Quelli dell'Hardboiled School: Elogio a Dashiell Hammett, inventore del Noir

Nel corso delle mie letture giovanili, fortunatamente ben presto feci l'illuminante scoperta della scuola del giallo americana, della quale facevano parte Raymond Chandler, James M.Cain, Brett Halliday, Mickey Spillane, Ross MacDonald e molti altri.

E soprattutto di quello che tra gli scrittori nati principalmente nelle pagine delle pulp magazine, si erse a capostipite del movimento letterario, Dashiell Hammett.

 

Uomo dalla personalità a dir poco complessa, dopo aver lavorato per la Pinkerton Agency come investigatore, fu costretto a lasciare il lavoro a causa della tubercolosi e mettersi a scrivere. Forte bevitore, con un rapporto disordinato con le donne e il denaro, in 12 anni diventò il più apprezzato scrittore di gialli degli Stati Uniti, ottenendo un successo talmente imponente (stiamo parlando degli anni 30 e 40 del secolo scorso) da venire paragonato per lo stile addirittura ad Ernest Hemingway.

Da quel momento in poi il genere imboccò una strada tutta americana, allontanandosi decisamente dagli orientamenti del mistery classico alla Agatha Christie o alla Van Dine (che imperversava in America all'epoca), per aggiungere più azione e realismo nelle storie.

Lo scrittore è stato autore di almeno tre capolavori: La chiave di vetro, Il Falcone Maltese e L’uomo ombra (ma tutto quel che ha scritto è per molti ormai oggetto di culto) ai quali tanti scrittori di gialli venuti dopo di lui si sono ispirati.

Il tipo di scrittura obiettivo di Hammett,

tutto azione e dialoghi, dalle storie popolate di personaggi sinistri definiti con pochi e incisivi tratti, creava una scrittura cinematografica, visione molto dinamica e moderna del narrare, per l'epoca.

Egli creò in pratica quella che si chiamò Hardboiled, la Scuola dei duri,

che con un sinonimo più attuale si potrebbe chiamare Pulp fiction e addirittura, aggiornandola ai tempi nostri, Noir. Oserei dire perciò, senza paura di sbagliare, che tutto il genere poliziesco e noir attuale deriva da quella scuola.

Dashiell Hammett è colui che crea il prototipo del private eye, poi portato sullo schermo da un Humprey Bogart non ancora all‘apice del successo, che ne fece una delle icone indelebili del cinema hollywodiano.

La figura romanzesca dell’investigatore privato, letterariamente di grande successo in America negli anni successivi, fu via via rinverdita al cinema da attori come Robert Mitchum, Robert Montgomery, James Garner, Paul Newman, Frank Sinatra, Ralph Meeker e Elliott Gould.

E’ tuttavia poco comune per il giallo italiano, al contrario di quella abusata del commissario di polizia. Ne dà una personale interpretazione tutta nostrana Attilio Veraldi con “La Mazzetta” nel 1976, mentre Massimo Carlotto e Sandrone Dazieri negli ultimi anni creano detective altrettanto anomali, e curiosamente dotati entrambi di soprannomi “animaleschi” quali l’Alligatore e il Gorilla.

Quella del detective privato americano è comunque una delle figure d’archetipo dell’eroe più azzeccate. Deriva direttamente da Lancillotto, per intenderci, o dal Cavaliere solitario del western.

Che Hammett stesso per i suoi principali personaggi si ispirasse a figure classiche è fuor di dubbio. Nel Falcone Maltese, oltre a battezzare Spade il protagonista, chiama Archer il socio, mandando il protagonista alla ricerca di una reliquia dei Templari.

E quando, al termine del film di John Houston tratto dal libro, il poliziotto ufficiale prendendo in mano la statuetta dice a Spade: - E’ pesante. Che cos’è?

Bogart laconicamente risponde: - Roba di cui son fatti i sogni!