La problematica: i campi dei problemi

La problematica si definisce come studio o scienza dei problemi.

Il problema deve essere ogni volta formulato, se si pensa di volerlo afferrare.

Mettere per iscritto un problema, cercare di formularlo, implica l'esprimere un problema nella forma della domanda.

Ci sono dei metodi che usa la problematica per analizzare delle domande;

esiste anche una tassonomia delle domande, la quale vorrebbe dividere le domande per tipologia;

infine esiste anche un'analisi delle domande per insiemi e dei problemi per campi.

La scommessa vera della problematica è che si possano pensare le scienze come distinte le une dalle altre, in base agli insiemi delle domande che competono ad una scienza particolare.

Questo sistema ci permetterebbe di definire una scienza come quel campo del sapere che cerca di rispondere ad una serie di domande specifiche.

Tutta la storia di una scienza consisterebbe, in questo caso, in domande che si aggiungono nell'insieme in base a nuove scoperte ed altre domande che scompaiono perché alcuni enunciati che prima si consideravano validi, ora non lo sono più.

Ogni domanda vedrà diverse risposte da parte di differenti soggetti.

Tutte le teorie non sono che risposte a domande, tentativi di risolvere problemi.

Seguendo lo schema delle domande di primo ordine ne seguirebbe che le domande delle scienze sono fondate su altre domande che appartengono alla filosofia in quanto tale.

In questo modo non sarebbe difficile pensare un ordine delle domande a livelli, rispetto al quale gli insiemi delle domande scientifiche risultano come ultime diramazioni di un ordine di domande che comincia dalle domande il cui domandato sembra più astratto, ma che in realtà non è altro che il più concreto, se lo si vede come qualcosa che considera le cose da un punto di vista più completo e totale.

Un sistema come quello che sto definendo descriverebbe i territori delle scienze come insiemi di domande, ma vederebbe anche i contenuti delle scienze come risposte che ruotano attorno a queste domande.

La domanda ho detto che è una formulazione del problema, o almeno un tentativo di dire: è questo il problema.

Ovviamente il problema non si esaurisce mai nella sola domanda, in realtà la domanda richiede sempre un'interpretazione del problema che si è posto in origine.

Si potrebbe quasi pensare che questo abbia un legame stretto con la risposta, infatti una soluzione di un problema implica la comprensione del problema, ma il problema non si esaurisce in una sua formulazione, perciò la formulazione è solo interpretazione e la soluzione si orienta proprio a partire da questa interpretazione del problema.

Per studiare un problema e le sue soluzioni ho pensato ad un metodo che permette di collocare nel giusto posto ogni soluzione rispetto al problema e alle sue formulazioni.

Si tratta di definire un campo di un problema come superficie sulla quale si redistribuiscono le soluzioni e le domande. Di nuovo l'ispirazione viene dai giochi da tavolo.

 

Il campo del problema è come un campo di battaglia, uno di quei campi che si usano nel gioco di Warhammer.

Il campo di battaglia non è necessariamente un campo piano, ma sempre pieno di ostacoli: catene montuose, fiumi, pareti rocciose, fitti boschi e così via.

Anche un campo di un problema è attraversato da simili ostacoli.

Problematica come un campo di battaglia Warhammer

Questo discosta completamente le domande più vicine e allo stesso tempo più differenti, lo stesso per le soluzioni. Una formulazione coerente e possibile del problema consisterà in una parte del campo, in una delle tanto porzioni o zone del campo di battaglia.

Spesso un campo di battaglia si definisce per zone:

prossimità ad un bosco, case distrutte dalle bombe come luogo in cui i soldati possono nascondersi, pareti rocciose che proteggono le truppe, zone completamente aperte in cui ogni soldato può essere un bersaglio.

Ogni domanda, quando possibile rispetto al problema, tende sempre a cogliere un aspetto del problema.

Se prendiamo l'ontologia come sapere, possiamo individuare in essa un problema, quel problema sull'essere e i suoi modi, questo sarà il campo di battaglia. Sul campo di battaglia dovranno essere individuate delle zone, zone che corrispondono a differenti formulazioni del problema, ma che queste differenti formulazione del problema non sono altro che posizioni differenti rispetto al problema.

Nel caso da me citato, il campo di battaglia si divide in tre. monismo, dualismo, pluralismo.

Il monismo ci dice che l'Essere è uno solo e tutto ciò esiste non sono altro che varianti dello stesso Essere.

Il dualismo parla di due modi dell'Essere fondamentali, irriducibili l'uno all'altro.

Il pluralismo parla di infinite varianti dell'Essere, cioè l'Essere si dice in molti modi.

Il campo di battaglia segna un continuo tra tutte le posizioni, per questo è facile vedere zone intermedie che si sovrappongono alle altre: il ponte che permette di passare dall'altra parte del fiume, il valico tra le montagne, la fine della città che preannuncia la campagna o anche gli ultimi cespugli di un bosco prima della prateria.

Quando si vogliono studiare le posizioni di diversi autori rispetto ad un tema, basterà prima costruire il campo del problema, dividerlo in zone e assegnare a ciascuna zona il soggetto di riferimento. Un pluralista finirà nella sua zone del campo, mentre il monista in un'altra.

Il progetto della problematica è ambizioso:

vorrebbe colmare quel buco che sembra essere presente in filosofia riguardo ad un possibile metodo di analizzare le domande e i problemi;

vorrebbe diventare una scienza fondata su assiomi (quelli che ho scritto potrebbero essere solo alcuni degli assiomi, se ne potrebbero scoprire degli altri);

vorrebbe anche poter classificare le domande, cercando di essere esaustiva;

potrebbe dare una nuova immagine dei campi del sapere, semplicemente fornendo livelli e gerarchie partendo dalle domande.

Molto dovrebbe essere ancora fatto, e del resto qui non c'è nemmeno tutto.

È facile osservare che, domande prime, seconde, terze, è solo un modo per dividere le domande, ma ve ne possono essere molti altri. In effetti ci sono domande che contengono la risposta nella domanda stessa, come: qual'è il colore del cavallo bianco di Napoleone?

Questo potrebbe costituire già un'altra tipologia di domanda, ma questa tipologia non si oppone a quelle che io ho definito precedentemente, infatti questa è anche una domanda terza.

C'è ancora molto da fare sul problema dell'ordine delle domande, nel tentativo di trovare una possibile sequenza di n domande da cui derivare le altre.

Questi ed altri saranno tra i problemi che mi proporrò nella continua costruzione della problematica.