Mary Anning: una viaggiatrice nei mari preistorici

Si dice che dietro a un grande uomo ci sia una donna che gli ha permesso di diventare tale, sollevandolo dagli oneri della quotidianità, consentendogli di dedicarsi a quelle attività e consigliandolo al meglio.

Ci sono altre donne che sono rimaste nell’ombra, pur avendo contribuito in prima persona a scoperte scientifiche di cui non hanno potuto godere i frutti, perché la loro condizione femminile non lo ha concesso e gli uomini si sono appropriati del loro lavoro.

Mary Anning è una di queste.

Mary Anning disegno
Mary Anning

Nasce nel 1799 in Gran Bretagna a Lyme Regis, una località sul mare in cui verrà ambientato l’originale romanzo “La donna del tenente francese” di John Fawles.

Le rocce lungo la costa risalgono al Triassico, al Giurassico e al Cretaceo:

forniscono fossili di grande importanza, soprattutto gli strati argillosi chiamati Blue Rias.

La cittadina era una zona turistica apprezzata dalla nobiltà e dalla borghesia inglese e la vendita dei fossili, come curiosi souvenir, costituiva un’attività che permetteva alla famiglia di Mary di guadagnarsi da vivere.

Il padre, ebanista, istruì lei e il fratello alla ricerca delle “dita di diavolo” (belemniti), delle “pietre di serpenti” (ammoniti) e delle “vertebacche” (vertebre di animali).

Quando Mary Anning aveva quindici mesi accadde un evento straordinario:

durante un’esibizione di cavalli scoppiò un temporale e alcune donne, tra cui una vicina di casa che la teneva in braccio, cercarono rifugio sotto un albero che venne colpito da un fulmine.

Fu l’unica a sopravvivere e in seguito l’episodio venne dipinto come l'origine della sua mente brillante:

bisognava ricorrere a ragioni fuori del comune per spiegare capacità straordinarie in una donna!

Ebbe un'educazione molto limitata, imparando a leggere e scrivere presso la locale scuola cristiana congregazionista.

Il padre morì quando aveva appena undici anni e la necessità di aiutare la famiglia la portò a seguire le orme del genitore nella ricerca dei fossili:

era però molto precisa, attenta ed estremamente curiosa.

Usciva durante la bassa marea, dopo temporali in cui il vento, la pioggia e le onde facilitavano lo sgretolamento delle rocce,

in un’attività pericolosa a causa del verificarsi di frane che uccisero il fedele cane Tray che l’accompagnava e in cui lei stessa rischiò di morire.

A dodici anni il fratello scovò un fossile sconosciuto, il cranio di un Ittiosauro, un rettile marino simile al delfino inizialmente identificato come coccodrillo,

e lei riuscì a rintracciare lo scheletro completo che estrasse e ripulì per rivenderlo a un collezionista

finché giunse nelle mani di un naturalista che lavorava presso il British Museum che gli attribuì la corretta identità.

Nel 1823 Mary Anning trova il primo Plesiosauro completo.

Mary Anning, disegno di uno dei fossili È un rettile acquatico estinto dal lunghissimo collo:

dato l’elevato numero di vertebre, mai osservato fino a quel momento, la scoperta generò i sospetti di George Cuvier, il maggior anatomista e naturalista del periodo, che supponeva si trattasse di un falso.

Il rinvenimento di un secondo esemplare integro fa però cadere i dubbi e l’abilità della fanciulla comincia a farsi strada.

Nel 1828 dissotterra uno Pterosauro, primo rettile volante individuato in Inghilterra, e l’anno successivo nuove specie fossili di pesci, tra cui la Squaloraja.

Mary è un’autodidatta, non avendo potuto approfondire gli studi, eppure riesce a ricomporre le ossa di animali sconosciuti con grande abilità e a raffigurare la loro sagoma con incredibile maestria.

I visitatori che acquistano i reperti le lasciano o le spediscono articoli scientifici che esamina con avidità e che talvolta critica;

impara l’anatomia sezionando pesci e seppie e ciò le permette di visualizzare, per similitudine, l'aspetto di animali non più esistenti.

Mary Anning il disegno di un fossilePer apprezzare l’intuizione della Anning bisogna tener presente che a quei tempi il concetto di estinzione si affacciava in un mondo in cui i teologi, prendendo alla lettera la Bibbia, lo negavano con decisione.

Uno degli acquirenti dei fossili di Mary era il geologo Charles Lyell, sincero ammiratore del suo lavoro nonché amico e protettore di Charles Darwin.

Durante il famoso viaggio a bordo del Beagle, Darwin consulterà il libro di Lyell “Principles of Geology” che subì l’influenza delle scoperte della ragazza.

