I Movimenti, le Opposizioni, il Governo.

Nonostante le reiterate richieste della maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento, che sono convinte (o almeno così dicono) che l’attuale Governo sia un disastro per il Paese, il Governo continua tranquillo per la sua strada e continua a governare.

Come scrivevo nel mio precedente articolo, a rigor di logica è una cosa strana.

I Movimenti, i Partiti e le opposizioni presenti in Parlamento, dispongono di una più che ampia maggioranza per costringere il Governo a dimettersi. Eppure non lo fanno.

Vi siete chiesti perché?

Io me lo sono chiesto e, nel mio piccolo, mi sono dato una risposta.

Considerate che oggi il Movimento più significativo del panorama politico italiano raggiunge, grosso modo, un quarto dei voti.

Per comodità associo, in un discorso che è di linee generali, anche i nuovi Partiti che, come in una perenne divisione cellulare, si staccano da un Partito consolidato per dare vita ad un nuovo Partito e le minoranze interne che ancora aspettano la dittatura del proletariato e si ostinano a parlare ancora di “classe operaia”.

Sarebbe interessante, magari in futuro, ragionare sul perché nascano così tanti nuovi partiti ogni tre, quattro mesi.

Il Movimento è, tra tutte le forme di aggregazione politica, il più facile e il più vantaggioso. In teoria (ma è pura teoria, ovviamente) chiunque abbia un po’ di senso pratico e vive nel Paese Reale e non nel Paese Lassù, volendo, può creare un Movimento e arrivare a occupare le sue brave poltrone. Ovvio che se sei già un personaggio famoso questo aiuta. E se sai usare il web questo aiuta.

Qual è il vantaggio di un Movimento?

Semplice: non è costretto a fare politica. Un Movimento ha bisogno unicamente di un Leader Maximo, che sa galvanizzare la gente e di un esercito di adepti che diffonda il verbo.

A un Movimento basta indicare un obiettivo, che sia largamente condiviso dalla popolazione, e ingaggiare una battaglia. Tutto qui. Ovviamente, tanto più è disastrato il sistema, tanto più è facile la battaglia.

Basta un solo obiettivo, basta un solo slogan. “Onestà” “Trasparenza” “le ruspe” il “padroni in casa nostra” un “Paese Liberale” “Basta burocrazia” e chi più ne ha più ne metta.

Uno solo di questi slogan, ben sfruttato, può portarti le tue brave poltrone. Ovvio che se sei già famoso o potente, in partenza, la strada è tutta in discesa.

Nessuno si fermerà a chiedersi quali competenze hai se sei un comico famoso, un imprenditore vincente e così via. Fare spettacolo o fare azienda non significa, automaticamente, che sai fare Politica.

Ma chi vota non lo sa. Basta una parola d’ordine, un’hastag e la macchina parte e divora la strada. Tanto più è disastrato il Paese, tanto più sei bravo a fare propaganda, tanto più il tempo di attesa, per entrare nella stanza dei bottoni, si accorcia.

Un Movimento non deve dimostrare di saper governare o di aver governato bene. Deve solo promettere, in modo efficace, che risolverà questo o quel problema o anche tutti, con un solo colpo di bacchetta magica.

Se lavori bene, le poltrone sono assicurate. E quando hai conquistate le tue brave poltrone, poche o tante che siano, di fatto sei un Partito. Poi, ovviamente, ognuno può decidere di farsi chiamare come vuole: “Movimento” “Gruppo” “Lega” “Laboratorio” “Costituente” e così via. Di fatto, se sei in Parlamento, con i tuoi bravi Senatori e Deputati, sei un Partito. E qui cominciano i problemi.

Quando sei in Parlamento, ma ancora non fai parte della maggioranza, sei un partito di opposizione. Fare opposizione è pur sempre una cosa facile:

non devi dimostrare di saper governare, dal momento che non hai mai governato.

Ma anche se hai già governato, l’opposizione resta una cosa facile.

Fate questo esperimento: se vi chiedo se è possibile aumentare le pensioni e cosa bisogna fare per riuscirci?

Se vi chiedo come fare per dare più soldi alla scuola o alla sanità? La vostra risposta, molto probabilmente, sarà: “Tagliare gli sprechi” “Combattere la corruzione”. Facile a dirsi. 

