I sette peccati capitali

<< Verba vana aut risui apta non loqui. >>

Non pronunziare parole vane che inducono al riso Jorge da Burgos da Il Nome della rosa , Umberto Eco.

Non potevo che iniziar così questo mio breve articolo sui sette vizi o peccati capitali. Questa frase introduce il lettore nel pensiero medievale che vede nelle insani abitudini dell'uomo la sua predisposizione al peccato.

Secondo la Chiesa del tempo "Cristo non ha mai riso" e lo stesso afferma il bibliotecario Jorge nel romanzo, convinzione che lo indurrà ad uccidere chiunque venga a contatto con un libro che egli ritiene pericoloso per la morale:

Il secondo libro della Poetica di Aristotele.

Eppure lo stesso Aristotele definì "Abiti del Male" i vizi che l'uomo andava perpetuando, tanto da divenir come il nome indica, una seconda pelle dell'individuo.

Umberto Eco contrappone le due linee di pensiero del medioevo e del rinascimento usando la lotta dell'intelletto tra i due protagonisti, Guglielmo, pensiero di un futuro prossimo e Jorge che al contrario persegue la linea della Chiesa del tempo, fondata su un rigido ordinamento sociale fondato sull'ignoranza.

La cecità che condanna fisicamente il bibliotecario credo sia già una condanna che l'autore esprime verso una dottrina buia e priva di conoscenza.

Anche la Malinconia era nel Medioevo ritenuta un peccato poiché indicava il non apprezzare il creato che Dio aveva a noi uomini donato, ne faceva parte anche la Vanità, unita poi alla Superbia. Tali mutamenti indicano come l'elenco subisse, a secondo del tempo e della morale in vigore, variazioni.

A Evagrio Pontico si deve la prima classificazione dei vizi che allora prendono il nome di "8 spiriti o pensieri malvagi".

Gola, Lussuria, Avarizia, Ira, Tristezza, Accidia, Vanagloria, Superbia.

La Vanagloria e la Tristezza verranno poi accorpate rispettivamente in Superbia ed Accidia, l'Invidia invece comparirà solo in seguito.

Si ha spesso il dubbio se chiamarli vizi o peccati capitali.

L'abitudine insana che essi rivelano rientra nel vizio, inclinazione dell'animo umano che indica un difetto, una mancanza, contrapposta alla virtù che condanna già al peccato per la morale cristiana.

Analizziamo ora i peccati o vizi :

(Prendo la definizione dal vocabolario così da non esprimere opinioni personali.)

Superbia: radicata convinzione della propria superiorità, reale o presunta, che si traduce in atteggiamento di altezzoso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri, e di disprezzo di norme, leggi, rispetto altrui;

Avarizia: più precisamente l'etimologia latina "avaritia", anziché l'avarizia nella sua accezione moderna; (cupidigia, avidità, costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più);

Lussuria: incontrollata sensualità, irrefrenabile desiderio del piacere sessuale fine a sé stesso, concupiscenza, carnalità, eccessivo attaccamento ai beni terreni ed eccessiva reticenza nel separarsi da essi);

Invidia: tristezza per il bene altrui percepito come male proprio;

Gola: meglio conosciuta come ingordigia, abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola, perdita totale del senso della misura e quindi della capacità di provare piacere reale per ciò che si sta gustando;

Ira: eccessivo senso di giustizia, che degenera in giustizia personale, nonché in desiderio di vendicare violentemente un torto subito;

Accidia: torpore malinconico, inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene, pigrizia, indolenza, infingardaggine, svogliatezza, abulia.

Tra tutti la Superbia era ritenuto il vizio più grave, peccatori eccellenti furono Lucifero, Adamo ed Eva, questa inclinazione era condannata poiché chi ne era posseduto tendeva a mettersi al di sopra di Dio stesso .

Anche Dante non mancherà di occuparsi di tali vizi, condannandoli nei gironi del suo inferno.

Personalmente non credo nel peccato, recentemente una trasmissione televisiva rapporta tali vizi agli animali rivelando come spesso tali atteggiamenti siano vitali per la sopravvivenza.

Troppo spesso dimentichiamo di essere uno degli anelli della catena che questa natura perfetta ha creato, se la nostra evoluzione sia stata poi così perfetta come riteniamo è tutto da vedere!

 

 

 

 

Monika M.