Mary Anning e il Anning’s Fossil Depot

A ventisette anni, con i risparmi guadagnati dalla vendita dei reperti, Mary Anning acquista una casa e al piano terra apre un negozio, l’Anning’s Fossil Depot, che diviene luogo d’incontro di studiosi e celebrità:

il re Federico Augusto II di Sassonia, i responsabili dei musei di Storia Naturale di Londra e New York, i geologi e paleontologi Buckland, De la Beche, Conybeare, Agassiz, Muchinson (la cui moglie la metterà in contatto con clienti in Europa).

Uno dei visitatori, Lady Harriett Silvester, dichiarerà meravigliata nel 1824 che quella povera ragazza semianalfabeta era in grado d’intrattenere conversazioni con professori universitari ed esperti che riconoscevano il suo elevatissimo livello di conoscenza.

La curiosità costruttiva della Anning la portò a raggiungere importanti risultati basandosi sull’attenta osservazione.

Una riguardò gli escrementi fossili che a quel tempo non erano riconosciuti come tali ma venivano chiamati “bezoar”.

Mary Anning notò in essi dei pezzi di osso, scaglie e resti organici:

quando li rinvenne all’interno di uno scheletro concluse si trattasse delle feci delle creature preistoriche e ne parlò con Buckland, professore di geologia ad Oxford, che pubblicò un articolo in cui sostenne l’idea riconoscendo il ruolo della donna.

Sempre la sua apertura mentale nell'osservare e le esperienze con le dissezioni di molluschi la condussero a svelare la reale natura delle “dita del diavolo”, o belemniti:

dopo aver trovato una sacca d’inchiostro in una di esse concluse si trattasse di una razza estinta di seppie.

Purtroppo il fatto di essere donna e di appartenere alla classe operaia costituì un insormontabile ostacolo nella società vittoriana.

Mary Anning e le difficoltà di essere una donna

I suoi reperti venivano acquistati, rivenduti e spesso presentati come scoperte personali da scienziati autorevoli che non avevano mai provato a cercarli tra le scogliere di Lyme Regis e nemmeno avrebbero saputo farlo.

Era riconosciuta ufficiosamente dai colleghi che si recavano da lei per consigli, aiuti e pareri ma che si attribuivano ogni merito.

Solo Buckland e Cuvier la citarono nelle relazioni scientifiche mentre Agassiz le intitolò due specie di pesci fossili come ringraziamento per l’aiuto dato.

Non è nemmeno ammessa in visita alla Geological Society of London nonostante i membri usino le sue idee e opinioni per datare i fossili e descrivere le ere geologiche.

Nel 1835 perde tutti i risparmi in un investimento sbagliato e Buckland si attivò presso il governo e la British Society for the Advancement of Science per concederle una pensione che le consentisse un minimo di sicurezza economica.

Mary Anning e il riconoscimento tardivo

Nel 1847 muore per un tumore al seno e il presidente della Geological Society, De la Beche, le dedica un elogio funebre recitato nell'assemblea come se ne facesse parte, e incluso nella pubblicazione periodica, onore mai concesso prima a una donna.

Un riconoscimento postumo e “ipocrita” a una persona che contribuì a far progredire la Paleontologia in maniera enorme ma che morì amareggiata per la costante appropriazione di meriti che in vita non le vennero mai pubblicamente riconosciuti.

Nel 1865 Charles Dickens descrisse le difficoltà incontrate da Mary in un articolo redatto sul settimanale All the Year Round attestandone le grandi conquiste.

Mary Anning, ritrattoNel 2010 la Royal Society, in occasione del trecentocinquantesimo anniversario dalla fondazione,

incluse il suo nome nella lista delle dieci donne inglesi che più contribuirono alla storia della scienza.

Mi piace ricordarla con uno scioglilingua dedicatole nel 1908 “She sells sea shells on the sea shore...” e immaginarla sulle scogliere, i capelli al vento, le mani intirizzite e sporche di argilla respirare l’odore della salsedine mentre scruta attenta gli strati di roccia, intenta alla ricerca e allo scavo, in compagnia del cane e con il verso dei gabbiani in sottofondo.

Il pensiero sprofondato in epoche passate, come una viaggiatrice nel tempo, capace di ricostruire, da strani sassolini, un mondo fantastico animato da gigantesche creature che si animavano grazie a una profonda e brillante mente.

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( tradotto anche in spagnolo, Traducido por Graciela Pelfort, profesora de español y traductora) Articolo Paola Iotti Mary Anning: una viaggiatrice nei mari preistorici