Quando i vichinghi vennero tra i celti: I dragoni del mare

I vichinghi e i celti ovvero i dragoni del mare, giganti nati nel mito della forza, e i monaci celti: uno scontro di culture, di usi e costumi

Un giallo storico sconvolge l’isola di Toraigh, nel Dun Na nGall, durante il VII secolo.

I Vichinghi

I Vichinghi
I Vichinghi

Ancora oggi gli studiosi si domandano chi fossero gli oscuri pirati che sbarcarono sulle sue coste e che sterminarono la popolazione. La tesi più attendibile li identifica con quelli che in Europa erano conosciuti come gli uomini del nord, gli abitanti della penisola scandinava con cui esistevano da tempo più o meno intensi traffici commerciali.

Si trattava dunque già di vichinghi, dei barbari che tra la fine del secolo VIII e l’inizio del secolo XI assaltarono il continente con le loro ricorrenti scorrerie? Noi crediamo che sia giusto ipotizzarlo perché la società scandinava proprio in quegli anni cominciava a collassare.

Chi Erano

Tre ceppi etnici fanno riferimento al termine vichinghi, che deriva dal norvegese arcaico vik, ossia “fiordo”.

Vichinghi erano gli svedesi, che tuttavia ebbero la loro espansione verso est, scendendo in territorio russo;

vichinghi i danesi, che erano costituiti in un vero e proprio Stato e che cercarono approdi stranieri solo quando la pressione del Sacro Romano Impero sulle loro frontiere divenne insostenibile;

vichinghi, infine, i norvegesi, e furono loro a riversarsi prima in Scozia e in Britannia e poi in Irlanda, terra di conquista prediletta perché aveva coste adatte all'attracco delle loro navi.

Non si commetta l’errore di scambiare i pirati norvegesi per degli straccioni affamati e abituati a vivere d’espedienti. Essi, in realtà, erano nobili, ma non possedevano ricchezze perché figli cadetti di re o di grandi proprietari terrieri.

Edificio vichingo

Edificio vichingo (casa lunga)
Edificio vichingo (casa lunga)

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Nella sippe, struttura tribale che è una sorta di famiglia allargata e che corrisponde per molti versi alla tuath celtica, pur con l’importante differenza dell’ereditarietà – va ricordato, infatti, che in Irlanda la carica di capo tribù era elettiva - ebbene, nella sippe, ogni jarl aveva molti, troppi figli, anche perché aveva spesso molte, troppe mogli.

Solo il primogenito ereditava la terra, che rappresentava il patrimonio nell'economia dell’epoca. Agli altri, tutt'al più, veniva dato il denaro sufficiente ad armare una nave, con l’augurio che trovassero altrove i beni che scarseggiavano in patria. E ci fu chi li cercò in Groenlandia o, addirittura, in America…

Le loro Navi

Esse incutevano terrore perché avevano alte volute sia a poppa sia a prua, che raffiguravano teste di drago o di serpente, molto realistiche anche nei colori sgargianti. Erano veloci, perché snelle, lunghe e leggere.

Erano navi da guerra, tanto versatili da trasformarsi in mercantili. Non esiste sostanziale differenza tra le due tipologie, sebbene i velieri commerciali fossero un po’ più larghi, più piatti e avessero un equipaggio inferiore (di solito non superava i dieci marinai) perché dovevano sostenere anche il peso delle merci.

Le navi militari, al contrario, pur essendo di legno di quercia, erano talmente lievi nella loro struttura che necessitavano a volte quaranta uomini per essere sufficientemente zavorrate. Una grande vela quadra, cucita a scacchi e disposta in diagonale, le sospingeva e, quando non soffiava il vento, c’erano almeno trentadue vogatori a remare con ritmo incalzante.

Le Navi Vichinghe i drakar e snekar

Le Navi Vichinghe i drakar e snekar
Le Navi Vichinghe i drakar e snekar

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Le dimensioni canoniche di un drakar o di uno snekar, destinate ad aumentare con l’andar dei secoli, s’aggiravano sui 5 metri di larghezza per 24 di lunghezza.

Dipinto di una battaglia di navi Vichinghe
Dipinto di una battaglia di navi Vichinghe

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Si trattava d’imbarcazioni aperte e munite di un timone laterale (una pala simile ad un remo). Nella navigazione, essenzialmente diurna, i vichinghi s’avvalevano di un rudimentale sestante, che permetteva loro di calcolare l’altezza del sole sull'orizzonte.

