La democrazia che vorrei.

A quasi tre anni dalla mancata vittoria del PD di Bersani alle ultime elezioni politiche, quello che una volta si usava chiamare “il popolo della sinistra” sembra ancora disorientato, incapace di reagire.

Appare come un pugile che, dopo lo shock per la mancata vittoria data per certa dai sondaggi, vorrebbe preparare la rivincita ma appare confusa e priva di un leader capace di farle conquistare un posto dignitoso sul contraddittorio scacchiere della politica italiana.

 

Speriamo che si tratti solo di una transeunte stagione politica e che prima o poi si sappia riorganizzare per costruire un futuro migliore, degno di un Paese più civile, moderno e veramente democratico.

Sarà difficile, quasi impossibile ma bisognerebbe almeno essere capaci di provarci. Non facciamoci illusione, la situazione è difficile, al limite dell’impossibile. Eppure se guardiamo la realtà economica e sociale allora si capisce come la reazione non potrà non esserci.

La reazione dovrà partire dai giovani, le vere vittime di un momento politico che rischia di rubare in modo irreversibile il loro futuro.

Se pensiamo al rischio di un grande conflitto mondiale, al disastroso stato ambientale del Pianeta, alla situazione economica, alle prospettive occupazionali è facile constatare come ce ne sia abbastanza da far tremare le vene ai polsi.

La povertà è una prospettiva certa per larghi strati della popolazione (in particolare quella meridionale), l’occupazione precaria rischia di diventare l’unico scenario occupazionale possibile per le nuove generazioni.

Se la situazione è questa, ed è questa, allora reagire diventa un imperativo categorico per tutti quelli che hanno a cuore le sorti del nostro derelitto Paese.

Chi scrive da quasi 40 anni ha a cuore le sorti della sinistra ed ha seguito, con un approccio unitario, sempre la componente maggioritaria di tutte le scissioni e le trasformazioni che hanno riguardato il vecchio, mai abbastanza rimpianto P.C.I.: ho votato prima P.D.S., poi D.S. ed, infine, P.D.

Ora anch’io ho perso la pazienza, forse pure il mitico Giobbe l’avrebbe persa!

Non mi appassiona il duello tra Renzi e Bersani, non mi interessa sapere cosa divida Fassina da Civati o la Camusso da Landini.

Mentre siamo ad un passo, se non oltre, dalla terza guerra mondiale, loro si punzecchiano a colpi di battute che a volte solo loro capiscono, ammesso che ci sia sempre qualcosa da capire.

Con questa classe dirigente non si va da nessuna parte: aveva ragione, duole ammetterlo, Nanni Moretti!

Ed allora occorre reagire in modo nuovo e diverso: c’è bisogno di nuove forme di democrazia, l’istituto della delega e della rappresentanza non funziona più!

La democrazia ha bisogno di nuove frontiere e la rete web può essere, dovrà essere lo strumento per l’affermazione di una nuova democrazia.

Le decisioni che riguardano tutti devono essere prese da tutti.

La democrazia diretta oggi è possibile: basta volerlo con la necessaria determinazione.

La partecipazione diretta è anche garanzia di contenuti programmatici socialmente avanzati ed eticamente accettabili: il malaffare si afferma quando a decidere sono oligarchie autoreferenziali che purtroppo ormai hanno perso il contatto con la società.

Solo così potremo essere veramente e finalmente fabbri del nostro destino.

Il movimento Cinque Stelle sembrava essersi incamminato verso qualche forma di democrazia diretta ma è rimasto rinchiuso dentro gli angusti confini di un blog ed è riuscito a coinvolgere un numero così ristretto di cittadini da non lasciare intravedere neanche alla lontana una qualche forma di democrazia diretta.

Almeno, però, i penta stellati hanno aperto la strada, ci hanno provato, ma bisogna andare oltre, molto oltre, non limitandosi ad un’opposizione fine a se stessa ed incapace di prefigurare una nuova, moderna ed efficace forza di governo.

La questione è troppo seria per lasciarla alle battute di un comico.

E questo compito spetta alla Sinistra, perché, dopo l’irreversibile deriva centrista del PD di Renzi, nel nostro Paese c’è un grande bisogno di sinistra, c’è un grande spazio politico da riempire.

Se così non dovesse essere ci aspetta un futuro da incubi o, ancora peggio, rischiamo di non avere alcun futuro!

 

 

L’Italia affranta

 

Cara mia Italia

dalla bellezza antica

di tanta gente un tempo

tanto amica.

 

Ora sei affranta,

vinta dalla crisi,

con i tuoi figli

fra di lor divisi.

 

C’è tanta gente

che ti succhia il sangue

per ostriche mangiar

e ber champagne.

 

La corruzione s’annida

in ogni dove

con tecniche raffinate

e sempre nuove.

 

Dov’è finito

il tuo prestigio antico?

Forse c’è un Dio

che ora ti è nemico?

 

C’è chi vuol andare

nell’emisfero australe

sperando che lì

non stia male.

 

Per te voglio lottar,

sempre al tuo fianco:

fin quando non risorgi

io non mi stanco!