Il segreto degli alchimisti

Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte. Per questo viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé. (Tiziano Terzani)

 

Si tratta di una frase profonda e vera: molte volte però le persone non sono consapevoli di quello che hanno dentro e il viaggio è necessario per crescere, arricchirsi e portare alla luce ciò che si è dimenticato.

Il cammino, il più delle volte, riconduce al punto di partenza: la differenza è che, dopo il viaggio, si riesce a osservare l’inizio con occhi nuovi.

E’ quello che racconta Paulo Coehlo ne “L’Alchimista”, la sua opera più famosa.

Una favola incantevole, che può essere letta in ogni età regalando in continuazione emozioni e riflessioni semplici ma importanti, da rinnovare periodicamente.

Racconta la storia di un giovane pastore di nome Santiago che sogna un tesoro nascosto sotto le Piramidi: si reca da una zingara per farselo interpretare e questa rivela che le cose semplici sono le più straordinarie e soltanto i saggi riescono a vederle.

Decide di lasciare l’Andalusia e, carico di speranze, approda in Marocco dove un truffatore riesce a carpirne la fiducia derubandolo dei beni: non può proseguire il viaggio e nemmeno ritornare a casa.

Il più delle volte non si è responsabili degli eventi che accadono ma lo si è per il comportamento assunto in seguito. 7

Santiago sentì all’improvviso che avrebbe potuto guardare il mondo come la povera vittima di un ladro oppure come un avventuriero in cerca di un tesoro. «Sono un avventuriero in cerca di un tesoro», pensò deciso.

E così, invece di avvelenarsi l’animo e vedere un nemico in ogni persona, cammina per Tangeri con l'occhio attento e nota un negozio di cristalli situato su una collina: si propone come aiutante, esponendo una serie di idee che permettono al proprietario di aumentare il volume degli affari.

Il ragazzo, nel giro di poco tempo, riesce a guadagnare più di quanto gli è stato rubato, scoprendo doti e abilità commerciali che un pastore non avrebbe mai avuto occasione di mettere in pratica.ù

 Decide di partire per l’Egitto e, facendo tappa in un’oasi nel deserto, incontra Fatima, la donna della sua vita, che gli insegnerà che l’amore è fatto di fiducia e pazienza.

Prosegue il cammino a cavallo assieme a un Alchimista che gli insegnerà i segreti della sua arte.

Arrivato alle Piramidi di Giza si mette a scavare senza rinvenire alcun tesoro finché una persona gli rivela di aver fatto un analogo sogno, descrivendo la presenza di un tesoro ai piedi dell’albero dove, in Andalusia, il ragazzo portava il gregge a pascolare.

Ma l’uomo sostiene di non credere ai sogni e di non essere così sciocco da andare in capo al mondo per cercarlo.

Santiago invece ritorna al punto di partenza scoprendo ricchezze della cui esistenza non si era reso conto.

Quando abbiamo davanti agli occhi dei grandi tesori non ce ne accorgiamo mai perché gli uomini non credono ai tesori.

Il primo atto di Santiago è scoprire la Leggenda Personale, ossia la propria missione: ciascuno è chiamato da Qualcosa di più elevato a realizzare sé stesso nell'esistenza sulla terra.

Coehlo sottolinea come molti tendono a rinunciare ai desideri perché appaiono troppo complessi, mettendo a tacere la voce interiore che li incita a seguirli.

Il viaggio permette al ragazzo di acquisire la consapevolezza del fatto che non sempre la strada scelta sia quella che si percorrerà e che tale circostanza non debba essere letta come un fattore negativo bensì come un tassello da aggiungere al proprio bagaglio di esperienze.

Soprattutto i momenti più duri non devono far perdere la speranza perché l’ora più buia è sempre quella che precede il sorgere del sole.

Gli ostacoli della vita mostrano il modo per realizzare la Leggenda Personale e vengono rappresentati come segnali da cogliere e interpretare.

Questo perché, quando si desidera con volontà, avviene per il fatto che l’aspirazione è nata nell'Anima dell’Universo e costituisce lo scopo che la persona deve conseguire.

E quando tu desideri qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.

Basta ascoltare il proprio cuore che conosce ogni cosa perché originato dall'Anima del Mondo a cui un giorno farà ritorno.

Il linguaggio del cuore è un lessico dimenticato, costituito da cose semplici, quelle che si amano e si desiderano fare: non riguarda le ambizioni, che spesso fanno scordare la vita che scorre attorno a noi, ma la ricerca della serenità interiore.

L’Alchimista accompagnerà Santiago nel tratto del deserto prima di giungere alle Piramidi: le sue parole sono rivolte al cuore e non alla ragione.