Approdando in un porto, essi avevano l’abitudine d’ornare le frisate del veliero con una successione di 32 scudi per bordo, disposti a colori alterni, neri e dorati.

Un capitano vichingo non abbandonava mai la sua nave, forse perché era l’unico bene ricevuto in eredità dal proprio padre. Quando moriva, veniva sepolto con essa ed è per questo che ci sono stati ritrovamenti – famoso quello di Gokstand – che hanno permesso agli storici di ricostruirne i caratteri.

Con queste navi, rapide come uccelli di rapina, gli scandinavi irrompevano sulle coste irlandesi e scozzesi, risalivano i fiumi, razziavano, uccidevano, mettevano a ferro e fuoco e poi si dileguavano.

I Vichinghi in Irlanda

I Vichinghi in Irlanda: dipinto vichinghi a Dublino 841
I Vichinghi in Irlanda: dipinto vichinghi a Dublino 841

All'inizio, non avevano interesse a fermarsi: s’accontentavano di depredare in estate e di tornarsene a casa in inverno. La lunghezza del viaggio li convinse, in un secondo tempo, a fissare delle basi e a costruire fortini in cui trascorrere la stagione rigida, senza più attraversare il mare.

Fu così che in Irlanda, dove erano i monasteri a costituire i centri d’aggregazione, nacquero le prime città. Dublino fu fondata nell’841 con il nome di Dubh Linn, ossia “Laguna Nera”, come campo di sverno dei norvegesi. Stessa sorte toccò a Waterford, Wexford, Limerick, Cork…

Usi e Costumi

Non ci fu integrazione tra invasori e vinti. Troppo diversi erano i caratteri dei due popoli.

Da un lato c’erano gli irlandesi che avevano fatto della croce di Cristo, di un segno di debolezza e vergogna, il loro vessillo;

dall'altro i vichinghi, che deridevano la fragilità, che esponevano al gelo i neonati malaticci affinché morissero, che avevano in Thor e in Odino dei campioni di forza a loro immagine e somiglianza, prima ancora che delle divinità.

I vichinghi distruggevano i monasteri e trucidavano i monaci perché non capivano come si potesse essere seguaci di un crocifisso.

Violentavano le donne irlandesi perché consideravano lo stupro l’oltraggio massimo, dato che essi, pur praticando la poligamia, pretendevano che le donne giungessero vergini alle nozze.

Vendevano i prigionieri come schiavi, perché chi era stato sconfitto non valeva più niente. D'altronde, loro stessi non temevano la morte. Mettevano in gioco la vita come se non avesse pregio alcuno e in questo stava il segreto dell’audacia a cui educavano i figli – spesso con esercizi fisici estremi – già dalla prima infanzia.

Compensavano le scarse attitudini culturali e artistiche con l’abilità commerciale, esportando lana, pellicce e cavalli. Importavano, invece, generi di lusso, dai tessuti preziosi ai monili.

Vestivano infatti la loro alta statura – precisiamo, alta per l’epoca, perché superava appena il metro e settanta! – ammantandosi di porpora, di broccati scarlatti e di sete verdi.

Avevano l’abitudine di lavarsi almeno nei giorni festivi e, cosa davvero singolare per quei tempi, si pettinavano quasi ogni giorno!

Influssi Vichinghi sul Mondo Celtico

Come già anticipato, irlandesi e vichinghi non fecero nulla per piacersi a vicenda. Per due secoli vissero a gomito a gomito, con frequenti scontri, ma non si mescolarono.

I matrimoni misti non erano rari eppure chi li contraeva veniva emarginato da entrambi i popoli. I figli nati da queste unioni erano invisi tanto agli uni quanto agli altri, trattati alla stregua di rinnegati, di bastardi, e bollati con l’epiteto spregiativo Gall-Gaedhil, che si traduce come “straniero-irlandese”.

Gli irlandesi, tuttavia, si resero conto che i loro invasori non erano degli sprovveduti e mutuarono da essi attività e tecniche in cui eccellevano.

Non va dimenticato, ad esempio, che la prima zecca della storia irlandese fu quella di Dublino, istituita appunto dai norvegesi.

Inoltre, avevano una legislazione molto strutturata, con cariche addirittura ereditarie, ed erano cavalieri imbattibili. Sapevano fondere i metalli e costruire fortificazioni o macchine d’assedio che gli irlandesi non avevano mai veduto prima d’allora. E ancora: avevano inventato reti indistruttibili, fatte di fibra di tiglio, adatte per la pesca in alto mare.

