La tirannia delle anime belle

Se ne vanno in giro per il mondo pervasi di luce, investiti da un’aura di saggezza e conoscenza dalla quale ti senti investito al loro passaggio. Lo sguardo fiero, dritto davanti a sé, non deviano mai lo sguardo, né sopra né sotto, né dentro, né fuori. La loro verità è così assoluta, così lampante, che solo gli stolti o i cattivi possono fare a meno di condividerla.

 

Sia che si tratti di difendere la Paperella selvatica del Mozambico, sia che si tratti di difendere l’ambiente dal tremendo inquinamento che producono le cicche, che quei peccatori impenitenti dei fumatori si ostinano a gettare in ogni dove, la loro determinazione, il loro “impegno”, sono inattaccabili.

Così come i Beati Padri della Santa Inquisizione non si perdevano in dettagli come la salvezza del corpo, che per la salvezza della tua anima era meglio bruciare, anche le anime belle non si perdono dietro inutili dettagli.

Che vuoi che sia la miseria di centinaia di coltivatori di nocciole, che vedono i frutti del loro lavoro divorati da quelle simpatiche, intoccabili, bestiole che sono al primo posto nei loro interessi?

Di esseri umani, a questo mondo, ce n’è fin che vuoi, anche troppi, quasi sette miliardi. E’ inevitabile che alcuni siano poveri o si impoveriscano per un’epidemia, una carestia, un terremoto o a causa di un raccolto divorato da un’orda di simpatici, sacri, animaletti. Ma se il ghiro sparisse… insomma, i ghiri non sono miliardi. Bisogna difenderli!

Non c’è attività o settore in cui le anime belle non intervengano, a difesa dell’ambiente, della specie, del sistema e così via. E’ grazie a loro se oggi non si assiste più a quell’orribile spettacolo del fumatore incallito che se ne va beato per strada, porta il suo cane a spasso liberamente e, se gli scappa, trova una riprovevole costruzione in cemento dove poterla fare.

Oggi, grazie alle anime belle, il cittadino esemplare se ne va in giro con il suo bravo astuccio per depositarvi le sue cicche, con paletta e sacchetto per raccogliere le deiezioni del suo amato cagnolino e, se proprio gli scappa, va in cerca di un bar, spende pochi euro per un caffè di cui non ha nessuna voglia e, imbarazzatissimo, chiede poi al gestore, timidamente: “Scusi, c’è il bagno?” augurandosi, in cuor suo, di non sentirsi rispondere: “Sì, ma mi spiace è guasto.”

In compenso, le nostre cittadine non sono più imbruttite da quelle orrende costruzioni, quali erano i vespasiani e, men che meno, esistono più quegli orrendi postriboli di depravazione e vizio che erano i bagni pubblici.

Più che una missione, la difesa dell’ambiente, degli animali, del sistema e dell’ecosistema, è una vocazione.

L’anima bella non smette mai di pensare a come migliorare questo mondo che, non sarà mai abbastanza ricordarlo, non ci appartiene ma ci è dato in prestito, per lasciarlo alle future generazioni. E così, pare, ci sono tecnici che stanno studiando un piccolo aggeggino, che va posizionato, non vi dico dove, collegato ad un piccolo sacchetto, che raccoglierà i liquidi che il nostro adorato Fuffi, ancora adesso, rilascia tranquillamente sui muri delle strade, durante la sua passeggiata.

Quando tornerete a casa, svuoterete il contenitore delle cicche nel secco, il sacchetto con i liquidi organici andrà svuotato nel wc mentre il sacchetto con relativa cannula va nel secco. Darete una lavata alla paletta e… e qui vado sempre in crisi: le deiezioni solide di Fuffi vanno nell’umido o nel wc? Il sacchetto, essendo sporco, va nel secco. Forse. Però… pensate a quanti alberi delle foreste dell’Amazzonia bisogna abbattere per fabbricare quei sacchetti!

Mentre passeggiavo per strada, leggendo la mia rivista preferita, m’imbattei in un articolo interessantissimo, un vero e proprio reportage, con tanto di foto, fase per fase. L’apposito ente protettore aveva operato un airone dal collo imbrunito della Prugnanesia.

Il tenero animale era stato colpito da un sasso lanciato da un ragazzaccio e aveva un’ala spezzata. I valenti chirurghi dell’ente protettore lo avevano operato e lo avevano seguito, fino a completa guarigione!

Ero così contento, così felice per questa bella notizia, che volevo condividerla con qualcuno. Smisi di leggere e, la persona più vicina a me, era un barbone, che dormiva sotto un colonnato, coperto di cartoni. Stavo quasi per svegliarlo, per dargli questa bella notizia, ma subito ci ripensai. Era bello grosso e magari non era prudente. Magari lui non era un’anima bella, in grado di condividere con me quella bella notizia.

E sì, perché anime belle non si nasce, ma non tutti possono diventarlo.

Avere la pancia piena, o avere qualcuno che si preoccupa di riempirtela, è sicuramente consigliabile, se vuoi occuparti del buco nell’ozono. Ma non è strettamente necessario. Così come non è strettamente necessario, ma aiuta, sicuramente, non avere grandi problemi di sussistenza, se vuoi dare un significativo contributo nella lotta per la sopravvivenza delle balene.

