Il comune senso del pudore

La notizia riportata dai maggiori quotidiani nazionali e dai telegiornali di tutte le reti (e che riprendo dalla testata online de “IL GIORNO” è questa:

Milano, 2 aprile 2016 - Nel giorno del Cleaning day in 60 scuole a Milano, "fuoriprogramma" dell'assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza. Davanti la scuola di via Monviso i volontari hanno avuto qualche difficoltà a completare il loro lavoro per la vettura parcheggiata in divieto di sosta. L'assessore di Palazzo Marino ha impugnato un pennello intriso di vernice bianca e l'ha passato sulla portiera dell'auto che intralciava il lavoro dei volontari. "Per sistemarsi sul marciapiede l'automobilista ha adoperato impropriamente lo scivolo per disabili ignorando i divieti" - ha spiegato - …"Non è stato un atto vandalico, ma un segno da lasciare verso una grave maleducazione e sarei pronta a rifarlo" - ha aggiunto -. "Non capisco come si possano prendere le difese di quell'automobilista: la pennellata che ho dato sullo sportello dell'auto è stato un atto di ribellione ad un gesto di arroganza cui purtroppo continuiamo ad assistere ogni giorno".

 

La signora Rozza è un lampante, plastico, concreto esempio di quello che intendevo dire nel mio precedente articolo “La tirannia delle anime belle.”

La signora Rozza ritiene che le sue personalissime convinzioni siano verità assoluta, e che tutti quelli che non le condividono non capiscono niente. Difatti si meraviglia e non riesce nemmeno lontanamente a capire “…come si possano prendere le difese di quell'automobilista…”. Parole quali “Diritto, legge, Stato di diritto”, per lei sono superate o sono infinitamente meno importanti delle sue personalissime convinzioni.

Perché lei ritiene di essere nel giusto e allora per il bene della causa, ovvero, per combattere “…una grave maleducazione…” è lecito, in modo lampante, danneggiare la proprietà privata che, di fatto, è un reato.

Forse il termine è troppo forte, ma io trovo il gesto e le parole della signora Rozza, semplicemente agghiaccianti. Lo so, sembra eccessivo, ma cerco di spiegare.

Immaginate che La signora Rozza, che rappresenta, in modo discutibile, lo Stato (è un assessore! Di una delle città più importanti del paese!) non sia un assessore ma un poliziotto. E avesse lo stesso concetto della legge che ha lei. E fermasse un giovinastro che imbratta i muri.

Fate il parallelo: come lo tratterebbe?

E’ da questo tipo di persone che nascono il Caso Cucchi o Aldovrandi eccetera.

Perché l’anima bella è al di sopra dell’etica, della morale, perfino della legge.

Le uniche cose che veramente contano, sono la “sua” etica, la “sua” morale, la “sua” visione della legge. Quello che la signora Rozza non riesce a capire è che chi ha protestato, ha protestato non per difendere il malcapitato automobilista maleducato. Ha protestato per difendere la legge, il diritto, lo Stato di diritto, che lei, in un modo più che discutibile, rappresenta.

  Lo so, lo confesso e non me ne vergogno: io ci credo nella legge, nel diritto, nello Stato e tutto il resto.

Ci credo così tanto che ne provo rispetto, anche quando non sono d’accordo con alcune leggi o alcune sentenze. Certo, faccio fatica ad accettarle, a volte non riesco nemmeno a spiegarmele. Ma le rispetto.

Immaginate che un bel mattino, al risveglio, ve ne andiate in giardino per godervi la vostra prima colazione. Con immenso dispiacere vi accorgete che qualcuno, nottetempo, ha tagliato la vostra rete di recinzione e ha irreparabilmente danneggiato il vostro impianto di irrigazione.

Da mesi qualche anima bella ambientalista ecologista e compagnia bella se ne andava in giro a dire che l’acqua è un bene prezioso, e che sprecarla per innaffiare i giardini è sbagliato. E magari invitava tutti gli adepti a entrare nottetempo nella proprietà privata, anche tagliando le reti, per danneggiare gli impianti di irrigazione…

Lo scrittore Erri De Luca, del quale apprezzo gli scritti, è stato di recente assolto dal reato di “istigazione a delinquere” per aver invitato gli adepti a tagliare le reti del cantiere e sabotare la TAV. Ecco, questo è uno dei casi in cui non riesco proprio a spiegarmi le cose.

Sicuramente i Magistrati che lo hanno assolto avranno avuto le loro buone ragioni. Ma… continuate a immaginare. Immaginate che qualche anima bella ambientalista ecologista e così via, prenda alla lettera questo invito. Ne abbiamo viste parecchie di manifestazioni dei No Tav. E non sono tutte propriamente pacifiche. E immaginate che quest’anima bella se ne vada, nottetempo, a tagliare le reti del cantiere per depositare una piccola carica esplosiva per danneggiare l’impianto. A volte può capitare che qualcosa vada storto. Magari nel momento dell’esplosione ci passa davanti una guardia giurata, un custode, e ci resta secco. E’ ovvio che la responsabilità penale è soggettiva. Ma quella morale?

  Non so se esista ancora nei nostri codici, il concetto di “comune senso del pudore”.

Chi è un po’ avanti negli anni ricorderà, forse, il famoso Giudice Salmeri. Divenne un mito. Bastava una tetta, una chiappa, mostrata in un film e quel film, per quanto bello, ben fatto, fosse anche un autentico capolavoro, era condannato e spariva dalle sale cinematografiche.

Poi, come tutti i princìpi, con l’avanzare del benessere, anche il comune senso del pudore è cambiato.

Anzi no. Rimane. Ancora oggi il sesso è un argomento tabù e l’educazione sessuale nelle scuole, per dirne una, è fieramente avversata dalle anime belle che pensano sempre ai bambini e alla loro integrità morale. Lo so, lo ammetto, io non sono mai stata una persona “normale”.

Ho dei “valori” o, per restare più terra terra, dei parametri, dei limiti, delle convinzioni, che non sono “normali”, e allora mi capita, per fare un esempio, di trovare “osceno” il fatto che la signora Rozza rappresenti le istituzioni.

O che tutti abbiano salutato l’assoluzione di Erri De Luca come un fatto di libertà. Lo so, non sono “normale”. Non lo sono, al punto che una bella scena di nudo, di sesso, all’interno di un bel film, ben fatto, non mi scandalizza. Per niente, tutt’altro.

Mi scandalizza invece e lo trovo decisamente osceno, vedere un film dove, con dovizia di particolari e litri e litri di sangue, si può vedere un uomo vivo tagliato a pezzi, o cadaveri su un tavolo autoptico con tutti gli organi interni in bella mostra e tutto il repertorio sanguinolento che imperversa da mattino a sera nelle nostre reti o nei cinema di tutto il paese.

Ma questo è un problema mio. Di certo non è un problema per i nostri ragazzi. Che, nonostante abbiano ancora, come dimostrano periodiche ricerche, delle convinzioni errate o lacune significative per quanto riguarda la sessualità, sanno invece con estrema perizia tecnica fare una strage, sterminare una famiglia, spesso la propria, o torturare e uccidere un ventenne “per sapere cosa si prova a uccidere”.

Per la cronaca: la signora Rozza ha dichiarato, tra l’altro: “…e sarei pronta a rifarlo…”.