È quasi naturale rispondere così, in un Paese come il nostro.

E fino a quando sei una forza di opposizione, puoi continuare tranquillamente a vivere di rendita, grazie ai tuoi slogan. A questo punto è necessaria una piccola diversificazione.

Se il tuo interesse è semplicemente aumentare i tuoi voti, le tue poltrone, puoi fermarti agli slogan, alle frasi fatte, ai rimedi populistici e così via.

Per fare un esempio:

se il tuo partito ha conosciuto tempi migliori, è stato addirittura forza di Governo, con i suoi bravi Ministri, Sottosegretari, Banche e tutto il resto e oggi langue intorno a un inutile quattro, cinque per cento e il tuo interesse a riconquistare semplicemente un po’ di voti, allora il gioco è facile: ritrovi i tuoi vecchi slogan, parli alla pancia del Paese, dai l’idea di cercare la rinascita, il riscatto o anche la rivoluzione e così via.

La propaganda è così efficace che in men che non si dica raggiungi il tuo quindici per cento o anche più. Se invece il tuo scopo non è semplicemente conquistare voti, ma arrivare al Governo del Paese, allora… allora la cosa si complica maledettamente.

Allora le parole che hai detto, le cose che hai fatto, i tuoi slogan, gli hastag che hai lanciato, diventano pesanti come le pietre. Diventano macigni.

Il leader del “Leave”, Farage, ha candidamente confessato, il giorno dopo aver vinto il referendum per la Brexit, di aver mentito ai propri elettori.

Evidentemente Farage punta a conquistare le sue poltrone, avere i suoi voti, sedere in Parlamento, in Europa. I sostenitori della Brexit, della sua parte politica, saranno comunque contenti di lui.

Hanno vinto il referendum.

Arrivare al Governo, per lui, però, sarebbe estremamente difficile, dato il precedente.

Quando, grazie ai tuoi slogan, arrivi alle poltrone e punti al Governo, sei costretto a vere e proprie piroette, voltafaccia, dietrofront e così via.

E così può capitare che una Sindaca neoeletta che è stata candidata da un Movimento che ha sparato (e spalato) a zero su tutte le Istituzioni della Repubblica, si auguri una “corretta collaborazione istituzionale”!

Può capitare che, fino a quando eri in campagna elettorale, dicevi di avere già tutto pronto: Programmi, Tagli, Esperti, cose da fare e così via.

Una volta eletta però, una volta che cominci a intravvedere cosa significa fare politica, passano dieci giorni e non riesci nemmeno a fare la Giunta.

Tra il dire e il fare… Se continui a offendere i tuoi avversari e definirli idioti per anni, fino a quando sei in campagna elettorale, non ti puoi aspettare che quegli stessi idioti collaborino con te, quando arrivi a conquistare le tue poltrone e aspiri al Governo.

Fino a quando si vive di slogan “uno vale uno”. Ma se arrivi a conquistare le tue poltrone, per mantenerle, come dicevo in un altro articolo, “sospendi la democrazia per un po’” e nomini un Direttorio. E quando sarai al Governo?

Ancora peggio!  Un Partito “consolidato” ha al suo interno professionalità, esperienze, capacità tali da essere più o meno autosufficiente per nominare un Governo.

Ma se non le hai queste figure, al tuo interno? Hai solo due alternative: o ricorrere alla rete o ricorrere a professionalità esterne. Nel primo caso, potrebbe risultare eletta la casalinga di Voghera per la carica di Ministro degli Esteri o che so io.

Oppure cerchi fuori dal tuo Movimento.

Ma come l’esperienza di uno dei primi dietrofront dimostra, un Economista che si rispetti, per fare un esempio, certamente non sarebbe disposto a firmare un atto di sottomissione a una ditta di marketing.

Sarebbe il Ministro delle Finanze che fa la “sua” politica finanziaria, non necessariamente quella del Movimento. Lui ti fa un favore, ma alle sue condizioni, per fare la sua e non la tua politica economica, visto che tu non sai nemmeno da dove cominciare! Per carità di Patria mi fermo qui e passo all’altro fronte.

