Diario dalla pensione: ricordi, viaggi e poesie.

 Ricordo scritto nell'anno 2013

Un sogno, oppure un ricordo, non lo so. Ricordo che camminavo lungo un sentiero in un bosco e un fruscio mi fece sobbalzare all’indietro. Mi fermai, mi guardai intorno con attenzione, ma non vidi nulla all’infuori di una capra al pascolo.

La capra aveva al collo una campanella e quel suono strano attirò la mia attenzione. Tutto mi pareva irreale. Mi spostai per guardare meglio, e fu così che vidi una ragazzina sui dodici anni seduta su una grande pietra.

Mi guardò in silenzio per qualche minuto e poi mi disse: “ Vuoi sederti qui con me?”. Ma io non ricordo se mi sedetti vicino a lei perché il suono del telefono mi fece svegliare dal torpore della stufa accesa. E fu così che mi trovai sul divano di casa mia.

Io non so se chiamare questo un sogno; so solo che guardavo la televisione anche mentre tutto stava succedendo. Sono passati tanti anni, ma lo ricordo  come se l’avessi vissuto tutto quanto oggi.

                                 Ricordo scritto nell'anno 2013

Pensieri su un diario

Intorno a un tavolo, signore mie, per viaggiare nella felicità è tutto un dire.

Sognare per vivere è una triste realtà.

Viaggiare per sognare è falsa allegria.

Svuota l’animo dei ricordi, anche se riempi gli occhi vuoti. Ma nel mare della vita il mio cuore si confonde e s’infrange come un’onda sulla battigia dell’indigenza umana.

È bello viaggiare con la televisione accesa mentre si beve una bibita fresca con le amiche.

 

Carmela La Porta

 

Vi lascio le parole di una bella e nota poesia di  Costantino Kavafis, Itaca

  

Se per Itaca volgi il tuo viaggio,

fa voti che ti sia lunga la via,

e colma di vicende e conoscenze.

Non temere i Lestrígoni e i Ciclopi

o  Posidone incollerito: mai

troverai tali mostri sulla tua via,

se resta il pensiero alto, e squisita

è l’emozione che ti tocca il cuore

e il corpo. Né Lestrígoni o Ciclopi

né Posidone asprigno incontrerai,

se non li rechi dentro, nel tuo cuore,

se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via.

E siano tanti i mattini d’estate

che ti vedano entrare (e con che gioia

allegra!) in porti sconosciuti prima.

Fa scalo negli impori dei Fenici

per acquistare bella mercanzia,

madrepore e coralli, ebani e ambre,

voluttuosi aromi d’ogni sorta,

quanti piú puoi voluttuosi aromi.

Rècati in molte città dell’Egitto,

a imparare imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.

La tua sorte ti segna quell’approdo.

Ma non precipitare il tuo viaggio.

Meglio che duri molti anni, che vecchio

tu finalmente attracchi all’isoletta,

ricco di quanto guadagnasti in via,

senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t’ha donato il bel viaggio.

Senza di lei non ti mettevi in via.

Nulla ha da darti piú.

E se la troverai povera, Itaca non t’ha illuso.

Reduce così saggio, così esperto,

avrai capito che vuol dire un’Itaca.