Senza tirarla troppo per le lunghe, uno solo è il requisito necessario, per essere un’anima bella: una buona dose di narcisismo. Ovvio che anche altri fattori possono aiutare. Quello che gli addetti ai lavori definiscono “investimento oggettuale” è importante.

Una piccola nevrosi che ti impedisca di scegliere appropriatamente l’oggetto può servire. Ma anche una banale difficoltà di relazione può servire. Anche se, io credo, il narcisismo è il fattore preponderante.

E tanto più ce n’è, tanto più rifulgerai di luce. Luce che illuminerà il mondo, fino a che tutti capiranno che è sicuramente meglio arrivare al lavoro in ritardo, incazzato nero, dopo due ore di traffico, bus che non arriva, metropolitana in ritardo e iniziare la giornata già con il fegato marcio, piuttosto che andartene in giro con la tua vecchia panda inquinante, che contribuirà, irrimediabilmente, ad allargare il buco nell’ozono.

Ma voi ci pensate mai alla tragedia del buco nell’ozono?

Io non ci dormivo la notte! Fino a che mi sono deciso e ho demolito la mia vecchia Panda. Ho comprato una modernissima Euro 27, cinquemila di cilindrata, emissioni zero. Forse.

Negli anni sessanta-settanta fu emanata una delle prime leggi (se non la prima) contro il fumo. Riguardava esclusivamente i cinema. Non era una legge demenziale come quella approvata qualche decennio fa per i ristoranti e le pizzerie.

Era una legge semplice che, in soldoni, obbligava i proprietari di cinema, teatri e simili, a dotarsi di un sistema di aerazione o di aperture nel soffitto per il ricambio dell’aria. Allora i cinema rendevano bene. Nella mia città, tra Gran Cinema Teatro e cinema di infimo ordine, ce n’erano più di duecento. Si andava da un biglietto di trecento lire per i cinema pidocchietti a biglietti da cinquemila lire per i Gran Cinema Teatro. Non ce ne fu uno (e così in tutto il paese) che spese una lira per adeguare le sale.

Da un giorno all’altro, in tutti i cinema e i teatri d’Italia, comparvero cartelli “Vietato Fumare”. Da allora non vado più al cinema. Per principio. E da allora sono nati i primi esemplari di anime belle che poi, come tutti i fenomeni di caporalato (sì, perché l’Italia è un paese di caporali, alla Totò, per intenderci) è cresciuto a dismisura e le anime belle, oggi, sono una vera e propria tirannia.

Così come, a meno che non sia proprio costretto per motivi di lavoro o di famiglia, non vado più in pizzeria. Una decina di anni fa, fu emanata una legge demenziale che, per far sì che si potesse fumare nelle pizzerie e i ristoranti, imponeva tutta una serie di obblighi, apparecchiature, allarmi e chi più ne ha più ne metta.

Come prima, da un giorno all’altro, nelle pizzerie e nei ristoranti comparve il famigerato cartello “Vietato Fumare”. Smisi di andare in pizzeria e in ristorante fino a quando, chissà come, il gestore di una pizzeria, nella cittadina in cui abito, decise di attrezzare una sala fumatori, così come prescriveva la legge. Ripresi l’abitudine di concedermi la mia brava pizza di fine settimana.

Ma durò poco. Sei mesi e poi la sala fumatori sparì. Quando gli chiesi perché l’aveva eliminata, lui, candidamente, mi spiegò che non era conveniente. “Vedi – mi spiegò – se tu fumi, con una pizza, una birra e un caffè, mi tieni occupato il tavolo anche per un’ora. Se invece non puoi fumare, allora mangi la tua pizza, bevi la tua birra, prendi il caffè e poi te ne vai al massimo dopo mezz’ora perché vuoi fumarti la tua o le tue sigarette.” Da allora non pranzo più fuori. Né pizzerie, né ristoranti, nemmeno per motivi di lavoro o di famiglia. 

So che molti storceranno il naso o saranno irritati. Così come ho trovato irritante un post, oggi, su facebook. Una signora che lanciava una petizione, che prometteva di impegnarsi a fondo, perché sia istituito un 118 per gli animali.

L’anima bella di turno è quasi scandalizzata dal fatto che un servizio simile ancora non esista.

Io, in tutta onestà, proverei ammirazione, stima, rispetto, per chi, avendo tempo ed energie, si impegnasse perché il 118 per gli esseri umani funzioni e non capiti, come ancora oggi capita, che qualcuno muoia per un’ambulanza che non c’è o che non arriva in tempo.

Lo so, sarò strano ma, nella mia scala delle priorità, l’essere umano è al primo posto. Ovviamente non sono nato ieri e capisco le difficoltà. Creare una moda, indicare una meta, sensibilizzare su un problema è molto facile, se si tratta dei diritti dei ghiri, o della pappardella papuasica dell’Honduras, o del buco nell’ozono.

Se si tratta di impegnarsi per difendere i diritti delle persone… beh, questo richiede uno sforzo maggiore, e non tutti ne hanno le capacità o la forza o la voglia.

 

 

 (foto wikipedia.org, elaborazione Angelo Controversi)