I Vichinghi tra i celti

I Vichinghi tra i celti
I Vichinghi tra i celti

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La tradizione vuole che sia stato proprio un guerriero vichingo, un certo Einar Torba, a istruire la gente delle Orcadi sull'utilizzo del combustibile da cui avrebbe tratto poi il soprannome.

In effetti, in Scozia, i rapporti tra norvegesi e nativi furono migliori e più duraturi, tanto che territori scozzesi appartennero alla Norvegia sino al 1468. Ciò influì sulla proprietà terriera, organizzata così come la concepivano gli udallers, i signori di campagna norvegesi. E influì soprattutto sulla lingua.

In alcune zone della Scozia si continuò a parlare lo scandinavo sino a tutto il XVIII secolo e lo stesso gaelico scozzese ne fu fortemente pervaso, specie nei toponimi.

Le parole irlandesi di derivazione scandinava, al contrario, sono rarissime e si limitano a qualche nome proprio di persona tuttora in uso, come Raghnall, Maghnas, Amhlaoibh o Iarla (dall'appellativo del capo tribù vichingo che era jarl). Uno studio più approfondito andrebbe altresì fatto sulla struttura della due lingue, che risulta sorprendentemente simile.

La stessa enfasi, lo stesso colore simbolico e figurativo del norvegese dei vichinghi ha una sua corrispondenza nell'irlandese di allora e di oggi

La Battaglia di Cluain Tarbh

Gli irlandesi tollerarono i vichinghi fintantoché li considerarono dei predoni. Sopportarono le loro incursioni periodiche, le loro razzie, persino gli assalti ai monasteri, che si munirono delle celebri torri rotonde per avvistare il nemico.

Quello che li indispose del tutto fu la successiva pretesa dei norvegesi e dei nuovi arrivati, i danesi, d’insediarsi definitivamente nell'Isola di Smeraldo.

No, gli irlandesi un’occupazione straniera non l’hanno proprio mai potuta mandare giù!

S’iniziò a studiare il sistema per sbarazzarsi degli scomodi invasori. Non era facile, perché i regni irlandesi erano scossi da lotte intestine e non avevano la lungimiranza di coalizzarsi per scacciare i vichinghi.

Ard-Rí Brian Boru contro i vichinghi
Ard-Rí Brian Boru contro i vichinghi

Ci riuscì finalmente un Ard-Rí ottuagenario, Brian Boru, e non del tutto. In passato, aveva commesso l’errore di ripudiare la moglie Gormflaith, sorella del re del Laighean, e questa per vendetta aveva tramato con il sovrano norvegese di Dublino, Sigtryggr Barbadiseta, sollevando contro l’Ard-Rí capi non solo vichinghi ma anche irlandesi.

Brian Boru costituì un’armata formidabile, tra le cui fila comparivano pure i danesi di Limerick, che non avevano simpatia per i “cugini” norvegesi.

Sul fronte opposto, si schierarono truppe scandinave provenienti dalle Orcadi, dalle Shetland, dall'isola di Man e dall'intera Irlanda, che si diedero appuntamento a Dublino nella Domenica delle Palme del 1014.

I Vichinghi e i celti e la battaglia a Clontarf

I Vichinghi e i celti e la battaglia a Clontarf
I Vichinghi e i celti e la battaglia a Clontarf dipinto di Hugh Frazer, 1826

La battaglia decisiva avvenne a Cluain Tarbh (Clontarf), nel giorno di Venerdì Santo.

La vittoria fu degli irlandesi. Il re Brian Boru, però, non la vide perché la moglie ripudiata aveva mandato un sicario a pugnalarlo alle spalle nella sua tenda.
I vichinghi, sconfitti una volta per tutte, non furono esiliati. Fu concesso loro di vivere in pace in Irlanda ed essi accettarono di sottomettersi agli irlandesi.

La Vera Ragione della Sconfitta

Non fu militare. O, almeno, non solo militare. Un altro fattore fu determinante: quello della conversione dei vichinghi stabilitisi in Irlanda.

Da pagani e dissacratori che erano, essi cominciarono a rispettare il nome di Cristo.

Dapprima lo fecero perché essere cristiani in definitiva giovava al commercio; poi per superstizione, credendo che fosse malaugurante irrompere in luoghi sacri o negli ospedali: infine per convinzione: i danesi divennero devoti persino di san Patrizio!

Lo spirito bellicoso che li aveva fatti grandi e potenti li abbandonò. Cedette. Non davanti alle armi ma innanzi all'umiltà d’un segno di croce.

Foto (dipinto Vichinghi a Dublino, 841) da Wikipedia. Elaborazione CaffèBook.it