Trucchi per un libro.

Scrivere un articolo di consigli sul come si scrivono i libri in un sito per scrittori: presuntuoso? Tardivo? Incoraggiante ( per chi non è scrittore)? Offensivo?

Niente di tutto questo, spero. Solo il tentativo di raccogliere qualcosa che “passeggia” per la rete al riguardo e condividerlo. È, in effetti, una breve raccolta di considerazioni alla quale ho aggiunto qualcosa appreso nelle interviste ad alcuni autori.

Allora non rimane che chiederci: quali sono i metodi o, se ce ne sono, i trucchi per scrivere un libro?

Partiamo dal materiale che vogliamo utilizzare. Le ricerche andrebbero fatte senza internet, nel mondo reale. Perché? Probabilmente perché in questo modo ci mettiamo molto più del nostro. Sensazioni, odori, impressioni o rumori sono in effetti tutta roba difficile da provare davanti a un video.

Organizzare è un'altra cosa importante: creare degli schemi di memoria o di classificazione. Questo può essere fatto davanti a un video, immagino…

Jeffery Deaver ha spiegato, a una presentazione cui ho assistito, che per otto mesi si dedica ad un intenso e approfondito lavoro di ricerca e preparazione senza scrivere una parola. Tutto questo perché per lui è necessario quando si vogliono realizzare trame e sotto trame coerenti e funzionali. Durante quell’intervista ha poi tranquillamente ammesso che usa uno schema nell’eseguire le ricerche e realizzare il libro. I risultati parlano da soli.

Scrivere tutti i giorni”, altro consiglio più volte trovato nel web. Questo perché l’allenamento rende le cose più semplici, i problemi di tutti i giorni rendono il consiglio non facilissimo da seguire.

Scrivere spesso, quindi, è importante, anche quando la giornata è “storta”. Certo non sappiamo se stiamo scrivendo delle schifezze o qualcosa di buono, ma almeno le abbiamo scritte e a buttare il tutto siamo sempre in tempo.

Anche il cosa si legge quando si scrive ha la sua rilevanza. Ci influenza, facendoci magari cambiare stile o argomento. Su questo, quindi, l’opinione si divide fra i sostenitori del full immersion e quelli della contaminazione: a ciascuno la propria ardua sentenza.

Le correzioni sono la parte più noiosa. Per esperienza personale direi che se le faccio quando sono stanco o senza uno stacco, non vedo neppure gli errori più evidenti. Quindi è meglio farle con calma, magari il giorno dopo, e a mente fredda. A volte anche questo si scontra con l’assenza di tempo…

La parte più difficile da accettare è il taglio del superfluo. Amputare interi capitoli o scoprire che ricerche chilometriche non servono può essere tanto spiacevole quanto necessario.

Vargas Llosa parla di uno strip-tease che compie l’autore nello scrivere un romanzo al termine del quale rivela molto della propria personalità e a volte, credo, lo renda più libero.