Temo che nei mesi a venire ne vedremo moltissime di piroette, di voltafaccia, di conversioni a U. La parola ”moderato” si coniuga difficilmente con le ruspe. Così come una rivoluzione che nasce con un “Vaffa…” è difficile spacciarla poco tempo dopo, come “Rivoluzione gentile”. Piccoli politicanti crescono.

Se il tuo obiettivo è conquistare poltrone, voti, e basta allora fai bene a parlare di ruspe, di respingimenti, aizzare gli animi e così via. Tutto questo però ha poco a che vedere con la moderazione. E chi si sente un “moderato” non ti trova per niente rassicurante.

Se invece il tuo scopo era diventare Leader di un raggruppamento moderato… allora hai sbagliato tutto e ti toccherà fare un bel po’ di piroette, di voltafaccia, di conversioni a U, per tornare a occupare Ministeri a Roma ladrona.

E il Governo?

E’ un discorso più complicato e ne accenno brevemente. La vita dei Governi, in tutti i paesi del mondo, è molto più difficile. Promettere un milione di posti di lavoro è una trovata efficace, se fai campagna elettorale.

Ma poi, quando sei al Governo, i cittadini si aspettano quel milione di posti di lavoro. O promettere un indistinto e imprecisato “reddito di cittadinanza” è una trovata vincente ai fini elettorali, facile, facilissimo.

Se poi arrivi al Governo?

Tutto è molto più semplice se arrivi al Governo con il cinquantuno per cento. Come dicevo altrove, con il cinquantuno per cento, anche lo scemo del paese riesce a governare… Ma se ci arrivi con il quarantanove, tutto diventa maledettamente complicato.

L’abolizione degli ordini professionali che, a mio parere, costituiscono una vera e propria palla al piede per il nostro Paese, era uno tra gli obiettivi dei vecchi rottamatori.

E anche la stepchild adoption era nelle intenzioni del Capo del Governo.

Sono solo due degli obiettivi (non promesse!) che, per il momento, non è stato possibile raggiungere. Perché? Perché, come ha lapalissianamente spiegato il Presidente del Consiglio alla minoranza interna del suo partito: “Per governare servono i voti.

E un Governo di coalizione opera secondo le regole auree della politica: Compromesso e Realismo. Se, essendo arrivato al Governo non con il cinquantuno per cento, e nemmeno con il quarantanove, volessi fare qualcosa di buono, per davvero, dovrei farlo con chi ci sta, non con chi ci dovrebbe stare e, per motivi elettorali, non ci sta.

Io non voto la tua legge. Vota tu la mia!” dichiara la minoranza.

E perché mai la maggioranza dovrebbe votare la “tua” legge e non la “sua” che, essendo la sua, ritiene sia la migliore? Il Governo, fino a che ha i voti necessari, fa la “sua” politica, per fare la quale è stato votato. Non quella delle opposizioni.

È così in tutti i paesi del mondo, sempre tenendo presenti il Compromesso e il Realismo.

Per tornare all’inizio:

perché, nonostante gli appelli, gli inviti e i proclami, il Governo non cade e nemmeno ci pensa nessuno a farlo cadere?

Perché nel nostro Paese, in questa fase, nessuno ha interesse a farlo cadere. Se hai fondato il tuo consenso solo sulla propaganda, sugli slogan, sulla delegittimazione del tuo avversario e intravedi la concreta possibilità che tra uno o più mesi tu sia chiamato a governare il Paese e, durante gli anni della propaganda, hai cominciato a intravedere cosa sia la politica e non sei proprio sicuro di essere all’altezza… magari un po’ di tempo in più per imparare ti fa comodo.

In politica il tempo è una maledizione. Perché se ne hai, magari cominci a governare nel piccolo, nel poco. Nel locale.

E corri il rischio che i tuoi slogan si rivelino una fregatura ancor prima che arrivi al Governo del Paese. Ma anche se sei in pieno marasma, se non si capisce chi sta con chi, se hai un Leader ormai ridotto a un Leader virtuale che difficilmente ritroverà i vecchi fasti… anche a te fa comodo avere tempo.

Peccato, il Paese dovrà aspettare ancora. (30 giugno 2016)