Quando l’uomo cerca di essere migliore anche tutto ciò che lo circonda si trasforma e diventa migliore.

Scoprire la Pietra Filosofale e tramutare il metallo in oro è alla portata di tutti: basta seguire la propria Leggenda Personale, ascoltare i messaggi “sincronici” che arrivano senza farsi risucchiare dallo scoramento derivante dalle difficoltà e raggiungere l’Anima del Mondo, quella che Carl Jung ha chiamato Inconscio Collettivo.

È affascinante notare come l’uomo, nel corso della storia, abbia elaborato un concetto filosofico simile a quello descritto da Coehlo nell'Alchimista.

Dall'epoca antica a quella medioevale il mondo è stato concepito soprattutto come unità armonica: solo dal diciottesimo secolo il principio di causalità è diventato prevalente con l'approccio scientifico alle scienze naturali.

Eraclito, tra il VI e il V secolo a.C. parla di un continuo scorrere della realtà fisica regolata da un'armonia profonda che governa, in modo oscuro e misterioso, il movimento incessante.

Platone nel IV secolo a.C. postulava l’esistenza di un'intelligenza superiore le cui leggi collegavano i fenomeni naturali.

Plotino nel III secolo d.C. conia il termine di Anima del Mondo per riferirsi a una realtà naturale in cui tutto è connesso e di cui gli esseri viventi fanno parte, pur con specifiche diversità, ma legati tra loro dallo spirito unitario che tutto permea.

Nel Rinascimento Marsilio Ficino riprende Plotino sostenendo che ogni parte dell’universo è interdipendente e sviluppando un concetto psicologico di anima che precorre le idee di Jung sulla sincronicità e l’inconscio collettivo.

Ficino spiega che l’astrologia non va vista come la capacità degli astri di influire causalmente sugli eventi umani bensì come una forma di consonanza tra gli umani e la posizione dei pianeti, che va solo “letta”.

Un po’ come succedeva nell’antica Roma quando i sacerdoti interpretavano il volo degli uccelli desumendone un significato.

Lo stesso Jung parla dell’astrologia in questi termini nel suo saggio sulla “Sincronicità”.

Nel Seicento Spinoza esprime un concetto panteistico in quanto crede che Dio coincida con la materia e quindi che tutte le creature siano aspetti della sostanza divina, modificazioni passeggere di un’unica energia creatrice.

Leibniz, nello stesso periodo, concepisce un universo regolato da un’armonia prestabilita che solo in apparenza sembra causalità.

Ci sono idee simili anche in altri campi, ad esempio nell’architettura: Frank Lloyd Wright, nei primi del Novecento, sviluppa un linguaggio di architettura organica che rompe con quella in voga a fine Ottocento, prendendo spunto dalla tradizione delle grandi case in legno americane, delle culture native centro americane e da quella giapponese.

L’architettura organica vuole realizzare un rapporto armonico tra le parti e il tutto, tra l’uomo e la natura e i principi sono: semplicità, diversità, rispetto dell’ambiente, colori e materiali naturali, integrità spirituale.

Per Wright quest'ultima caratteristica significava che un edificio doveva possedere qualità analoghe a quelle umane, ossia sincerità, verità e grazia che ne avrebbero garantito la durevolezza al di là delle mode passeggere.

Recentemente un biologo, Rupert Sheldrake, ha elaborato una discussa teoria del “campo morfico” a seguito dell’osservazione del comportamento degli stormi di uccelli o dei banchi di pesci: ogni esemplare si muove all'unisono con gli altri senza alcuna comunicazione, come se il gruppo costituisse un “tutto organico” dotato di propria intelligenza.

Da questa valutazione se n’è tratta un’altra più impegnativa: se un certo numero di persone sviluppa alcune proprietà comportamentali o psicologiche, queste vengono automaticamente acquisite dagli altri membri della stessa specie.

Così, se una parte dell'umanità raggiunge un livello di consapevolezza spirituale, si estenderebbe per risonanza morfica ad altri gruppi, interessando quindi l'intero sistema.

Ogni trasformazione individuale comporterebbe una modificazione del sistema che coinvolge inevitabilmente chi si trova all'interno. Come avviene nel branco di pesci che si muove all'unisono verso la stessa direzione favorevole.

Dunque la trasformazione personale costituirebbe l'arma più potente per modificare l'umanità e l’intero pianeta. Una sorta di Pietra Filosofale...

…La cambio io la vita che, non ce la fa a cambiare me…”  è il ritornello di una canzone scritta da Vasco Rossi e Roberto Ferri per Patty Pravo, che forse sintetizza con poche parole questi concetti.