi e i gialli.

Pertanto tutti ne sono vittime e tutti ne sono carnefici.

Condannare con forza chi dice via i negri dall’Italia, ma condannare con la stessa determinazione chi dice via gli italiani dall’Italia. Non farlo, determinerebbe la sconfitta dello stesso principio di tolleranza; che sia posto in essere da una parte o dall’altra.

L’intolleranza va condannata; sempre e senza alcuna giustificazione.

Vero è che la sedicente guerra all’occidente non sia guerra di religione ma una guerra di conquista; tuttavia, anche l’occidente è in perenne guerra di conquista.

E’ cosa vera che il “mondo” arabo tiene sotto ricatto l’occidente in fatto di petrolio, ma è altrettanto vero che, le guerre combattute sono poste in essere sotto la guida dei grandi monopoli multinazionali che, a loro volta, ricattano gli stati alleati e che, di fatto, gestiscono le nostre vite. Ricordiamo che, le energie alternative, sono profondamente avversate da tali mostri economici.

Andare avanti sarebbe quasi scontato, mentre l’articolo, prima o poi dovrà anche terminare.

Ricordiamo sempre che, da qualunque parte la si voglia guardare se le considerazioni sono poste in essere a metà, che sia da una parte piuttosto che dall’altra, è solo cieca ideologia.

Abbiamo terribilmente bisogno di idee; non di ideologie. Viviamo in pieno oscurantismo culturale, sociale e economico e se non poniamo in essere un serio recupero della visione cosmica, quella dell’insieme (si possono estrarre i terremotati dalle macerie ma anche gli animali d’affezione) le cose andranno sempre peggio.

E la visione dell’insieme, non ce la fornisce lo Stato il quale, tra le altre cose, ha rimosso lo studio delle antiche culture e dell’educazione civica dai programmi scolastici.

Tuttavia, occorre ricordare che, in talune circostanze, l’odio sociale può essere esacerbato dalla disparità di trattamento (come il rispetto delle leggi dello Stato) tra autoctoni e extracomunitari e può contribuire alla energica contrapposizione; ma non ne è la causa e non la ragione.

E’ importante per tutti noi, non dimenticare mai che le più grandi ideologie hanno visto una nascita, un’acme e una fine; sempre.

Senza se e senza ma qualunque ideologia che sia politica, filosofica, religiosa o di pensiero, che tenti di inscatolare l’esistenza e l’essenza dell’uomo deve essere avversata e combattuta; ma non con le bombe.