Vita di un Premio Nobel: Anatole France.

Anatole France, Premio Nobel nel 1921,

fu autore di una vasta produzione letteraria che toccò tutti i generi, sebbene sia soprattutto conosciuto come romanziere e narratore.

Anatole France è lo pseudonimo di François-Anatole Thibault che “ereditò” dalla pronuncia angioina del suo primo nome, “François” e dal padre libraio (François Thibault) noto come “France Libraire”.

 

Nacque a Parigi il 16 aprile 1844 e studiò al Collège Stanislas.

Fin dai primi anni la sua vita si svolse nel mondo dei libri che influenzeranno non poco la sua opera.

Da giovane aiutava il padre nel suo commercio, poi divenne consulente dell’editore Lemerre e, nel 1876, bibliotecario del Senato.

I “fatti” nella vita di Anatole France: Biografia breve.

Tre donne in particolare fanno parte della biografia della vita di Anatole France.

La prima è Guérin de Sauville che sposò nel 1877, e dalla quale divorziò nel’92.

Compagna e ispiratrice fu Léontine Lippmann più nota con il cognome da sposata di Madame Arman de Caillavet.

Léontine, morì nel 1910 lasciando, oltre Anatole France, un vuoto negli ambienti letterari della capitale.

Sua seconda moglie fu Laprévotte, che egli sposò nel 1920 a settantasei anni. Con Emma Laprévotte trascorse gli ultimi anni della sua vita nella sua villa di campagna della Béchellerie, presso Tours, dove si spense il 12 ottobre 1924.

Fra i pochi “ fatti” della sua vita c’è qualche viaggio in Italia, l’assunzione presso l’Accademi di Francia, nel 1896, il deciso affiancamento a Émile Zola durante l’”affare Dreyfus” e, naturalmente, il Premio Nobel nel 1921.

I motivi di un Premio Nobel:

Anatole France dedicò tutta la sua vita alla letteratura e a quei principi che credeva dovessero essere parte di quel mondo, ma non trascurò l’impegno politico e l’interesse ai cambiamenti sociali e storici.

Allo scrittore sarà  sempre attribuito “uno spirito di classico equilibrio, ironico e umanitario”, considerato, in oltre,  “l’erede e continuatore dello stesso Voltaire” per la sua limpida tolleranza e il culto della libertà.

La stessa motivazione per il Premio Nobel, che gli fu assegnato nel 1921, parla di nobiltà e compassione umana: “In riconoscimento della sua brillante realizzazione letteraria, caratterizzata da nobiltà di stile, profonda compassione umana, grazia, e vero temperamento gallico”.

Vale la pena di concludere con quanto D’Annunzio scrisse di lui

Tutti i volti della Verità e dell’Errore sorridono insieme divinamente”.

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